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26 agosto 2010

Le rivelazioni di Mousavi, una minaccia per il governo?

Omid Memarian intervista Abolhassan Banisadr,
primo presidente iraniano dopo la Rivoluzione

SAN FRANCISCO, California, 26 agosto 2010 (IPS) - In risposta alle critiche del governo iraniano, il leader dell'opposizione Mir Hossein Mousavi ha detto più volte negli ultimi mesi che avrebbe rivelato "segreti mai divulgati"risalenti al periodo del suo mandato

Mousavi è stato primo ministro dell’Iran dal 1981 al 1989, fino a quando modifiche costituzionali abolirono la carica. È stato un candidato dell'opposizione nelle contestate elezioni presidenziali iraniane dello scorso anno.

Secondo Abolhassan Banisadr, il primo presidente iraniano dopo la Rivoluzione Islamica che oggi risiede in Francia, la vita di Mousavi è in pericolo: "Molte delle persone che in passato hanno avuto accesso ai segreti del regime o hanno tentato di rivelarli, sono state uccise”. Il mese scorso, Banisadr ha pubblicato sul suo sito web, Enghelabe-Eslami, la lettera di dimissioni di Mousavi del 1988, indirizzata all'allora Presidente Seyed Ali Khamenei, oggi Leader Supremo dell'Iran. Il documento non ha suscitato nessuna reazione né di Mousavi né delle autorità governative iraniane.

Nella lettera, Mousavi parla di attività terroristiche svolte all'estero, di cui a suo dire il governo non era a conoscenza. La ragione delle dimissioni, spiega, sarebbe stata l'impossibilità di esercitare le proprie funzioni:

"Le operazioni all'estero… si svolgono senza che il governo ne sia informato. Lei conosce meglio [di me] le conseguenze catastrofiche e inauspicabili per il paese. Veniamo informati solo dopo che un aereo è stato dirottato, o che una mitragliatrice ha aperto il fuoco sul Libano. Io vengo informato solo dopo che ordigni sono stati lanciati contro i nostri pellegrini a Jeddah. Purtroppo… queste operazioni possono avvenire in qualunque luogo e momento a nome del governo", scriveva Mousavi.

Molti intellettuali e politici iraniani hanno chiesto a Mousavi di esprimere la sua opinione e spiegare il suo ruolo nelle esecuzioni di massa di migliaia di prigionieri politici avvenute nel 1988.

Di recente, in occasione del Reporters' Day in Iran, ha dichiarato:"Dobbiamo guardare ai fatti del 1988 da un punto di vista storico e poi chiedersi: il governo ne era a conoscenza? Ha avuto un ruolo negli eventi? Poteva interferire in qualche modo? C'è qualche riferimento al governo nei documenti e nelle sentenze?”.

Banisadr, primo presidente iraniano eletto nel 1980, è fuggito a Parigi dopo essere stato messo sotto accusa dal Parlamento iraniano nel 1981. In un'intervista ha parlato dell'autenticità della lettera, dei pericoli che corre Mousavi dopo aver minacciato di svelare i segreti del suo mandato e dell’importanza delle rivelazioni sulle esecuzioni di massa del 1988. Alcuni estratti dell’intervista:

D: Come ha avuto accesso alla lettera?

R: La lettera era stata pubblicata nel 1988. La sua autenticità è stata confermata da alcune ricerche, e lo stesso Mousavi non l’ha mai smentita in tutti questi anni.

D: Qual era l'obiettivo di chi le ha consegnato il documento?

R: All'epoca ipotizzammo che la lettera provenisse dall'ufficio di [Ruhollah] Khomeini. Potrebbe averla diffusa lo stesso Mousavi. Oppure Khamenei, per mettere Mousavi in cattiva luce davanti a Khomeini per aver rivelato i segreti del regime.

D: Diversi funzionari di governo hanno detto di non voler rivelare alcuni segreti. Pensa che rivelarli avrebbe un impatto sulla politica interna dell’Iran?

R: Diverse persone sono state assassinate per impedire la divulgazione di alcuni segreti. Ad esempio, gli omicidi nella cospirazione della “sorpresa d’ottobre”, o la storia degli accordi segreti sulla liberazione degli ostaggi americani. In Iran, Mehdi Hashemi, Omid Najafabadi e i loro colleghi sono stati uccisi a causa delle notizie pubblicate sull’Irangate [o affare Iran-Contras].

D: Perché le autorità iraniane sono preoccupate per le possibili rivelazioni di Mousavi?

R: Minerebbe la loro legittimità la loro legittimità a livello nazionale e regionale tra i paesi islamici.

D: Ci sono crescenti pressioni intorno alle dichiarazioni di Mousavi sulle esecuzioni politiche del 1988, uno dei periodi più bui dell’Iran. Che effetti avrebbero su di lui?

R: È sicuramente pericoloso. L'importanza di Mousavi per questo regime non è maggiore di quella di Ahmad Khomeini [figlio dell’Ayatollah Khomeini]. Ahmad Khomeini aveva molte informazioni, suo figlio lo ha definito il depositario dei segreti del regime. Quando ha iniziato a fare rumore è stato eliminato. Io credo che invece di minacciare di parlare, dovrebbe semplicemente rivelare ciò che sa, come ho fatto io. Questo potrebbe salvargli la vita, perché se volessero fargli del male il popolo iraniano e il mondo intero saprebbero perché.

D: Perché l'autenticità della lettera di Mousavi non è stata negata dalle autorità iraniane?

R: Perché è autentica. Se ammettessero il loro coinvolgimento negli eventi, dimostrerebbero al mondo di essere davvero un governo terrorista. Se lo negassero, il mondo non gli crederebbe, perché quei fatti sono realmente accaduti. L'unica dichiarazione fatta in passato era che alcuni agenti sleali avevano fatto cose di cui il regime non era a conoscenza. Oggi, un ex primo ministro sta dicendo che il regime sapeva e che gli agenti eseguivano gli ordini.

D: Perché a Mousavi non è successo nulla, mentre il nipote è stato ucciso prima delle elezioni lo scorso anno?

R: La ragione principale è che Mousavi e [Mehdi] Karroubi erano candidati alla presidenza, al momento della grande frode elettorale, e il movimento di protesta si è formato per opporsi ai risultati del voto. Questo movimento non è solo iraniano, ha coinvolto l'opinione pubblica mondiale.

D: Ma ci sono stati tantissimi morti, e si è detto che i responsabili erano organizzazioni come il M.E.K. o i rivoltosi.

R: Queste persone non avevano lo stesso peso dei due candidati presidenziali, che si è mantenuto anche dopo le elezioni. Gli arresti non avrebbero comportato una scarsa credibilità, piuttosto il contrario.

È stato recentemente pubblicato uno scritto di Khamenei, secondo cui i due candidati potrebbero essere arrestati in qualunque momento; ma lui vuole convincere la popolazione che Mousavi and Karroubi non sono ciò che sembrano.

D: Cosa accadrebbe se in Iran si parlasse di un tema come quello delle esecuzioni di massa del 1988? Considerando che oggi l'Ayatollah Khomeini non c’è più...

R: Avrebbe un forte impatto. Khomeini aveva scritto una nota in cui diceva di giustiziare i prigionieri rispondendo semplicemente con un "sì" o con un "no". Si sa che tre persone erano state incaricate di svolgere questo compito. E c'era chi incoraggiava Khomeini a farlo, anche se lui non aveva bisogno di incoraggiamenti. Chi era stato? Khamenei era il presidente e Hashemi Rafsanjani il portavoce del Parlamento [Majlis].

Quindi, è chiaro che queste due figure non si opposero minimamente all’esecuzione. Avevano incoraggiato e convinto loro Khomeini a commettere quel crimine? È fondamentale chiarire questo punto. Perché? Da oggi uno di loro è il Leader supremo, e l'altro è il capo dell’Assemblea degli esperti e capo del “Consiglio per il discernimento”. Mousavi era primo ministro. Era a conoscenza dei fatti oppure no? Era d' accordo o no?

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