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1 Gennaio 2010

Iran, Moussavi sfida il regime: 
«Non temo di morire per il mio popolo»
di Vittorio da Rold

Il 2010 si annuncia decisivo per la libertà in Iran. L'anno è iniziato con un messaggio con cui il capo dell'opposizione Mir Hossein Moussavi si è detto «pronto a diventare un martire come coloro che si sono sacrificati dopo le elezioni. Il mio sangue non è più rosso del loro». Di Moussavi si era detto - dopo la morte del nipote Ali, ucciso domenica scorsa durante una manifestazione nel corso della festa dell'Ashura - che fosse stato arrestato o trasferito in un'altra località nel nord paese. Invece, l'ex candidato presidenziale, che con Mehdi Karroubi capeggia dal 12 giugno l'opposizione dell'Onda verde contro il regime, ha preso carta e penna e sul sito Kaleme.org ha chiesto la fine delle repressioni e il rilascio di tutti i prigionieri politici: «Dico chiaramente ed esplicitamente ha scritto che l'ordine di giustiziare, uccidere o incarcerare Karroubi, Moussavi e altri come noi non risolverà i problemi» e la «grave crisi» del Paese. Il capo dell'Onda verde si è difeso dall'accusa di essere sul libro paga delle potenze occidentali: «Siamo fedeli alla Costituzione. Non siamo nè americani nè britannici. Non abbiamo inviato nessuna lettera di congratulazioni ai capi delle grandi potenze», ha sottolineato Moussavi riferendosi alla missiva inviata dal presidente Mahmoud Ahmadinejad a Barack Obama quando questi fu eletto alla Casa Bianca. Il Movimento verde, ha concluso Moussavi, «ha un'identità islamica e nazionale e si oppone alla dominazione straniera». Il leader dell'opposizione poi proposto un piano in cinque punti per risolvere la «grave crisi» che attanaglia il Paese.

Ecco i cinque punti:

1) Il governo di Mahmud Ahmadinejad «si assuma la responsabilità della crisi davanti al popolo, il parlamento e il sistema giudiziario».

2) L'approvazione di una nuova legge elettorale trasparente E credibile.

3) La liberazione dei prigionieri politici e la loro Riabilitazione.

4) Il rispetto della libertà di stampa e di espressione.


5) Il riconoscimento del diritto del popolo a riunirsi e manifestare, secondo quanto previsto dall'art.27 della Costituzione. Allo scopo di ottenere quest'ultimo punto, Mussavi fa riferimento alla «cooperazione con tutti i paesi interessati» e «alla mobilitazione di organizzazioni nazionali alternative». Ora tutto è nella mani della guida supream Khamenei. In caso contarrio il rischio è la guerra civile.

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