Shadi Sadr: Con Shiva Nazar Ahari, per i Diritti Umani di Tutti gli Esseri Umani

Tratto da La Nonviolenza e' in Cammino
Ringraziamo Maria G. Di Rienzo per averci messo a disposizione nella sua traduzione il testo del discorso inviato da Shadi Sadr, vincitrice dell' “International Women of Courage Award”, alla cerimonia di consegna a cui non e' stata presente

 
Sono onorata di essere stata scelta come una delle dieci vincitrici del premio “International Women of Courage” e la considero un'altra opportunita', per me e per le altre attiviste per i diritti umani, di portare l'attenzione della comunita' internazionale sugli sforzi compiuti dalle donne iraniane a tutti i livelli. Questo premio mi permette anche di far conoscere pubblicamente il sistematico abuso dei diritti umani in Iran, in special modo la repressione degli attivisti della societa' civile dopo le elezioni presidenziali del 2009.
Proprio per tale ragione, vorrei dedicare il mio premio a Shiva Nazar Ahari, una giovane attivista che e' attualmente detenuta in Iran per il suo lavoro a favore dei diritti delle donne e dei diritti umani. Lo dedico a lei perche' credo che il suo coraggio sia stato eccezionale, e meriti un riconoscimento globale. Shiva, che e' stata un'attivista sin dalla prima giovinezza, ha fondato il “Comitato dei giornalisti per i diritti umani”, un gruppo studentesco universitario che realizza resoconti obiettivi ed importanti sugli abusi dei diritti umani in Iran. Shiva e' stata anche molto attiva nel movimento per i diritti delle donne, e non hai mai cessato per un solo attimo i suoi sforzi a favore dei diritti umani e della democrazia.
Purtroppo, poco dopo le elezioni, Shiva e' stata arrestata e detenuta per mesi in isolamento, nonche' soggetta ad interrogatori estremi. Dopo aver passato cento giorni in prigione e' stata rilasciata dietro una cauzione pari a 200.000 dollari, ma solo per tre brevi mesi. Shiva, che aveva ricominciato le sue attivita' immediatamente dopo il rilascio, e' stata arrestata di nuovo nel dicembre 2009, assieme ad altri membri del “Comitato dei giornalisti per i diritti umani”. Dal giorno del suo nuovo arresto, le autorita' l'hanno messa sotto pesante pressione affinche' confessi il crimine di “aver agito come nemica di dio”, il che prevede la pena di morte per la legge dello stato.
L'hanno tenuta per un lungo periodo in una sorta di gabbia, una cella cosi' piccola che Shiva poteva a stento muovere gli arti. Nonostante la tortura, Shiva non ha mai accettato, neppure oggi, che le sue pacifiche attivita' in promozione dei diritti delle donne e della democrazia vengano descritte come atti di terrorismo, e di conseguenza ha subito ancora piu' abusi.
Shiva, una delle donne piu' coraggiose del mondo, che ha lavorato indefessamente lei stessa per i diritti umani dei prigionieri politici, e' ora chiusa in una minuscola cella, privata persino del possesso di carta e penna e del permesso di incontrare un avvocato, e viene tenuta bendata.
Per essere onesta, poiche' il regime iraniano dichiara che tutti gli attivisti per i diritti umani e gli attivisti della societa' civile sono spie e marionette dell'Occidente, in particolare degli Usa, inizialmente ero preoccupata che la mia dedica del premio a Shiva potesse aumentare la rudezza dei suoi interrogatori, e che le autorita' giudiziarie e di polizia le rendessero la vita peggiore.
Tuttavia, sono poi arrivata alla conclusione che il governo iraniano accusera' comunque tutti gli attivisti di essere spie, nello stesso modo in cui ha accusato me di essermi venduta all'America per aver ricevuto questo riconoscimento (chiamandomi “serva degli Usa”), percio' fa davvero poca differenza.
Giacche' Shiva non e' con noi, e non puo' partecipare alla cerimonia di premiazione, anch'io mi astengo dal parteciparvi, nella speranza che la mia assenza porti l'attenzione della comunita' internazionale sulla sua durissima situazione. Mi permetto di chiedervi di agire nei modi che vi sono disponibili per chiedere la liberazione di Shiva, e degli altri attivisti e giornalisti che si trovano nelle prigioni iraniane.
Grazie,
Shadi Sadr

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