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29 agosto 2010

Israele: 40 Attori Dicono No ai Coloni

Ma governo e stampa si scatenano contro gli artisti che rifiutano di esibirsi nell’insediamento ebraico di Ariel, nella Cisgiordania palestinese.

Gerusalemme, 29 agosto 2010 (nella foto dal sito rinatveilan.co.il, l’attrice israeliana Einat Weizman), Nena News – La ricomparsa  dei quotidiani israeliani oggi in edicola, dopo la pausa dello shabat ebraico, ha prodotto una valanga di accuse contro gli attori, attrici, autori e registi (una quarantina), che rifiutano di esibirsi nel «Palazzo della Cultura» di Ariel, la seconda per grandezza delle colonie ebraiche costruite da Israele nella Cisgiordania palestinese sotto occupazione militare. Tutti, ad eccezione del liberal Haaretz, lanciano accuse durissime contro gli artisti, da quella più soft di «insensibilità» a quella pesantissima di «tradimento». Secondo la maggioranza degli editorialisti «gli ebrei non possono boicottare altri ebrei» anche se sono coloni che occupano le terre palestinesi, proprio come afferma la campagna avviata nei mesi scorsi dalla destra contro gli ebrei che sostengono il boicottaggio locale e internazionale degli insediamenti colonici e dello Stato di Israele, sino a quando non avrà fine l’occupazione militare dei territori palestinesi.

Alla condanna degli artisti refusenik giunta dalla maggior parte dei mezzi d’informazione, si è unita quella del premier Netanyahu che ha usato parole di fuoco contro chi all’interno del paese vorrebbe boicottare non solo le colonie ma, a suo avviso, l’intero Stato di Israele. La ministra per l’istruzione Limor Livnat ha rivolto un appello alle compagnie teatrali affinchè non si lascino coinvolgere nella protesta. «I firmatari della lettera di boicottaggio (del Palazzo della Cultura di Ariel,ndr) hanno deciso di lacerare la società israeliana …Si tratta di una iniziativa molto pericolosa che discrimina fra pubblici diversi sulla base delle convinzioni politiche dei firmatari», ha scritto Livnat sorvolando sul «particolare» che Ariel è stata costruita nella terra appartenente ad un altro popolo, in violazione delle leggi e convenzioni internazionali. La ministra ha quindi recuperato l’abusato slogan che «la cultura deve rappresentare un ponte» e non creare divisioni. Diversi deputati di destra invocano il licenziamento degli attori non allineati al pensiero dominante.

Il Palazzo della Cultura di Ariel è costato dieci milioni di dollari e ha già ottenuto la collaborazione delle più importanti compagnie teatrali di Israele. I coloni potranno assistere nella stagione 2010-2011 a rappresentazioni di opere di autori celebri, da Bertold Brecht a Moliere. La rivolta è partita da Shmuel Hasfari, un attore ed autore schierato contro l’occupazione, e ieri si è materializzata in una lettera aperta firmata da quarantina di attori, registi ed autori di teatro che escludono di poter mettere la loro arte al servizio di israeliani che occupano terre palestinesi. Fra i firmatari della lettera aperta vi sono alcuni nomi importanti del teatro israeliano: come quello dell’attrice Einat Weizman, dei registi Rina Yerushalmi e Moti Lerner e degli autori Yehoshua Sobol e Savion Lebrecht.(red) Nena News

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