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13 dicembre 2010

I Love You Silwan: Bambini Nel Mirino
di Barbara Antonelli

Sono i bambini del quartiere arabo, il nuovo target a Gerusalemme est. La polizia israeliana intensifica gli arresti di minorenni palestinesi e viola la legge in vigore. Lo denuncia oggi B’Tselem

Gerusalemme 13 dicembre 2010 Nena News – Sono 22 i bambini palestinesi minori di 18 anni, ad essere stati arrestati dalle forze di polizia israeliana a Silwan, quartiere arabo di Gerusalemme Est, dal giorno dell’uccisione di Samer Sarhan, residente palestinese di 32 anni, freddato lo scorso 22 settembre da una guardia di sicurezza privata, una delle tante a difesa degli oltre 350 coloni che occupano questa area della città, annessa unilateralmente a Israele. Arresti e interrogatori che avvengono, in totale violazione della Quarta Convenzione di Ginevra ma anche della legge israeliana, che garantisce una tutela extra ai minorenni e uno status giuridico particolare.

Un numero che è aumentato nei mesi recenti e che è in aumento costante . Questo quanto riporta il nuovo rapporto dell’organizzazione  B’Tselem presentato alla stampa questa mattina. Lo scorso anno, nel periodo compreso tra novembre 2009 e ottobre 2010, almeno 81 minorenni sono stati arrestati e detenuti per essere sottoposti ad un interrogatorio, la maggior parte di loro sospettati di aver lanciato pietre durante le tensioni e gli scontri tra i residenti e le forze di sicurezza israeliane. Tensioni e scontri, che nascono dalla presenza degli insediamenti ebraici. Silwan si trova poco fuori dalle mura della città vecchia, a sud della moschea di Al-Aqsa e del Muro del Pianto, vi abitano 16.500 palestinesi, numero che arriva a 32.000 con il vicino Ras-Al Amud. A partire dagli anni ‘90, le organizzazioni di coloni israeliani hanno utilizzato una lunga serie di pretesti legali per iniziare una profonda e veloce colonizzazione dell’area che oggi conta secondo i dati di Pecae Now 18 insediamenti con circa 350 coloni. A questo si è aggiunta la campagna di scavi promossa dall’organizzazione Elad che ha preso il controllo di abitazioni e aree palestinesi e il piano “Gan Hamelch” o “Giardino del Re” del sindaco Nir Barkat che prevede la demolizione di numerose abitazioni palestinesi di Al Bustan (quartiere di Silwan) e la trasformazione dell’area in un parco turistico.

Una tra le cause principali delle tensioni sono le guardie di sicurezza privata, finanziate dal Ministero per gli alloggi e le costruzioni, che agiscono, fa notare B’Tselem,  come un vero e proprio corpo di polizia, controllando l’area e limitando la libertà di movimento dei residenti palestinesi.

Gli interrogatori dei minori avvengono in piena notte, cosa che è espressamente vietata dal diritto minorile: i ragazzini trascinati dai loro letti al centro detentivo del Compound Russo, per essere identificati e interrogati, spesso senza la presenza di un familiare. In alcuni casi ricorrendo alla violenza contro di loro, sia nel corso dell’arresto che dell’interrogatorio. In 4 casi si è trattato di bambini sotto i 12 anni: una ulteriore violazione, visto che la legge israeliana stabilisce che al di sotto di tale età non si possa essere soggetti a procedimenti penali, quindi nemmeno a detenzione, e debbano essere i servizi sociali a seguire i casi.

“Dopo l’uccisione di Samer Sarhan, la polizia israeliana ha intensificato la campagna di arresti sui minori, aumentando il numero delle multe ai familiari e allungando i tempi degli arresti domiciliari per chi viene accusato di aver lanciato pietre” spiega Muna Hasan, coordinatore delle pubbliche relazioni del centro di informazione Wadi Hilweh.

Secondo i dati diffusi dal dipartimento della polizia israeliana, nel 2010 sono state 1200 le indagini aperte contro bambini di Gerusalemme Est, accusati di aver lanciato pietre. Molti di loro sono stati arrestati più volte durante l’anno: tenuti agli arresti domiciliari per un periodo che varia da alcuni giorni ad alcuni mesi, viene imposta alla famiglia una cauzione di 5000 shekel (circa 1300 dollari) che i genitori pagano se durante il processo, il ragazzo viene giudicato colpevole. Un deterrente non nuovo, quello di imporre multe salatissime, che risale già ai tempi della prima Intifada.

Il metodo utilizzato dalla polizia israeliana per identificare il maggior numero possibile di “lanciatori di pietre” e “limitare il rischio di disordini” a Silwan è quello della delazione: una volta arrestati i ragazzini devono fornire i nomi di altri bambini, che daranno altri nomi e così via, all’infinito. I nominativi vengono estorti, evidenzia B’Tselem in situazioni stressanti, in piena notte, senza la presenza di un adulto, sotto minaccia di prolungare l’arresto: quindi sulla base non di indagini, ma di informazioni generiche, senza alcun accertamento sull’identità dei presunti colpevoli. Tanto è vero che nel rapporto è lunga la lista degli sbagli di persona.

Il documento segue di poche settimane la denuncia già lanciata da 60 professionisti israeliani, avvocati, medici, psicologici, sociologi e anche autori di libri per l’infanzia, che con una lettera inviata a Shimon Peres, al Primo Ministro Netanyahu e al Ministro di Giustizia Ne’eman, avevano messo in luce il trattamento vioento riservato ai bambini palestinesi di Gerusalemme Est.

Agli arresti dei minorenni, seguono in qualche caso anche i provvedimenti sulle famiglie, evidenzia B’Tselem: come nel caso di Nabil, 12 anni e mezzo, fermato il 17 ottobre 2010 e rilasciato lo stesso giorno agli arresti domiciliari; 4 giorni dopo sua madre è stata convocata dal Ministero del Welfare per determinare la sua “negligenza” verso il figlio. Un procedimento sorprendente se si considerano  non solo le violazioni sistematiche della polizia israeliana al rispetto del diritto minorile, ma anche le politiche discriminatorie del municipio di Gerusalemme adottate nei quartieri arabi della città, in termini di accesso ai servizi di base.

Va inoltre sottolineato che in 14 casi avvenuti dal mese di ottobre ad oggi, in cui i ragazzini hanno dichiarato di aver subito violenza e maltrattamenti, sono state le stesse famiglie a rifiutare di presentare denuncia, nonostante il sostegno offerto da B’Tselem, data la totale sfiducia nelle istituzioni israeliane. Nena News

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