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20-06-2010

La destra ha cacciato Israele nel vicolo cieco dell'isolamento internazionale.
Come uscirne?
di Andrea Lijoi

Per la sinistra israeliana l'attuale premier Netanyahu rappresenta più lo "stato della Giudea", come viene definito lo schieramento di coloni e gruppi oltranzisti, che l'intera popolazione.
Questa posizione del governo israeliano taglia di netto i ponti con la consapevolezza crescente della popolazione che non è vita quella di dover essere in eterno in stato di allerta e di guerra e nello stesso tempo fa aumentare la distanza con i Paesi amici dell'occidente.
L'episodio dell'abbordaggio in acque internazionali della nave Mari Marmara, diretta verso Gaza allo scopo di portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese ma fermata tragicamente dai militari israeliani con l'uccisione di nove persone, dopo neanche un anno dalla drammatica operazione "piombo fuso" in cui sono caduti 1300 palestinesi quasi tutti civili di cui 600 bambini, ha dato al mondo l'ulteriore conferma del dominio in quel Paese dei fautori della logica della forza ad ogni costo e contro ogni spinta verso la pacificazione nell'area.
La "dittatura militare" cui è improntata la politica dell'attuale governo israeliano è rimasta chiusa finora verso tutte le preoccupate reazioni e raccomandazioni dei governi alleati sullo sproporzionato e inaccettabile ricorso al grilletto facile e alla forza con cui nei fatti si intende proseguire l'occupazione della Palestina iniziata nella seconda metà del secolo scorso negando ogni apertura in direzione della realizzazione di uno stato palestinese.
Oslo, Camp David, Arafat-Rabin-Perez, alla luce della realtà attuale sembrano ricordi lontani, nostalgici per chi ha sempre sperato in un esito concreto dei tentativi di accordi di pace ricercati nel tempo ma da rimuovere drasticamente per la destra ed estrema destra al governo d'Israele.
E' vero anche che per poter giungere ad una soluzione pacifica si pone oggi un fronte sempre più folto di stati, opinione pubblica e intellettuali che alla fine contribuiranno al prevalere della ragione.
Come è altrettanto vero, purtroppo, che la politica e l'azione del governo Netanyahu fomentano l'azione fondamentalista antisraeliana di alcuni stati arabi e del terrorismo islamico che si nutre delle logiche della forza e provoca ingenti lutti nei paesi solidali con Israele e nelle aree dove questi paesi sono impegnati in missioni di pace. Papa Ratzinger in visita a Cipro, con riferimento in particolare all'isolamento forzato di Gaza, ha affermato che Israele rischia di destabilizzare l'intera area.
Obama stesso è visto nei capisaldi oltranzisti che appoggiano Netanyahu come "traditore", non riuscendo ad avere la lucidità per comprendere che un Presidente democratico che non può certo avallare una politica di estrema destra di autoconservazione manu militari contro "una potenza bellica" palestinese che di fatto non c'è. Cresce perciò anche in America l'isolamento di Israele che arriva fin dentro la Casa Bianca, dove la decana dei giornalisti accreditati, Helen Thomas, di ottantanove anni, ha addirittura sostenuto con toni antisemiti che "gli israeliani devono levarsi dai piedi e tornare a casa in Germania e in Polonia" e per questo si è dovuta dimettere a seguito delle dure critiche ricevute anche da parte del portavoce di Obama.
La morsa del governo di destra sta oggi soffocando i territori palestinesi e in particolare la Striscia di Gaza con un durissimo embargo esteso ai generi alimentari che fa vivere di stenti quella popolazione, già chiusa in un recinto da un muro invalicabile e senza possibilità di riparare le case distrutte nell'attacco "piombo fuso" per mancanza del cemento, e spinge potenze rivali come l'Iran a progettare l'invio di aiuti ai palestinesi anche forzando il blocco israeliano davanti a Gaza con navi scortate da "tutta la potenza dei Pasdaran".
Mentre l'Italia, tra equivoci e ritrattazioni diplomatiche, aggiorna la sua politica verso il Medio Oriente e sulla questione palestinese con una netta involuzione rispetto all'impegno del passato verso la pace tra i due popoli, anche votando con USA e Olanda contro la risoluzione ONU sul caso Mari Marmara, in Israele, in cui solo in questi giorni si è registrato un assenso governativodi massima per una verifica internazionale sul medesimo caso, si è continuato a sparare a morte da parte della polizia su un automobilista palestinese che ha investito con dolo o meno una pattuglia.
A sud di Gerusalemme,in Sudafrica, si celebrano i mondiali di calcio in nome di Nelson Mandela che ha riscattato l'Africa incontrando la saggezza ultima dei bianchi colonizzatori; sarebbe bello che anche in Palestina avesse la meglio un Mandela in accordo con gli israeliani di buona volontà.


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