Discorso di Netanyahu ai lobbysti di Israele in USA

di A. Terenzi (curatore) - clarissa.it.

La scelta di pubblicare la traduzione integrale del discorso che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tenuto dinanzi all'American Israel Public Affairs Committee (AIPAC), forse la più autorevole delle organizzazioni della lobby pro-israeliana negli Stati Uniti, lo scorso 22 marzo, è dovuta al fatto che, a nostro avviso, si tratta di un documento importante perché molto utile per comprendere la grande determinazione del governo israeliano nel proseguire senza ripensamenti o esitazioni nella propria strategia di internazionalizzazione della questione mediorientale.

 


Il testo si segnala per alcuni elementi fondamentali che riteniamo utile sottolineare, lasciando poi al lettore di valutare se essi abbiano effettivamente l'importanza che sentiamo di dovergli attribuire:

•                in primo luogo la riaffermazione del diritto all'autodifesa dello Stato ebraico a prescindere da qualsiasi altra considerazione di opportunità diplomatica, un fatto questo da tenere presente per il futuro del rapporto con l'Iran;

•                quindi, la considerazione che il problema palestinese nulla ha a che vedere con la stabilità del Medio Oriente;

•                terzo, la riaffermazione del fatto che il ruolo di mediazione degli Stati Uniti è accettato, ma che la trattativa coi Palestinesi spetta ad Israele e non può essere soggetta ad interferenze;

•                quarto che Gerusalemme non è un insediamento ma la capitale dello Stato ebraico, per cui costruirvi è un diritto dello Stato ebraico, con ciò stesso respingendo in termini durissimi qualsiasi ipotesi di compromesso su questo punto;

•                quinto, che il cosiddetto Stato palestinese dovrà comunque essere smilitarizzato e vigilato anche alla sua frontiera orientale con la Giordania;

•                sesto, che Israele ha una funzione insostituibile nel Medio Oriente allargato in funzione degli interessi dell'Occidente;

•                settimo, a tale proposito è particolarmente interessante il riferimento del premier israeliano alle capacità tecnologiche che lo Stato intende rivolgere alla scoperta di nuove fonti energetiche che limitino gli introiti petroliferi degli Stati islamisti: una vera bomba socio-economica, questa affermazione, che certo non sarà sfuggita agli osservatori mediorientali.

La rituale conferma dello speciale rapporto che lega Israele e Stati Uniti, quindi, contiene una forte sottolineatura del fatto che Israele intende ormai questo rapporto, benché fra Paesi di dimensioni diverse, come un rapporto su basi paritarie, in tal modo evidenziando la questione di fondo che va maturando da oltre un ventennio nei rapporti fra i due Paesi. Il fatto che l'amministrazione Obama abbia realizzato il maggiore supporto finanziario e militare della storia dei rapporti fra Usa e Israele dice molto su quale dei due Paesi abbia oggi maggiori possibilità di condizionare l'altro. Questo discorso, quindi, a nostro avviso dice molto su quanto si sta preparando nel futuro prossimo del Medio Oriente e sulle oggettive difficoltà per gli Stati Uniti di svincolarsi da una relazione che rischia di coinvolgerlo ancora più profondamente nei drammatici confronti che si annunciano in quest'area. (a cura di A. Terenzi) ---

Membri del governo Obama, Senatori, Membri del Congresso, Ministro della Difesa Ehud Barak, Ministro Uzi Landau, Ambasciatore Michael Oren, Howard Kohr, David Victor, Lee Rosenberg dirigenti dell'AIPAC,

Signori e Signore,

Mentre il mondo affronta sfide monumentali, so che Israele e l'America li affronteranno insieme. Noi siamo insieme perché siamo infiammati dagli stessi ideali e ispirati dallo stesso sogno, quello di ottenere la sicurezza, la prosperità e la pace. Questo sogno sembrava impossibile a molti Ebrei un secolo fa. Questo mese, mio padre ha festeggiato il suo centunesimo anno. Quando nacque, gli Zar governavano la Russia, l'Impero britannico abbracciava il globo e gli Ottomani governavano il Medio Oriente. Nel corso della sua vita, tutti questi imperi sono crollati, altri sono sorti e caduti, e il destino degli Ebrei è mutato dalla disperazione alla speranza, quella della rinascita dello Stato ebraico. Per la prima volta dopo duemila anni, un popolo ebraico sovrano può difendersi da un attacco. Prima, eravamo soggetti a continue selvagge aggressioni: i massacri del Medioevo, l'espulsione degli Ebrei dall'Inghilterra, dalla Spagna e dal Portogallo, la strage generalizzata degli Ebrei in Ucraina, culminanti nella più grande malvagità, l'Olocausto. La fondazione di Israele non ha messo termine agli attacchi contro gli Ebrei. Semplicemente ha dato agli Ebrei il potere di difendersi. Cari amici, voglio parlarvi del giorno in cui ho compreso pienamente la profondità di questa trasformazione. E' stato il giorno in cui ho incontrato Shlomit Vilmosh, oltre quarant'anni fa. Io sono stato soldato con suo figlio, Haim, nella stessa unità di élite dell'esercito. Durante una battaglia nel 1969, Haim venne ucciso da un colpo di artiglieria. Al suo funerale, ho scoperto che Haim era nato poco dopo che sua madre e suo padre erano stati liberati dai campi di sterminio in Europa. Se Haim fosse nato due anni prima, questo valoroso giovane ufficiale sarebbe stato gasato nei forni come milioni di altri bambini Ebrei. La madre di Haim, Shlomit, mi disse che nonostante il suo dolore, lei ne era orgogliosa. Almeno, mi disse, mio figlio è caduto indossando l'uniforme di soldato ebraico che difende lo Stato ebraico. Tempo dopo, l'esercito israeliano è stato nuovamente costretto a respingere gli attacchi di nemici assai superiori, determinati a distruggerci. Quando l'Egitto e la Giordania hanno compreso che non potevano più vincerci in battaglia, hanno imboccato la strada della pace. Ma ancora ci sono alcuni che continuano ad attaccare lo Stato ebraico e che apertamente invocano la nostra distruzione. Essi cercano di raggiungere questo scopo mediante il terrorismo, gli attacchi missilistici e, più di recente, sviluppando armi nucleari. La riunione del popolo ebraico in Israele non ha scoraggiato questi fanatici. In realtà, ha solo accresciuto la loro ostilità. I governanti dell'Iran dicono "Israele è un Paese bomba". I capi di Hezbollah dicono: "Se tutti gli Ebrei si riunissero in Israele, ci risparmierebbero la fatica di cercarli per tutto il mondo". Cari amici, questi sono fatti spiacevoli, ma sono fatti. La maggiore minaccia per ogni organismo o nazione vivente è il non riconoscere in tempo il pericolo. Settantacinque anni fa, molti capi nel mondo nascosero la loro testa nella sabbia. Innumerevoli milioni di uomini perirono nella guerra che seguì. In definitiva, due dei più grandi leader contribuirono a respingere la marea. Franklin Delano Roosevelt e Winston Churchill contribuirono a salvare il mondo. Ma era troppo tardi per salvare sei milioni di persone appartenenti al mio popolo. Il futuro dello Stato ebraico non potrà mai dipendere dalla buona volontà nemmeno di questi grandissimi uomini. Israele deve sempre riservarsi il diritto alla sua autodifesa. Oggi una minaccia senza precedenti per l'umanità si profila in lontananza. Un regime radicale iraniano dotato di armi atomiche porrebbe termine all'era della pace nucleare di cui il mondo ha beneficiato per gli ultimi 65 anni. Un regime del genere potrà fornire armi nucleari ai terroristi ed essere persino tentato di usarle. Il nostro mondo non sarà mai più lo stesso. Lo sfacciato tentativo di sviluppare armi nucleari è in primo luogo una minaccia contro Israele ma è anche una grave minaccia alla regione e al mondo. Israele si aspetta che la comunità internazionale agisca prontamente e con decisione per contrastare questo pericolo. Ma ci riserviamo sempre il diritto all'autodifesa. Dobbiamo difenderci contro falsità ed infamie. Storicamente, le calunnie contro il popolo ebraico sono sempre state precedute da attacchi fisici contro di noi e sono state usate per giustificarli. Gli Ebrei sono stati indicati come avvelenatori dell'umanità, fomentatori di instabilità, la fonte di tutto il male sotto il cielo. Sfortunatamente questi attacchi calunniosi contro il popolo ebraico non hanno avuto termine con la creazione di Israele. Per un certo periodo di tempo, l'aperto antisemitismo è stato tenuto sotto controllo dalla vergogna e dallo shock dell'Olocausto. Ma solo per un po'. Negli ultimi decenni, l'odio contro gli Ebrei è rimerso con crescente violenza, ma con un insidioso mutamento. Non è più semplicemente diretto contro il popolo ebraico quanto piuttosto contro lo Stato ebraico. Nella sua forma più pericolosa, esso sostiene che se soltanto Israele non esistesse, la gran parte dei problemi mondiali svanirebbe. Cari amici, questo significa forse che Israele è al di là di ogni critica? Certo che no. Israele, come qualsiasi democrazia, ha le sue imperfezioni, ma noi ci sforziamo di correggerle mediante un dibattito ed una critica aperti. Israele ha tribunali indipendenti, il predominio della legge, una stampa libera ed un vigoroso dibattito parlamentare - credetemi è un vigoroso dibattito. So che i membri del Congresso americano si rivolgono l'uno l'altro come "al mio distinto collega" del Wisconsin o "al distinto senatore" della California. In Israele, i membri della Knesset non parlano di loro distinti colleghi di Kiryat Shmona e di Be'er Sheva. Diciamo, bene, non volete sapere cosa diciamo... In Israele, lo spirito autocritico è uno stile di vita e noi accettiamo che la critica faccia parte della conduzione degli affari internazionali. Ma Israele deve essere giudicato con gli stessi standard applicati a tutte le altre nazioni e le accuse contro di noi devono basarsi sui fatti. Un'accusa che non lo è, è il tentativo di descrivere gli Ebrei come colonialisti stranieri nella loro terra, una delle menzogne più grandi dei tempi moderni. Nel mio ufficio, ho un anello con un sigillo che porta un'iscrizione in ebraico con il nome Netanyahu, Netanyahu Ben-Yoash. E' il mio cognome. Il mio nome, Benjamin, risale e 1000 anni prima, a Beniamino, il figlio di Giacobbe. Uno dei fratelli di Beniamino era chiamato Shimon, il nome che avviene sia anche il nome di un mio caro amico, Shimon Peres, presidente di Israele. Circa 4000 anni fa, Benjamin e Shimon e i loro dieci fratelli percorrevano le colline della Giudea. Signori e Signore, il legame fra il popolo ebraico e la terra di Israele non può essere negato. Il legame fra il popolo ebraico e Gerusalemme non può essere negato. Il popolo ebracio costruiva Gerusalemme 3000 anni fa e il popolo ebraico la costruisce oggi. Gerusalemme non è un insediamento. E' la nostra capitale. Su Gerusalemme, il mio governo ha mantenuto la stessa politica di tutti i governi di Israele fin dal 1967, compresi quelli guidati da Golda Meir, Mechem Begin e Yitzhak Rabin. Oggigiorno, quasi duecentocinquantamila Ebrei, quasi metà della popolazione ebraica della città, vivono nelle periferie che si trovano appena fuori la linea armistiaziale del 1949. Questi quartieri periferici sono a distanza di cinque minuti di auto dalla Knesset. Sono parte integrale e inseparabile della moderna Gerusalemme. Tutti sanno che questi sobborghi saranno inclusi in qualsiasi accordo di pace di Israele. Quindi costruivi non preclude in alcun modo la possibilità di una soluzione a due Stati. Niente è più raro in Medio Oriente della tolleranza per le credenze degli altri. Solo sotto la sovranità di Israele potrà essere garantita la libertà religiosa per tutte le fedi a Gerusalemme. Mentre noi teniamo cara la nostra patria, riconosciamo anche i Palestinesi che ci vivono. Non vogliamo governarli. Non vogliamo dominarli. Vogliamo che vivano come vicini in sicurezza, dignità e pace. Infatti Israele è accusato ingiustamente di non volere la pace con i Palestinesi. Niente potrebbe essere più lontano dal vero. Il mio governo ha concretamente dimostrato il suo impegno per la pace con le parole e con i fatti. Dal primo giorno abbiamo invitato l'Autorità Palestinese a iniziare i negoziati di pace senza indugio. Riperto questo appello anche oggi. Presidente Abbas, venga a negoziare la pace. I leader che veramente vogliono la pace dovrebbero sedersi faccia a faccia. Certo, gli Stati Uniti possono aiutare le parti a risolvere i loro problemi ma non possono risolverli per loro. La pace non può essere imposta da fuori. Può derivare solo da negoziati diretti nei quali sviluppare una reciproca fiducia. L'anno scorso, ho parlato di una visione di pace nella quale uno Stato palestinese demilitarizzato riconosca lo Stato ebraico. Proprio come i Palestinesi si aspettano che Israele riconosca lo Stato palestinese, noi ci aspettiamo che i Palestinesi riconoscano lo stato ebraico. Il mio governo ha rimosso centinaia di blocchi stradali barriere e checkpoint per facilitare i movimenti ai Palestinesi. Come risultato abbiamo contribuito a stimolare un fantastico sviluppo dell'economia palestinese (caffé, ristoranti, imprese e persino teatri multisala). A abbiamo annunciato una moratoria senza precedenti delle costruzioni israeliane in Giudea e Samaria. Questo è quanto ha fatto il mio governo per la pace. Cosa ha fatto l'Autorità Palestinese per la pace? Ebbene, essi hanno posto precondizioni per i colloqui di pace, ingaggiato una campagna implacabile per demolire la legittimità di Israele e promosso il ben noto rapporto Goldstone che accusa falsamente Israele di crimini di guerra. In effetti, proprio ora lo stanno presentano all'Onu nel grottesco Consiglio delle Nazioni Uniti impropriamente denominato dei Diritti Umani. Voglio ringraziare il presidente Obama ed il Congresso degli Stati Uniti per gli sforzi di contrastare questo libello e chiedo di non interrompere questo appoggio. Purtroppo, l'Autorità Palestinese ha ancora continuato la sua istigazione contro Israele. Pochi giorni fa, una piazza vicino Ramallah è stata intestata ad un terrorista che ha ucciso 37 civili israeliani. L'Autorità Palestinese non ha fatto nulla per impedirlo. Signori e Signore, la pace richiede reciprocità. Non può essere una strada a senso unico nella quale solo Israele fa concessioni. Israele è pronto a raggiungere i compromessi necessari alla pace. Ma ci aspettiamo compromessi anche dai Palestinesi. Quello che però non sarà mai soggetto a compromesso è la nostra sicurezza. E' difficile spiegare la condizione della sicurezza di Israele a chi vive in un Paese cinquecento volte pià grande di Israele. Ma immaginate gli interi Stati Uniti racchiusi nello spazio del New Jersey. Poi, collocate al confine settentrionale del New Jersey un satellite terrorista dell'Iran denominato Hezbollah che spara 6.000 razzi in questo piccolo stato. Poi immaginate che lo stesso satellite terrorista abbia accumulato oltre 60.000 missili da sparare contro di voi. Aspettate. Non ho ancora finito. Ora immaginate che al confine meridionale del New Jersey ci sia un altro satellite terrorista dell'Iran chiamato Hamas. Anch'esso spara 6.000 razzi nel nostro territorio mentre di contrabbando introduce nel suo territorio armi ancora più letali. Non vi sentireste forse un po' vulnerabili? Non vi attendereste un minimo di comprensione dalla comunità nazionale quando di difendete da soli? Un accordo di pace con i Palestinesi deve comprendere un'efficace sistemazione sul terreno della nostra sicurezza. Israele deve essere sicuro che quanto accaduto in Libano e a Gaza non accada di nuovo nella Cisgiordania. Il maggiore problema per la sicurezza di Israele in Libano non è il confine con il Libano. E' la frontiera del Libano con la Siria, attraverso il quale Iran e Siria contrabbandano diecine di migliaia di armi a Hezbollah. Il maggiore problema della sicurezza di Israele con Gaza, non è la frontiera con Gaza. E' la frontiera di Gaza con l'Egitto, sotto la quale sono stati scavati almeno 1.000 gallerie per il contrabbando di armamenti. L'esperienza ha dimostrato che solo la presenza di Israele sul posto può prevenire il contrabbando di armi. Questa è la ragione per cui un accordo di pace con i Palestinesi deve comprendere una presenza israeliana sulla frontiera orientale di un futuro Stato palestinese. Se la pace con i Palestinesi deve dimostrarsi duratura nel tempo, dobbiamo rivedere questi accordi sulla sicurezza. Siamo pronti a correre dei rischi per la pace, ma non possiamo rischiare la vita del nostro popolo e la vita dell'unico e solo Stato ebraico. Signori e Signore, il popolo di Israele vuole un futuro nel quale i nostri figli non facciano più l'esperienza della guerra. Vogliamo un futuro nel quale Israele realizzi il suo pieno potenziale come un centro globale della tecnologia, fondato sui suoi valori e vivendo in pace con tutti i suoi vicini. Io sogno un Israele che possa dedicare una parte ancora maggiore dei suoi talenti creativi e scientifici per aiutare a risolvere alcune delle grandi sfide di oggi, la prima delle quali è un sostituto pulito e affidabile del petrolio. E quando troveremo questa alternativa, finiremo di trasferire centinaia di miliardi di dollari a regimi radicali che supportano il terrorismo. Io sono certo che nel perseguire questi obiettivi potremo contare sulla duratura amicizia degli Stati Uniti d'America, la più grande nazione della terra. Il popolo americano ha sempre dimostrato il suo coraggio, la sua generosità e il suo rispetto del vivere civile. Un presidente dopo l'altro, un Congresso dopo l'altro, l'impegno dell'America nei confronti della sicurezza di Israele è rimasto incrollabile. Nel corso di questo ultimo anno, il presidente Obama e il Congresso degli Stati Uniti hanno dato valore a questo impegno fornendo a Israele assistenza militare, attivando esercitazioni militari congiunte e lavorando ad una difesa missilistica congiunta. A sua volta, Israele è stato un alleato leale e fedele degli Stati Uniti. Come ha detto il presidente Biden, l'America non ha un amico migliore di Israele nella comunità delle nazioni. Per decenni, Israele ha servito da baluardo contro l'espansionismo sovietico. Oggi sta aiutando l'America ad arginare l'ondata dell'Islam militante. Israele condivide con l'America tutto quello che sa per combattere questo nuovo tipo di nemico. Noi condividiamo l'intelligence, cooperiamo in innumerevoli altri modi che non ho la facoltà di rivelare. Questa cooperazione è importante per Israele e sta contribuendo a salvare le vite degli Americani. I nostri ed i vostri soldati combattono contro nemici fanatici che odiano i nostri comuni valori. Agli occhi di questi fanatici, noi siamo voi e voi siete noi. Per loro è indifferente che voi siate grandi e noi piccoli. Voi siete il Grande Satana e noi siamo il Piccolo Satana. L'odio anti-occidentale di questo fanatismo precede lo stabilirsi di Israele di oltre mille anni. L'Islam militante non odia l'Occidente a motivo di Israele. Odia Israele a motivo dell'Occidente. Perché vede in Israele un avamposto di libertà e di democrazia che gli impedisce di impadronirsi del Medio Oriente. E' per questo che Israele affronta i suoi nemici, affronta i nemici dell'America. Il presidente Harry Truman, il primo leader a riconoscere Israele, ha detto: "Io credo in Israele e sono certo che avrà un glorioso avvenire - non solo come un'altra fra le nazioni sovrane ma come l'incarnazione dei grandi ideali della nostra civiltà". Cari amici, siamo qui riuniti oggi perché crediamo in questi comuni ideali. E in nome di questi ideali, io sono certo che Israele e l'America faranno sempre fronte comune.

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