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02/08/2010

Gerusalemme, storie di ordinaria resistenza
di Irene Panighetti

Ad Anata una famiglia palestinese ricostruisce ancora la casa distrutta dall'esercito d'Israele

''Grazie a tutti voi per questa casa che ha ridato il sorriso ai miei figli''. E' commosso il signor Hamdan, che vive con la sua famiglia ad Anata, sobborgo di Gerusalemme, lacerato dal muro di separazione, mentre prende formalmente possesso domenica 1 agosto 2010 della nuova dimora costruita per lui dalle volontarie e dai volontari dell'ottavo Summer Camp di Icahd, il comitato israeliano contro la demolizione di case.

I bulldozer di Israele per ben due volte avevano demolito l'abitazione degli Hamdan perché ''senza permesso di costruzione'', una formula usata come pretesto per demolire le case dei palestinesi di Gerusalemme nel tentativo di cacciarli dalla città e di costruire la Grande Gerusalemme ebraica. 
''Se i militari torneranno a demolirla noi la ricostruiremo per la terza volta, così come continueremo nell'opera di ricostruzione delle centinaia di case che Israele ha demolito e continua a demolire impunemente'', ha ribadito Jeff Halper, direttore di Icahd durante la cerimonia, cui hanno preso parte un centinaio di persone, oltre alla famiglia e ai volontari del Summer Camp. La casa si trova proprio di fronte al muro: dal piccolo giardino si vede l'alta barriera della vergogna e tutta la scena può essere considerata metafora stessa della situazione dei palestinesi di fronte agli israeliani: un'umile abitazione che si erge dirimpetto ad un imponente muro che non riesce a cancellarla. ''Per noi è un atto di resistenza'', ha proseguito Halper, ''ma anche un'opportunità per noi israeliani di dimostrare solidarietà ai palestinesi e per ribadire che noi ci rifiutiamo di essere loro nemici''.

Al campo di lavoro hanno preso parte palestinesi ed internazionali, tra cui le attivissime Hellen, dagli Usa, e Linda, dalla Gran Bretagna, che ha raccontato come nel suo Paese ''siamo molto attivi nell'opera di sensibilizzazione sulla demolizione di case: nei mesi passati siamo stati in ben 14 città per illustrare la situazione e ora migliaia di persone i sono a conoscenza di quello che succede qui''. Presente alla cerimonia anche Karim Nashashibi, rappresentante del ministero delle finanze dell'Anp, (il governo palestinese gestito dal partito Fatah) che ha sottolineato il valore di ''questi atti di resistenza, simboli importanti della lotta dei palestinesi per la loro terra''. Infine anche Saleem Anati, del Shufat Refugee Center, ha ricordato il significato di una casa come ''un diritto fondamentale per gli esseri umani'', soprattutto per coloro che hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni, nel '48 o nel '67, e diventare rifugiati. 
Dopo i ringraziamenti di rito e i discorsi ufficiali al via la festa, con le danze del gruppo di adolescenti del centro per rifugiati di Shufat: dakba (danza tradizionale palestinese) travolgente e battimani per inaugurare la nuova casa degli Hamdan e mentre il sole calava la famiglia ha piantato nel giardino tre ulivi, dedicati ai volontari di Ichad, alla Palestina e alla pace.

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