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21/5/2010 - Ripreso da Redacción Popular

Honduras: Difendere A Spada Tratta Il Giornalismo Indipendente
di Dick Emanuelsson


Traduzione di Gaia Resta
Testo originale: Honduras: Contra la muerte y explotación del periodista, di Dick Emanuelsson, corrispondente in America Latina per la stampa sindacale svedese. Ripreso dal blog Redacción Popular: Ideas para la unidad latinoamericana.

A mezzogiorno del 3 maggio scorso "Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa" un gruppo di coraggiosi honduregni professionisti della comunicazione si è riunito nel Parco Centrale [della capitale Tegucigalpa]. Molti di loro sono disoccupati perchè rinnegano e rifiutano gli ordini dei proprietari dei maggiori gruppi editoriali locali che esigono totale obbedienza, conformità alla loro linea politica e che, di conseguenza, si menta davanti al mondo intero.

Generalmente chi possiede i media possiede anche il Paese, in quanto si tratta di oligarchi che una volta assunto il potere mediatico, come accade anche altrove del mondo, tracciano le linee-guida per i politici onde farsi portavoce del potere del capitale.

Libertà d'espressione macchiata dal sangue dei giornalisti

Secondo Tina Silvestrucci, coordinatrice dell'organizzazione indipendente "Giornalisti per la Vita", la violenza contro l'ordine dei giornalisti si è intensificata con il colpo di stato militare avvenuto il 28 giugno 2009.

- La libertà d'espressione viene violentata ogni giorno. Al momento, molti compagni sono disoccupati e vengono censurati dai media. Noi siamo qui al Congresso Nazionale anche per loro, e per chiedere giustizia per i giornalisti uccisi. Che ci dicano i nomi degli assassini e li mandino in prigione!

I magnate mediatici

La chiamano la politica della fame: un giornalista guadagna 12.000 lempire [moneta honduregna], circa 600 dollari USA al mese, il sindacato è "padronale" e obbedisce ai datori di lavoro invece di difendere i diritti dei giornalisti honduregni.

In Honduras i mass media si concentrano nelle mani di tre uomini: Rafael Ferrari, Jorge Canahuati e Jaime Rosentahl. Il primo è proprietario di oltre 17 emittenti radio e cinque canali televisivi, una sorta di "Berlusconi honduregno", mentre Jorge Canahuati possiede due quotidiani, El Heraldo e La Prensa.

Questi magnate dei mezzi di comunicazione sono anche grandi imprenditori e industriali. Grazie alle loro testate,hanno organizzato e messo in atto una feroce campagna anticomunista prima, durante e dopo il colpo di Stato, allo scopo di creare terrore tra la popolazione honduregna, per cui il Presidente venezualano Chavez è stato demonizzato, mentre cittadini nicaraguensi e venezuelani "invisibili", immigrati clandestini e simili, sono stati bollati come "organizzazioni terroristiche" che stavano invadendo l'Honduras.

La più ascoltata è la Radio anti-golpista

Il giornalista Luis Galdames dirige il programma "Dietro la verità" su Radio Globo, emittente chiusa e militarizzata più volte nel corso del 2009 per via del regime de facto di Roberto Micheletti. Una volta assunto controllo della radio la mattina del 28 giugno 2009, i militari fecero assaggiare la suola degli stivali ai lavoratori dell’emittente. Galdames non ha "peli sulla lingua", e spiega come questa emittente tanto coraggiosa da non aver mai smesso di difendere i principi del giornalismo, oggi stia diventando la più ascoltata in Honduras.

Si vede che la gente è con noi. Noi giornalisti siamo in pochi qui. I giornalisti dei mass media, che sono qui ma poi si nascondono e fuggono come topi, hanno paura di informare la gente su quanto sta accadendo in generale e soprattutto all'informazione indipendente.

I mercenari del terrorismo mediatico

Non abbiamo paura di morire. Abbiamo imparato a convivere con la vita e con la morte. Se dobbiamo cadere come martiri in difesa della democrazia, del libero pensiero e della libertà d'espressione, lo faremo per difendere la nostra gente, perchè abbia voce e diritto di voto. Non si può calpestare la dignità delle persone e mentire loro tramite i media che vengono acquistati con il loro stesso denaro.

I mercenari della comunicazione sono molti: vendono le notizie, e sono asserviti al loro padrone e datore di lavoro. Sono mercenari perchè mentono costantemente al popolo honduregno, dicendo solo quanto conviene al loro padrone. Ma non dicono la verità. Perché hanno paura, sono codardi e sono disposti a rinunciare a lavorare in cambio di denaro macchiato di sangue. Bisogna essere indipendenti e difendere il Popolo, invece di sottomettersi al Padrone con la testa bassa.

A questi oligarchi che hanno scatenato una campagna di terrore, di paura e di intimidazione e stanno mettendo a tacere la voce del popolo, ossia la stampa indipendente, diciamo: potrete avere il nostro corpo, potrete spezzare le nostre ossa, come diceva Gandhi, riuscirete ad ucciderci, ma non potreste mai conquistare la nostra obbedienza e le nostre idee.

"Reporter senza frontiere", al servizio di chi?

Reporters Senza Frontiere, organizzazione finanziata da gruppi di estrema destra della Florida, dalle grandi aziende di comunicazione e dal NED, National Endowment for Democracy, considerato l’altra faccia della CIA, ha presentato la relazione "I predatori della libertà di stampa nel mondo", nello stesso giorno in cui i giornalisti honduregni hanno marciato per la libertà di stampa. Ma i giornalisti uccisi in Honduras, o i dieci mesi di colpo di Stato militare e ciò che è seguito, non sono stati sufficienti perchè Reporter Senza Frontiere includesse lo Stato honduregno nella lista dei "predatori della stampa". Eppure ogni anno Cuba e il Venezuela rientrano quasi automaticamente in tale elenco.

Cosa manca all'Honduras per far parte di questa lista? Quanti altri giornalisti dovranno essere uccisi? Quanti altre testate chiuse, occupate e intimidite? Quanti altri corrispondenti stranieri dovranno essere espulsi? Quanti giornalisti locali esiliati? Queste le ulteriori domande poste dal giornalista Unai Aranzadi sul sito Rebelión.

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