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17. June, 2010

Nasce in Islanda il “paradiso offshore per la libertà di informazione”.A rischio la “legge bavaglio”italiana.
di Sky.it

Via libera all’unanimità per l’Icelandic Modern Media Initiative che intende trasformare l’isola vulcanica nel nuovo paradiso fiscale della libertà di espressione. E che potrebbe anche rendere inefficace la “legge bavaglio” italiana

Dal bavaglio allo sbavaglio. Mentre il Parlamento Italiano si prepara a varare il controverso disegno di legge sulle intercettazioni, dall’Islanda arriva un provvedimento che va in tutt’altra direzione. E che è stato già battezzato “legge sbavaglio”.
Nella notte di ieri, il Parlamento di Reykjavík ha infatti approvato all’unanimità (50 voti a favore, 0 contrari, 1 solo astenuto) un’innovativa iniziativa legislativa che intende trasformare l’isola vulcanica nel paradiso della libertà di espressione.
L’Icelandic Modern Media Initiative (IMMI) prende a modello il meglio dei provvedimenti che tutelano la libertà di espressione nel resto del mondo: dalla protezione totale per gli informatori (Belgio) ad un segreto professionale rafforzato per i giornalisti (sull’esempio della Svezia); ma anche maggiori garanzie per i fornitori di connettività che non si vedranno costretti a rivelare l’identità dei propri utenti dietro richiesta della magistratura (fermo restando che la legge islandese protegge solo la libertà di espressione, tutti gli altri reati online continueranno ad essere perseguibili).

Ci sono poi misure che invitano i cittadini a denunciare reati della pubblica amministrazione (sull’esempio degli Usa) e altre che impongono la completa trasparenza degli atti governativi (come in Norvegia).
Insomma, l’obiettivo della legge è trasformare il paese in una sorta di “paradiso offshore per la libertà di informazione”, come è stato definito da più fonti. L’IMMI intende così attirare gli investimenti di chi opera nel settore dei media digitali: dal momento in cui i server e i data center vengono ospitati sul suolo islandese, i responsabili dovranno rispondere solo alla ultra-protettiva legge del paese.
Un invito a nozze per tanti siti web e servizi online che, a seconda del paese in cui operano, devono fare i conti con un quadro legislativo frammentato e spesso oscurantista. Tra i sostenitori (e gli ispiratori) più convinti dell’IMMI c’è anche Wikileaks, il sito di soffiate online che dopo i recenti, clamorosi scoop è finito nel mirino del Pentagono statunitense: il Dipartimento della Difesa teme infatti per la pubblicazione di nuovi, scottanti documenti riservati.

Inutile sottolineare come, in seguito all’approvazione dell’Icelandic Modern Media Initiative, la nostra “legge bavaglio” nascerebbe già depotenziata: a una testata o ad un blog in italiano basterebbe trasferire la propria sede legale in Islanda per continuare a pubblicare le intercettazioni telefoniche con tutte le garanzie previste dall’IMMI.

Più controversa invece la situazione di una società italiana che trasferisce solo i propri server in Islanda e mantiene la sede operativa in Italia: potrebbe ancora essere soggetta alle limitazioni del ddl intercettazioni.
Non si conoscono ancora i tempi per l’entrata in vigore del provvedimento islandese. L’iter legislativo del paese è infatti piuttosto complesso: ora il Governo è stato invitato (attraverso una sorta di legge delega) a specificare come, dal punto di vista tecnico e burocratico, le linee-guida del Parlamento dovranno entrare in vigore. Ci potrebbe volere un anno, o forse anche più.


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