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27 luglio 2011

Jenin, Raid Israele al Freedom Theatre
di Marta Fortunato

La scorsa notte militari sono penetrati nel campo profughi della città palestinese e hanno arrestato due membri dello staff del teatro, minacciando con le armi le altre persone presenti. Oscuri i motivi degli arresti.

Beit Sahour, 27 luglio 2011, Nena News – Sono ormai passati quasi quattro mesi da quando Juliano Mer Khamis è stato assassinato. E la sua morte è ancora avvolta nel mistero, gli assassini non sono stati identificati e gli attori non si sentono più sicuri all’interno del campo. Tuttavia vogliono portare avanti il progetto nato con l’ebrea Arna Mer durante la prima Intifada e fatto rivivere dal figlio Juliano Mer dopo la seconda Intifada.

“Il progetto teatrale sopravviverà alla morte di Mer-Khamis e seguirà il sentiero da lui tracciato” ha dichiarato all’Alternative Information Center Eyad Hurani, un giovane di Ramallah che ha trascorso gli ultimi tre anni a Jenin, studiando teatro e trascorrendo il suo tempo con Juliano. E anche gli altri attori dell’ultimo spettacolo portato in scena da Jule, Alice nel paese delle meraviglie, tutti giovani e pieni di speranza, appaiono determinati e positivi per il futuro, nonostante ogni giorno ci siano sfide nuove da affrontare.

Com’è avvenuto stanotte, quando le forze speciali israeliane ha fatto un’incursione nel campo profughi di Jenin. Nel comunicato stampa diffuso questa mattina dal Freedom Theatre si legge che Ahmed Nasser Matahen, guardia notturna e studente del teatro, è stato svegliato quando l’esercito ha gettato grossi blocchi di pietra contro il teatro e le finestre sono andate in mille pezzi. Ad attenderlo all’esterno c’erano dei soldati armati e mascherati che lo hanno obbligato a spogliarsi con una pistola puntata addosso.

Il vice-regista Ahmad Matahen e un membro del consiglio di amministrazione del teatro, Bilal Saadi, sono stati arrestati. Quando il dirigente generale Jacob Gough e il co-fondatore del Freedom Theatre Jonatan Stanczak sono arrivati sul posto, sono stati minacciati e costretti a rifugiarsi presso una famiglia del campo. Inutile la richiesta di aiuto. “Ho cercato di telefonare all’amministrazione civile dell’esercito per spiegare loro quello che stava accadendo, ma hanno riattaccato” ha dichiarato Jonathan.

La continuità del teatro rappresenta una sfida, e di questo ne sono consapevoli tutti all’interno del Freedom Theatre: una sfida contro l’occupazione israeliana che opprime ogni giorno la vita di milioni di palestinesi, ma anche una sfida contro una parte di società palestinese conservatrice e reazionaria che si oppone a qualsiasi forma di libertà, anche artistica.

“Sappiamo che in ogni rivoluzione, viene versato del sangue” hanno dichiarato gli attori dello spettacolo Alice nel paese delle meraviglie, “Jule è stato il primo, ma potrebbero essercene altri. E noi siamo pronti, in nome della libertà”.

Il Freedom Theatre rappresenta infatti un modo per liberare se stessi, per sconfiggere l’occupazione che ogni giorno ciascun palestinese vive, un’occupazione fisica e mentale che pervade l’uomo, lo incatena, lo umilia e lo rende violento. Attraverso il teatro si riesce a trovare una forma di liberazione che si può trasmettere agli altri, una sorta di catarsi, di purificazione, di rimozione di molti stereotipi e modi di pensare tipici della mentalità dell’occupato.

“Si può iniziare a porre fine all’occupazione solo nel momento in cui  liberiamo noi stessi” hanno concluso gli attori. Nena News

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