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Tuesday, 18 October 2011 07:58

Dalle tende a Gaza: storia di un ex-prigioniero
di Silvia Todeschini

Mohammed Hamdan Duhan ha 63 anni  e tanta voglia di raccontare la sua storia. È un po' stanco perchè sta  facendo lo sciopero della fame, così la racconta dal letto.Lo hanno  arrestato nel 1970 quando aveva 20 anni, con l'accusa di avere ucciso un  soldato israeliano ed un informatore.

L'investigazione  è durata 3 mesi e mezzo, totalmente passati in isolamento in una cella  di un metro e mezzo per un metro, senza finestre, e in cui chiudevano con lui un cane (da ricordare che i cani sono animali “non puliti” per  l'islam). Faceva freddo, la luce veniva accesa solo poche ore. Da  mangiare gli davano due pezzi di pane e marmellata al giorno, ed aveva  con sé due secchi, uno con l'acqua ed uno per gli escrementi. Gli  interrogatori veri e propri duravano dalle 3 alle 11 ore, e qualche  volta veniva chiamato senza che i soldati avessero vere domande da  fargli. 

“Di solito c'erano 5 soldati e 2 poliziotti. Mi facevano sedere  completamente nudo su una sedia, poi un soldato si sedeva sul tavolo,  metteva i piedi sulle mie spalle, e mi picchiava.

Adesso le tecniche  sono cambiate, la violenza è più psicologica che fisica, ma allora era  così”. Volevano estorcere informazioni anche riguardo fratello, che  all'epoca era poliziotto durante il regime egiziano, e quindi era considerato un nemico dai sionisti. Lo minacciavano di fare ritorsioni contro persone della sua famiglia. Alla fine è stato condannato a 7 ergastoli e 300 anni di detenzione.

La prigione era sovraffollata, c'erano stanze fatte per 15 persone in cui  vivevano in 40 “Una volta hanno messo 50 di noi in una stanza in cui saremmo dovuti stare in 10. Noi li dentro eravamo come una famiglia, ci  eravamo organizzati. Per esempio avevamo deciso che in ogni stanza c'era  una sola persona autorizzata a parlare con i celerini, tutti gli altri  non comunicavano con i sionisti.”

Ha passato 10 anni nel carcere  di Askalan, e poi 5 nella prigione di Nafha, ed 1 nella prigione di  Sorrayya. Racconta di aver vissuto 2 scioperi della fame, la prima  settimana del primo non bevevano nemmeno acqua, poi, dal settimo giorno,  hanno reintrodotto l'acqua ed un bicchiere di latte e uovo  vitaminizzato al mattino: questo sciopero è durato 65 giorni. 

Abu  Alqader AbuElfahem è morto in questo sciopero della fame. Era uno dei  comandanti dell'esercito libanese, era stato ferito dai soldati e gli  altri prigionieri gli avevano chiesto di non scioperare, ma lui aveva  risposto: “Siete i miei fratelli e la mia famiglia. Non posso non  digiunare!”. E' morto il 7 maggio del 1970.

Durante  questo sciopero, quando venivano individuati i leader, venivano  spostati nella prigione di Nafha, e tra questi c'era anche Mohammed.  Qui, nel 1982, ha partecipato ad un altro sciopero, in cui sono morte 3 persone: Rasew Halwa, Eshak Mawagha, Ali Elgaafre.  “Erano i leader  dello sciopero, soldati gli hanno infilato un tubo nel naso per  iniettare direttamente nello stomaco il latte. Il tubo però è finito nei polmoni e così sono morti”.

Dopo 15 anni di prigionia è  stato scarcerato in uno scambio di prigionieri nel 1985. All'epoca,  racconta, il Fronte Popolare aveva preso 4 soldati che aveva scambiato con 4700 prigionieri palestinesi, ma non era autorizzato a tornare in  patria...è rimasto esiliato a Ginevra, in Libia, Siria e Libano, prima  di tornare clandestinamente a Gaza.

“Non ho paura a raccontare la mia storia pubblicamente, anche se sono ricercato da Israele".

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