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20/04/2011

Gaza, la barca della speranza
di Luca Galassi

E' salpata stamani, per un breve giro nel porto di Gaza, la nave 'Oliva', vascello umanitario che avrà il compito di accompagnare i pescatori palestinesi nel loro lavoro quotidiano. Attivisti di nazionalità statunitense, italiana, spagnola e belga hanno celebrato stamani il battesimo del mare per questa piccola imbarcazione dedicata al monitoraggio degli attacchi e delle violazioni da parte della Marina israeliana, che ricacciano indietro i pescherecci che sconfinano oltre l'esiguo limite delle tre miglia, imposto da Tel Aviv dopo l'operazione Piombo Fuso.

Anche Vittorio Arrigoni era una delle persone che avevano contribuito a mettere in piedi il progetto, e una commemorazione in sua memoria è stata celebrata stamani in occasione del lancio dell'iniziativa. Arrigoni, ucciso da estremisti salafiti il 15 aprile scorso, aveva contribuito alla scelta del nome 'Oliva', zeitun in arabo. Gli organizzatori hanno dichiarato che i palestinesi hanno dato tutto il loro appoggio all'iniziativa, inclusa l'adesione del Palestinian Center for Human Rights (Pchr), l'associazione della pesca e degli sport marini, l'unione dei comitati agricoli e il coordinamento dei comitati popolari di lotta. Olivia è una barca a motore di otto metri, di colore bianco, e da oggi comincia una serie di missioni che vanno sotto il nome di Civil Peace Service Mission. La finalità è quella di garantire ai pescatori palestinesi di lavorare senza essere attaccati e rischiare di rimanere feriti o uccisi dalle motovedette della Marina israeliana.

Nonostante gli accordi di Oslo avevano stabilito il limite delle 20 miglia nautiche, progressivamente l'estensione marina dell'area di pesca è andata sempre più assottigliandosi, e il blocco navale dopo l'operazione Piombo Fuso si è ridotto a 3 miglia. "Questa riduzione drammatica del limite delle venti miglia ha provocato un iper-sfruttamento delle risorse ittiche, che sono ormai prossime ad esaurirsi - spiegano gli attivisti del Free Gaza Movement -. I pescatori sono minacciati dalle mitragliate, dalla confisca delle barche e delle reti, e arrestati dalla Marina Israeliana che lancia regolarmente attacchi e incursioni in acque palestinesi". Secondo il Comitato internazionale della Croce Rossa, approssimativamente il 90 percento dei 4mila pescatori di Gaza sono poveri (il loro salario va dai 100 ai 190 dollari al mese), o molto poveri (sotto i cento dollari al mese).

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