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12/10/2011

Accordo Hamas-Israele: Shalit sarà libero in cambio di 1027 detenuti politici palestinesi
di Angelo Miotto

Dopo cinque anni di prigionia la mediazione egiziana arriva in porto. Notizie contraddittorie sulla presenza di Marwan Barghuti nella lista dello scambio ostaggi

Ghilad Shalit tonerà a casa. L'accordo per la liberazione del soldato dell'esercito di Tel Aviv, da cinque anni prigioniero di Hamas, è stato annunciato martedì sera e confermato da Hamas e ratificato dal governo israeliano. Un accordo mediato dall'Egitto. La contropartita sarà la liberazione di 1027 detenuti politici palestinesi, fra i quali vi sarebbe anche Marwan Baerghuti, secondo fonti palestinesi, nonostante una smentita della televisione israeliana.  L'improvvisa accelerazione, dopo mesi di silenzio seguito a numerosi abboccamenti e ipotesi d'intesa svanite in extremis, ha trovato conferma dapprima al Cairo, per essere poi avallata anche da Hamas e dalla convocazione del gabinetto israeliano, che ha dato il via libera. Dalla Striscia di Gaza decine di migliaia di persone e attivisti si sono precipitate nelle strade intonando slogan di «vittoria». Alcuni dei rilasciati dovrebbero poter restare nei Territori palestinesi, malgrado le preoccupazioni e le proteste che già si annunciano da parte di settori dell'establishment politico e della società d'Israele. Mentre altri sembrano destinati a una qualche forma di 'esiliò, almeno per ora.

Shalit dovrebbe essere consegnato all'Egitto per essere poi restituito a Israele in un secondo momento.

Ventesei ministri di Tel Aviv hanno votato a favore dell'accordo e solo tre si sono opposti. Contro l'intesa si è espresso in particolare il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman (Israele Beitenu, destra ultranazionalista), che aveva già annunciato il suo 'nò, seppure «con il cuore pesante», interpretando il possibile baratto come un «cedimento al terrorismo». Per il sì ha votato invece fra gli altri il ministro della Difesa, Ehud Barak, dopo che a favore si erano espressi pure il capo di Stato maggiore, il direttore del Mossad (intelligence) e il numero uno dello Shin Bet (servizio di sicurezza interna). Quest'ultimo, Yoram Cohen, ha osservato che non c'erano margini realistici per un blitz in grado di portare alla liberazione di Shalit e che il negoziato (indiretto) è stato quindi un percorso obbligato. Nel contempo Cohen ha comunque tenuto a sottolineare che l'intesa non prevede impegni dello Shin Bet ad astenersi dal prendere di mira in futuro i detenuti scarcerati. Fuori dalle sedi politiche, l'accordo di scambio è stato intanto approvato come equo e moralmente giustificabile - in una nota congiunta - anche dai rabbini capo d'Israele: l'ashkenazita Yona Metzger e il sefardita Shlomo Amar

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