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10 settembre 2011

Egitto, Attacco all’Ambasciata Israeliana

Cairo, 10 settembre 2011, Nena News – (foto EPA) -Da questa notte è la bandiera egiziana a sventolare al posto di quella israeliane sull’edificio che nella capitale del paese dei faraoni ospita la sede diplomatica dello stato ebraico. La seconda volta da quando un giovane imbianchino di Sharkia, Ahmed Shehaat, scalò qualche settimana fa l’alto edificio issandovi la bandiera egiziana.

Un gesto che è il simbolo dell’escalation di tensione che la notte scorsa (tra il 9 e il 10 settembre) ha raggiunto il suo apice, per l’attacco all’ambasciata israeliana del Cairo, da parte di manifestanti egiziani: un avvenimento che è l’ultimo di una serie di segnali di malcontento da parte della popolazione e che potrebbe mettere a repentaglio le relazioni diplomatiche con i vertici di Tel Aviv.

Una notte segnata dal bilancio di oltre 440 feriti, secondo l’agenzia Mena, dovuti agli scontri delle forze di sicurezza che tentavano di arginare e disperdere le proteste concentratesi di fronte all’edificio. Proteste che sono degenerate quando un gruppo di manifestanti si è introdotto nel palazzo, mentre fuori veniva parzialmente demolito un muro di protezione costruito recentemente dal governo egiziano, azione che aveva già suscitato polemiche, dal momento che sono in molti in Egitto a chiedere l’espulsione dell’ambasciatore israeliano, un sentimento rinvigorito dalle recenti tensioni con la Turchia e dalla decisione del premier turco, Recep Yayyeb Erdogan di espellere il rappresentante israeliano e di tagliare le relazioni militari.

La giunta militare ha dichiarato lo stato di emergenza da questa mattina e ha indetto una riunione straordinaria, mentre lo staff diplomatico israeliano, compreso l’ambasciatore Yitzhak Levanon, è stato evacuato dal paese ed è già atterrato a Tel Aviv, trasportato da un aereo militare. Il premier Netanyahu ha invocato l’aiuto degli Stati Uniti, tanto che il presidente Obama ha esortato l’Egitto a “onorare i suoi obblighi internazionali”, garantendo la sicurezza della sede diplomatica.

Si tratta del terzo venerdì di protesta contro Israele in seguito all’uccisione, lo scorso 18 agosto, di cinque guardie di frontiera egiziane, da parte dell’esercito israeliano come risposta all’attacco terroristico subito a Eilat: la più grande, quella del 26 agosto, la cosiddetta «manifestazione del milione», sebbene la cifra sperata non sia stata raggiunta. Se a livello diplomatico, Israele ha tentato di risolvere una possibile crisi con l’Egitto, paventando la possibilità di autorizzare l’ingresso nel Sinai (area smilitarizzata in base a quanto stabilito dagli accordi di pace tra i due paesi) di migliaia di sodati egiziani, a livello popolare la protesta dei giovani egiziani resta forte; oltre a chiedere immediate riforme rimaste sulla carta, contestando la giunta militare (ieri troneggiava lo slogan “egiziani venite fuori dalle case, Tantawi è come Mubarak”) molti gruppi di manifestanti, animatori delle proteste di pazza di febbraio chiedono appunto una revisione dell’accordo firmato a Camp David, con il quale il Sinai è stato restituito all’Egitto ma con una sovranità limitata da parte del Cairo. Nena News