http://www.nena-news.com
20 luglio 2011

Cisgiordania: In 6 Anni Israele Ha Arrestato piu’ di 800 Minori Palestinesi
di Marta Fortunato

Roma, 20 luglio 2011, Nena News (foto Occupiedpalestine) – 835 minori palestinesi sono stati arrestati e processati dal 2005 al 2010 nelle corti militari israeliane della Cisgiordania con l’accusa di aver lanciato sassi. E solo uno è stato assolto.

A rivelarlo è il rapporto pubblicato il 18 luglio dal centro israeliano per i diritti umani B’tselem che, per la prima volta, fornisce dati ufficiali sul trattamento dei minori palestinesi da parte delle autorità israeliane basandosi su decine di casi giudiziari e sull’intervista a 50 minori che sono stati arrestati.

B’tselem ha ricevuto queste informazioni, relative esclusivamente agli arresti avvenuti “col pretesto di aver lanciato pietre”, dal portavoce dell’Ufficio delle Forze di Difesa Israeliane (IDF).

“La violazione dei diritti dei minori ha inizio nel momento dell’arresto e dell’interrogatorio” si legge nel rapporto. Le autorità responsabili di queste violazioni sono l’esercito, la polizia, l’Agenzia di Sicurezza Israeliana e servizio israeliano nelle prigioni.

50 minori palestinesi, arrestati nel periodo che va da novembre 2009 a febbraio 2011, sono stati ascoltati dall’organizzazione israeliana per cercare di ricostruire il trattamento al quale sono stati sottoposti.

Essi sono soggetti alla legislazione militare in vigore in Cisgiordania che non si conforma al diritto internazionale e alla legge che vige in Israele. Pertanto alcuni diritti riservati ai minori ed alcune protezioni speciali come quella di avere i genitori in aula durante l’interrogatorio o di trascorrere un periodo in carcere solo in mancanza di altre soluzioni, vengono spesso violate dalle autorità israeliane e non vengono fatte valere per i minori palestinesi. Nemmeno la creazione nel 2010 di un tribunale militare minorile ha cambiato la situazione della Cisgiordania, dove i minori continuano a a subire lo stesso trattamento degli adulti. Significativa anche l’età dell’arresto: 34 ragazzi sono di età compresa tra i 12 e i 13 anni, e 255 tra i 14 e i 15 anni.

Attraverso il racconto di cinquanta testimoni, B’tselem descrive le modalità di cui le autorità israeliane si servono per arrestare e punire i bambini palestinesi.

La maggior parte degli intervistati ha dichiarato di essere stata arrestata di notte, nella propria casa, dopo un’irruzione dell’esercito israeliano e dopo essere stata separata dai genitori ai quali non è stato permesso accompagnare i figli in carcere. Ai ragazzi è stata anche vietata la possibilità di rivolgersi ad un avvocato.

“Erano le 2.30 di notte. I soldati israeliani sono entrati a casa nostra.” – M.S, 16 anni, ha raccontato a B’tselem – stavo dormendo e mia madre mi ha svegliato. Fui molto sorpreso nel vedere alcuni soldati dentro casa. Penso fossero cinque”.

Una volta arrestati molti minori non vengono interrogati subito, a volte possono trascorrere anche cinque giorni prima dell’interrogatorio. Nel frattempo sono costretti a subire maltrattamenti fisici e psicologici: viene loro impedito di dormire, mangiare o bere.

“Quando siamo arrivati (alla stazione di polizia), ci hanno fatto scendere dalla jeep, messo in una stanza e ci hanno detto di sederci a terra – ha dichiarato M. H., 16 anni – ero molto stanco e i miei occhi si chiudevano. Ogni volta che chiudevo gli occhi un soldato mi tirava dei calci sulle gambe con degli stivali duri”.

Anche il numero dei patteggiamenti è estremamente elevato, quasi il 97% dei casi contro il 50% di Israele. Questo avviene perchè la maggior parte dei minori viene tenuta in carcere prima della fine dei procedimenti penali ed è di fatto costretta a patteggiare: infatti, anche se il processo terminasse con un’assoluzione, il minore dovrebbe comunque trascorrere un periodo di custodia cautelare maggiore della lunghezza della punizione nel caso in cui si dichiarasse colpevole in un patteggiamento.

Nel corso dei sei anni presi in considerazione, il 93% dei minori ha scontato la pena in carcere. Anche se in Israele è vietato porre pene carcerarie per ragazzi di meno di 14 anni, per il sistema giudiziario militare la prigione è lo strumento più utilizzato come misura punitiva. 19 bambini palestinesi di età inferiore ai 14 anni sono stati incarcerati.

Durante la prigionia la maggior parte dei minori intervistati da B’tselem non sono stati visitati dai loro familiari, i quali spesso non sono stati nemmeno avvisati del rilascio dei figli.

“Quando i soldati mi hanno arrestato non avevo soldi con me, ha raccontato M.S., 17 anni – così quando mi hanno liberato non avevo soldi per pagare un mezzo di trasporto pubblico che mi portasse nel mio villaggio”.

Come si legge nella conclusione del rapporto,”i diritti dei minori vengono gravemente violati e la legge fallisce nella quasi totalità dei casi nel proteggere questi diritti”.

B’tselem chiede alle autorità israeliane di non applicare nei confronti dei minori palestinesi i provvedimenti dei tribunali militari e di sottoporli invece alla legge civile, che, in particolare, definisce come adulto colui che ha compiuto il diciottesimo anno di età (e non il sedicesimo come invece previsto dalla legge palestinese). Nena News