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Tuesday, 30 August 2011 14:07

Israele addestra i coloni in previsione di settembre
di Marta Fortunato

Coloni israeliani contro palestinesi. Questo è l'ultimo piano del governo di Israele in previsione degli eventi di settembre, quando l'Autorità Palestinese si rivolgerà all'ONU per chiedere il riconoscimento dello stato palestinese.

Secondo un documento rilasciato dall'esercito israeliano e reso pubblico dal quotidiano israeliano Haaretz, si prevede che nelle prossime settimane in Cisgiordania ci saranno rivolte, proteste popolari, “marce verso le principali arterie stradali, verso le comunità israeliane e verso i centri educativi e tentativi di distruggere i simboli del governo (israeliano)”. Nel peggiore dei casi, sempre secondo il documento militare, potranno avvenire sparatorie e attacchi terroristici.



Proprio per respingere e reprimere queste manifestazioni, l'esercito israeliano sta preparando ed addestrando i coloni della Cisgiordania: i capi della sicurezza delle colonie avranno a loro disposizione e saranno liberi di usare gas lacrimogeni e bombe sonore per disperdere le possibili proteste palestinesi contro Israele. Senza considerare il fatto che tutti i coloni girano armati, con fucili e pistole.



Tutto è stato studiato nei minimi particolari: per impedire ai palestinesi di avvicinarsi agli insediamenti israeliani l'esercito ha preparato delle mappe dettagliate e stabilito delle linee oltre le quali chiunque oserà avvicinarsi, ne pagherà le conseguenze. Nel caso in cui venisse superata la “linea rossa”, l'esercito è legittimato a sparare proiettili ad altezza delle gambe.
L'operazione militare ha già un nome: Operation Summer Seeds.

L'equipaggiamento che avranno a disposizione i coloni non si limita a questo: secondo l'agenzia israeliana online Walla, in questo ultimo periodo l'acquisto di cani addestrati è aumentato in maniera esponenziale. “(Dall'episodio di Itamar di febbraio) fino ad ora, le persone non hanno mai smesso di comprare cani da guardia” ha dichiarato al quotidiano libanese The Daily Star, Mike Gusovsky, amministratore del Civil Canine Battalion.



Tuttavia i leader palestinesi negano che ci saranno proteste violente in Cisgiordania. A luglio infatti il leader palestinese Marwan Barghouti, dal 2002 in carcere, aveva rilasciato una dichiarazione nella quale invitava tutti i palestinesi, dentro e fuori i Territori Palestinesi Occupati, a dare vita a delle manifestazioni pacifiche durante il mese di settembre in previsione del riconoscimento dello stato palestinese. “Non è solo la lotta del Presidente Mahmoud Abbas, dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina e dell'Autorità Palesinese” ha affermato Barghouti, - ma si tratta della lotta di ogni singolo cittadino, ogni palestinese ed arabo, ogni persona libera nel mondo”.



Visti i preparativi dell'esercito israeliano si teme che la repressione israeliana sarà dura indipendentemente dal tipo di manifestazioni che verranno organizzate. “Speriamo che l'esercito si renda conto che le proteste non violente sono legittime e che nessun colono ha il diritto di far uso della violenza di fronte a  manifestanti disarmati” ha dichiarato Hagit Ofran, dell'organizzazione israeliana Peace Now. Parole che fanno subito venire in mente quanto è avvenuto ai confini siriani e libanesi il giorno della commemorazione della Nakba (15 maggio) quando l'esercito israeliano ha sparato contro la folla di manifestanti in marcia verso Israele e ha ucciso 12 persone.



Mancano solo tre settimane al 20 settembre, data in cui l'Autorità Palestinese si rivolgerà all'ONU per chiedere il riconoscimento dello stato palestinese. Le possibilità sono due: presentarsi direttamente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e chiedere il riconoscimento della Palestina come stato membro delle Nazioni Unite (dove i palestinesi si scontrerebbero con il veto degli Stati Uniti), o rivolgersi prima all’Assemblea Generale per chiedere lo status di Stato non membro. 



Essere stato non membro dell'ONU(come ad esempio lo è il Vaticano) significherebbe la mancanza del diritto di voto in Assemblea Generale e nel Consiglio di Sicurezza, ma la possibilità di essere parte dei diversi organismi, come la Corte di Giustizia Internazionale.



Per raggiungere questo status è necessario ottenere una maggioranza pari a due terzi all'interno dall'Assemblea Generale. Secondo le ultime dichiarazione dei leader palestinesi, fino ad ora i paesi che riconoscerebbero lo stato palestinese sarebbero 124 su un totale di 193, e si prevede che entro il 20 settembre si riuscirà ad ottenere la maggioranza.