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04/05/2011

Hamas-Fatah, il primo passo
di Luca Galassi

La 'pagina nera' delle divisioni fra Hamas e Fatah si è - a parole - chiusa oggi al Cairo. Khaled Meshaal, capo dell'ufficio politico di Hamas, Abu Mazen, leader di Fatah, insieme ai rappresentanti di undici fazioni palestinesi, hanno firmato, sotto l'egida dei servizi egiziani, l'annunciato accordo di riconciliazione che apre la strada alla nascita di un governo unitario di transizione. "Abbiamo superato per sempre la pagina nera delle divisioni", ha annunciato Abu Mazen, invitando Israele a scegliere fra la costruzione degli insediamenti ebraici o la pace. Una pace che per Tel Aviv si allontana sempre di più, a giudicare dalle dichiarazioni di Meshaal: "L'unica battaglia dei palestinesi è contro Israele, e il nostro obiettivo è la piena sovranità dello Stato palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, con capitale a Gerusalemme, senza insediamenti, senza concedere nemmeno un centimetro di terra e senza rinunciare al diritto al ritorno (dei profughi, ndr)". Un atteggiamento duro, ma che nella sostanza ricalca le raccomandazioni emanate dalle Risoluzioni Onu 238 e 242, che prevedevano l'instaurarsi di una pace giusta e duratura con il ritiro degli israeliani dai territori occupati nel 1967 (Cisgiordania, Gerusalemme Est e le Alture del Golan), il riconoscimento della sovranità, dell'integrità territoriale e dell'indipendenza politica di ogni Stato e un'equa regolamentazione del problema dei profughi.

Israele ha fatto sapere più volte che non negozierà con Hamas, considerato un'organizzazione terroristica, e ha a sua volta lanciato un diktat a Fatah: o la pace con noi o la pace con Hamas, senza che sia data una terza opzione. Ma anche Abu Mazen è stato chiaro, forse per la prima volta: "Israele sta usando la riconciliazione palestinese come una scusa per evadere la questione: deve scegliere tra la pace o gli insediamenti". Come suo costume, Netanyahu ha commentato la notizia in modo ostile: "E' un colpo tremendo per la pace, e una vittoria per il terrorismo".

Ciononostante, il quotidiano israeliano Haaretz ha diffuso un documento confidenziale del ministero degli Esteri israeliano che contraddice la linea del premier Benjamin Netanyahu. "La mossa palestinese - si legge nel documento - non è solo una minaccia alla sicurezza, ma anche un'opportunità strategica per creare un cambiamento reale nel contesto palestinese". Un cambiamento, si sottolinea, che "potrebbe servire interessi di Israele di lungo periodo". Il giudizio e' frutto del lavoro dei diplomatici dell'ufficio di pianificazione politica del ministero, che hanno trasmesso all'inizio della settimana le loro raccomandazioni al ministro Avigdor Lieberman e al direttore generale Rafael Barak. Nel documento, suggeriscono un "approccio costruttivo" nei confronti del governo unitario di transizione palestinese. In quest'ottica, i diplomatici consigliano cautela nelle risposte, evitando "espressioni o iniziative che indeboliscano Israele nei confronti dei palestinesi nell'arena internazionale, specialmente in vista delle sfide strategiche" attese nei prossimi mesi. Vi è un chiaro riferimento all'intenzione palestinese di chiedere a settembre, all'Assemblea Generale dell'Onu, il riconoscimento unilaterale di uno Stato indipendente. Proprio su questo tema verterà l'incontro odierno a Londra fra il premier britannico David Cameron e Netanyahu. Il premier israeliano domani volerà a Parigi, dove lo attende il presidente Nicolas Sarkozy che ieri si era espresso a favore di uno Stato palestinese indipendente, ventilando l'ipotesi di un riconoscimento ufficiale in mancanza di risultati concreti da parte dei negoziati, mentre a fine mese Netanyahu è atteso dalle Camere del Congresso Usa, dove si recherà con una proposta di pace 'definitiva'.

In un primo passo simbolico prima della cerimonia di oggi, Hamas ha consentito la riapertura della televisione Palestine Tv, controllata da Fatah e chiusa nel 2007, quando il movimento islamico, dopo elezioni che decretarono la sua vittoria, conquistò il potere reprimendo con la violenza le opposizioni. Bandiere gialle di Fatah hanno sventolato oggi nella Striscia di Gaza, e centinaia di persone sono scese in piazza. Il portavoce del movimento giovanile di protesta 'Gaza Youth Breaks Out', di cui anche il compianto Vittorio Vik Arrigoni, l'attivista dell'International Solidarity Movement ucciso il 15 marzo scorso, è stato uno dei più ferventi animatori, ha raccontato a PeaceReporter che "la gente è scesa in strada a celebrare con entusiasmo l'accordo tra Hamas e Fatah. Dal 2007 erano bandite le insegne di Fatah, e molti membri del partito di Abu Mazen hanno potuto oggi mostrarsi pubblicamente. La riconciliazione è una delle richieste del nostro movimento, che vuole la fine delle divisioni e la libertà per il popolo palestinese, al di fuori della politica e degli interessi. Siamo stati sorpresi dal numero delle persone che sono scese in piazza oggi. Siamo contenti e orgogliosi di ciò che è successo oggi, ma dobbiamo anche usare cautela. Aspettiamo azioni concrete d'ora in poi, perché le parole e le intenzioni sono una cosa, i fatti un'altra".