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il 19 ago 2011

Terroristi tempisti

Tutto si tiene in Medio Oriente, anche se può apparire nebuloso, complesso a chi guarda da fuori.  Da una parte ci sono i popoli, arabi e israeliano, che vogliono un cambiamento tanto radicale quanto ordinato, consapevoli che non si costruiscono libertà e diritti negando libertà e diritti. Lo hanno dimostrato con coraggio,  a piazza Tahrir, in Egitto, cacciando Mubarak, in tutte le piazze siriane, mettendo alle corde il regime assassino degli Assad, e nelle piazze di Tel Aviv con il movimento di popolo degli indignados, che ha spiazzato il governo Netanyahu e chiesto un radicale capovolgimento delle priorità.

I primi beneficiari di questo capovolgimento promosso dai popoli sarebbero i palestinesi, e infatti la loro “campagna di settembre”, sebbene abbastanza verticista, procedeva benino, con tante aperture ancora parziali ma significative.

Ma puntuali sono arrivati i terroristi, che ad Eilat hanno sparato non solo contro i cittadini israaeliani che si trovavano su quei bus, ma contro tutto il movimento israeliano, contro tutto il movimento egiziano, contro tutto il movimento siriano. E contro le speranze palestinesi.

In una bella intervista a “Repubblica” l’israeliano Mark Halter ha detto che rafforzando Netanyahu e indebolendo Abu Mazen i terroristi hanno preso due piccioni con una fava. E ha ipotizzato che dietro di loro ci sia l’Iran. Regime iraniano, regime siriano, terroristi; sono loro i campioni del fronte nemico della pace e quindi dei diritti degli israeliani e  dei palestinesi. Quando si parla di questi regimi bisogna cominciare a dire anche che sono i primi nemici del popolo palestinese.