Salem-News.com
SCRITTO IL 2011-03-03 IN NEWS

Israeliani nell'obiettivo d'Israele
di Tim King

Hebron – Salem. Un attivista umanitario israeliano si prende un calcio (di fucile) in faccia: è giunta l'ora della rivolta anche per il popolo d'Israele?

Scriviamo sempre degli abusi d'Israele ai danni del popolo palestinese, ma c'infuriamo altrettanto per le sue escalation di violenza contro i suoi stessi cittadini, o contro ebrei statunitensi come Emily Henochowicz, a cui l'anno scorso i soldati israeliani, quasi a bruciapelo, pensarono bene di lanciare un lacrimogeno in faccia. Il gesto le costò un occhio (in senso letterale).

Oggi parliamo invece della 20enne attivista israeliana Sahar Vardi, il cui volto è stato sfigurato dalle azioni di un altro militare israeliano, che l'ha colpita con il calcio di un fucile.

Un amico in Israele, che ha informato Salem-News.com dell'accaduto mandando la foto della giovane Sahar, ha commentato: “Gli israeliani che credono nella giustizia, e in altre di queste cose terrene, non sono meno 'nemici' d'Israele di quanto lo siano i palestinesi, e quindi diventano anch'essi dei bersagli”.

Come riferisce Ha'aretz, i gruppi dell'estrema destra israeliana hanno definito Sahar Vardi traditrice e figlia di un traditore. Suo padre è Amiel Vardi, ricercatore e docente in lettere antiche all'Università Ebraica. È anche uno dei fondatori di Ta'ayush, gruppo di attivismo politico che organizza dimostrazioni contro la detenzione di massa dei palestinesi e si dedica ad attività di aiuto umanitario. La ricompensa di Amiel per aver cercato di aiutare gli agricoltori palestinesi a raggiungere le loro vigne nel periodo della vendemmia è stata un proiettile sparato da un colono israeliano.

Ma questo, scrive Ha'aretz, sembra solo aver aumentato la determinazione di padre e figlia nella lotta contro l'ingiustizia, la discriminazione e la negazione dei diritti: tutte violazioni che rappresentano il pane quotidiano per i palestinesi.

Il passato di Sahar ha qualcosa in comune con quello dei suoi compatrioti Omer Goldman e Jonathan Pollak: anche lei è stata incarcerata per essersi rifiutata di prendere parte alla brutale occupazione israeliana della Palestina. Membro del gruppo Shministim, Sahar è stata sfigurata lo scorso 25 febbraio durante una manifestazione ad al-Khalil (Hebron).

A questo proposito, occorre ricordare che l'esercito d'Israele, interamente formato da reclute, assomiglia sempre più a un branco di ragazzini disadattati che, oltre a non avere niente a che fare con il servizio militare, sono per di più dei criminali di guerra e dei patetici codardi. I loro standard sono inferiori a quelli del terzo mondo, e le forze di difesa israeliane nel loro complesso sono una banda di boy scout scapestrati, se confrontati ai veri corpi militari come i marine o le special forces dell'esercito degli Stati Uniti.

La morale della favola è che essi commettono costantemente crimini di guerra ed agiscono come se fossero fuori controllo, il che è sia vergognoso che allarmante, nel XXI secolo.

Simili atti delle forze dell'ordine israeliane sono accompagnate da livelli crescenti di pregiudizio nei confronti dei cittadini ebrei dalla pelle scura. Naturalmente, tutto questo ruota intorno ai decenni di occupazione illegittima e di trattamenti brutali ai danni del popolo palestinese, per il quale Tel Aviv crea leggi criminali e punizioni a parte.

Il bigottismo ed i suoi preconcetti non hanno limiti in questo genere di mondo, e quando una società come quella israeliana si basa letteralmente su una filosofia della razza superiore – una filosofia chiamata “sionismo” che invoca lo sradicamento di un'intera cultura -, il peggio è inevitabile e la lista delle vittime finisce per prolungarsi.

Se si parla del popolo israeliano, invece, si ha un lungo elenco di persone incredibili, molte delle quali sono associate con Salem-News.com, o sono state protagoniste dei nostri articoli. Su Salem-News.com avete già letto i loro nomi e, in molti casi, anche le loro parole.

Se siete dei visitatori regolari, allora conoscete probabilmente lo scrittore e pacifista israeliano Gila Svirsky, con la quale abbiamo condotto una lunga video-intervista; e avrete anche letto i racconti della sopravvissuta all'olocausto Hedy Epstein, una donna dal coraggio indescrivibile che partecipa regolarmente alle manifestazioni per la libertà della Palestina.

Seguiamo anche altre attività quali la Nave ebraica per Gaza, o le azioni degli eroi israeliani che fanno il possibile per aiutare la Palestina, come Richard Kuper.

Scrittori come Neve Gordon, inoltre, combattono regolarmente le forze ostili nel paese per riportare la verità dei fatti. Uno dei critici d'Israele più noti al mondo è il nostro scrittore e caro amico Gilad Atzmon, nato in Israele.

Dagli Usa, una voce di buon senso all'interno della comunità ebraica viene dall'altro nostro collaboratore, lo stimato William Barth, che scrive sempre in nostra difesa quando i gruppi pro-Israele attaccano Salem-News.com con le loro accuse infondate di “anti-semitismo”.

Queste false accuse di razzismo rappresentano l'ultima spiaggia per gente che invoca un violento sradicamento di esseri umani, oltre che di un'intera cultura: quella del popolo palestinese, che da centinaia di anni vive in quella regione. È questo l'obiettivo ultimo d'Israele: non è l'obiettivo di ogni singolo israeliano, e non corrisponde sempre alla politica d'Israele; ma si avvicina inesorabile, e dall'inizio del 2011 le cose sono andate sempre peggio.

L'aggressione al volto di Sahar Vardi, purtroppo, non è l'unico episodio di violenza che si è registrato, nemmeno tra gli israeliani. La ragazza stava partecipando alla campagna internazionale “Aprite Shuhada Street”, che ha avuto luogo anche in altre località del mondo il 25 febbraio.

La mobilitazione ha visto attivisti ed organizzazioni di tutto il globo unirsi in solidarietà con gli abitanti palestinesi di al-Khalil e chiedere a gran voce la riapertura di Shuhada Street ai palestinesi, e la fine dell'occupazione.

È probabile che giovani coraggiose come Sahar Vardi suscitino una paura incredibile nei loro connazionali, che si sono avvolti in una concezione isolazionista: temono la gente che opprimono, e non capiscono perché altri membri della loro stessa società alzino la voce. Ed è una storia già sentita altre volte.

Solo se l'ostilità d'Israele nei confronti di queste persone cessasse, se la costruzione delle colonie si fermasse, se i bulldozer smettessero di distruggere le case delle famiglie palestinesi, se le torri dei cecchini e i vari muri fossero abbattuti e se ai manifestanti fosse improvvisamente permesso di dire la propria opinione, allora le ferite potrebbero iniziare a rimarginarsi.

Sta tutto nelle mani d'Israele. L'ideale sarebbe che migliaia d'israeliani si sollevassero, costringessero Netanyahu a dimettersi e liberassero la Knesset dei suoi deputati guerrafondai. Alzati, Israele!