Dom 15 gen 2012

La drammatica testimonianza di Mahmoud Zawahra del Comitato Popolare di Al Masara, arrestato insieme ad altri palestinesi 'per aver commesso' un'azione nonviolenta, mentre cercava di percorrere le "bypass roads", un reticolo di strade costruite dentro i Territori Occupati, e quindi totalmente illegali, per collegare gli insediamenti dei coloni israeliani.
di Mahmoud Zawahra
 
Cari,
vorrei ringraziare tutti coloro che ci sostengono, e che in questi ultimi tre giorni hanno mostrato un impegno straordinario, chiedendo il nostro rilascio immediato dal carcere militare israeliano.
Spero che presto saremo in grado di liberare anche Dar Omar Ayoub da Nabi Saleh. Infatti, anche se Omar è stato arrestato insieme a noi mercoledì, il suo rilascio è stato rimandato a domenica.
Vogliamo Omar fuori ORA, insieme a tutti gli altri prigionieri politici.
A differenza di Omar, Anwar Abu Mousa, la giovane donna di Ramallah, 'Azmi al Shyouhki di Hebron, Khaled Tamimi di Nabi Saleh ed io siamo stati rilasciati giovedì sera, dopo la prima udienza del tribunale militare contro di noi.
Durante questa udienza, l'accusa ha sostenuto con veemenza la necessità di estendere la nostra prigionia - per il fatto che, per varie ragioni, non erano stati in grado di concludere gli interrogatori e preparare “il caso contro di noi”.
Fortunatamente, il nostro avvocato è stato comunque in grado di ottenere la nostra liberazione - a condizione che ognuno di noi paghi 3000 NIS in contanti come cauzione, a garanzia degli altri 10 mila NIS che saremo costretti a pagare se dovessimo perdere la causa intentata contro di noi dinnanzi al tribunale militare.
Hanno inoltre preteso la firma di una terza persona che si è impegnata a garantire la nostra apparizione davanti alla corte (come se ci fosse qualche modo per evadere dai Territori Palestinesi Occupati della West Bank).
Sebbene non ci sia ancora nessuna accusa formale, durante l'udienza siamo stati additati per aver "aggredito" i soldati e per "assemblea illegale".
A dispetto delle riprese video  <http://www.osservatorioiraq.it/multimedia/palestina-la-nonviolenza-manda-in-tilt-lesercito-israeliano> che dimostrano il contrario, l'accusa ha sostenuto che 'Azmi, Khaled ed io avevamo spinto i soldati, mentre Anwar sarebbe ‘colpevole’ di aver schiaffeggiato un soldato e Omar di aver dato calci a quattro di loro, come se dei soldati israeliani armati fino ai denti fossero ‘possibili obiettivi’ per dei civili palestinesi disarmati e ammanettati.
Naturalmente, l’accusa di aggressione è un modo semplice ed efficiente per criminalizzarci, ma dopo tutto quello che era successo nelle 30 ore precedenti era molto surreale ascoltare l'affermazione del procuratore.
Per un attimo, è quasi sembrato che dovessimo organizzare una campagna di solidarietà per i soldati.
Ciò che è successo è questo: nelle prime ora di martedì mattina, il convoglio è partito dal centro di Gerico. Il nostro piano era quello di percorrere la “Strada 1” per Ramallah, una delle cosiddette "strade di collegamento" che le autorità israeliane hanno costruito illegalmente in territorio palestinese per fornire infrastrutture agli insediamenti illegali.
Anche se attraversano tutta la Cisgiordania occupata, dentro e intorno alle nostre proprietà private, la "Amministrazione civile israeliana" afferma il pieno controllo su tutte queste vie, "permettendo" a noi palestinesi di usarle al fianco dei coloni.
In pratica, la polizia israeliana non solo pattuglia le strade, ma ne ha di fatto l'autorità, e spesso procede ad arresti e multe arbitrarie.
I coloni israeliani attendono gli autobus di linea israeliani a pochi metri di distanza da dove sono collocate le fermate che ci è consentito utilizzare. Qui gli attacchi dei coloni o dei militari israeliani sono piuttosto comuni.
Avevamo intenzione di guidare fino a Ramallah attraverso una di queste strade, e solo allora avremmo tentato di percorrere quelle vie di comunicazione che sono accessibili solo ai coloni e da cui siamo esclusi. Ma non siamo riusciti ad andare così lontano.
Sulla strada per Ramallah, prima di raggiungere la "Strada 1", siamo stati fermati dalle forze armate. 
Ci è stato detto che non ci sarebbe stato permesso continuare il nostro viaggio con la bandiera palestinese - un atto che, sulla base degli "accordi di Oslo" del 1993, non è più considerato illegale dalle autorità israeliane.
A circa 300 metri da noi, dei coloni illegali stavano percorrendo la strada sventolando la bandiera israeliana nei Territori Occupati della Cisgiordania palestinese. Come forse avrete visto nel video di quel giorno, eravamo arrabbiati e indignati per questa negazione arbitraria della nostra libertà di movimento...
Eravamo venuti ad esercitare alcuni di quei diritti che ci vengono regolarmente negati, e non ce ne saremmo andati via a piedi, lasciandoci strappare via ancora altri diritti.
Ci siamo rifiutati di tornare indietro o di deporre le nostre bandiere. Nella discussione che ne è seguita, Awar è stato improvvisamente e molto arbitrariamente arrestato. Quando Omar ha cercato di impedire questo atto assurdo, anche lui è stato arrestato, così come 'Azmi.
A quel punto, i militari hanno sequestrato sia il mio documento d’identità che quello del mio amico Naim Manar, mentre controllavano le informazione sul nostro conto.
Ho capito che mi stavano per arrestare e visto che la mia macchina era bloccata sulla strada, proprio di fronte ai soldati, ho consegnato le chiavi a Khaled Tamimi, e sono tornato a Gerico.
In seguito ho saputo che avevano arrestato anche Khaled (che - dopo essere stato liberato insieme a noi giovedì sera - è stato nuovamente arrestato durante un raid notturno, insieme alla 17enne Anan anni e al 20enne Mahdi. E’ stato rilasciato ieri sera, mentre Anan e Mahdi si trovano ancora in prigione).
Nel frattempo l'esercito aveva impedito a chiunque di spostare la mia macchina, e circa 30 minuti dopo l’ufficio di intelligence israeliano ha cominciato a chiamarmi sul mio cellulare, minacciandomi di mettere il mio nome sulla lista dei "ricercati" se non fossi tornato lì immediatamente.
Consapevole delle poche opzioni a nostra disposizione nella Palestina occupata, ho scelto di tornare accompagnato da un avvocato.
Appena arrivato, sono stato ammanettato e bendato e portato al "DCO" di Gerico, finché non mi hanno portato all'insediamento di Ma'ale Adumim.
Anwar, Omar, 'Azmi, Khaled ed io siamo stati interrogati e poi trasferiti al carcere militare di Ofer, per “l’arresto ufficiale”.
Questo è non che un esempio in più di come vengono calpestati i diritti dei palestinesi nel sistema israeliano, compreso quello “legale”. Khaled, così come tante altre donne, uomini e bambini palestinesi, resta in carcere militare a causa della politica arbitraria e criminale di un'entità a cui è consentito di agire con l’impunità totale.
Tutto questo deve finire!

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