Fonte: Ma’an
http://www.infopal.it
23/5/2012

Quotidiano turco rivela: pronto atto di accusa contro Israele su massacro Mavi Marmara

Ankara. Un procuratore turco ha preparato un atto d’accusa che prevede l’ergastolo per quattro ex comandanti militari israeliani sul loro coinvolgimento nell’uccisione, nel 2010, di nove turchi sulla nave umanitaria diretta a Gaza. Lo ha rivelato il quotidiano turco Sabah oggi, mercoledì 23 maggio.

Le relazioni tra le due potenze regionali si deteriorarono fortemente dopo che i commando israeliani assaltarono la nave di aiuti umanitari Mavi Marmara, nel maggio 2010, e uccisero nove turchi.

La Turchia espulse l’ambasciatore di Israele e congelò ogni forma di cooperazione militare, dopo che un rapporto delle Nazioni Unite, pubblicato lo scorso settembre, assolse ampiamente le forze israeliane.

Sabah ha riferito di aver visto i dettagli dell’accusa preparata dal procuratore di Stato di Istanbul Mehmet Akif Ekinci e che chiede 10 ergastoli per ciascuno dei quattro comandanti. Ha aggiunto che il Procuratore capo di Istanbul deve approvare l’atto d’accusa prima che venga inviato al tribunale competente..

L’imputazione, riporta Sabah, accusa l’ex capo di Stato maggiore israeliano, Gabi Ashkenazi, e altri tre alti comandanti militari in pensione, di coinvolgimento nel raid, e si riferisce a loro come “sospetti fuggitivi”.

Le 144 pagine di accusa, fa sapere ancora il quotidiano, erano state preparate dopo la testimonianza di circa 600 persone, tra cui 490 passeggeri delle sei navi che componevano la flottiglia e i parenti delle vittime.

Comunicazioni dall’ufficio del Primo ministro turco, dai ministeri degli Esteri e della Giustizia, e dal servizio di intelligence avevano aiutato il procuratore a redigere l’atto di accusa.

La Turchia aveva precedentemente affermato che avrebbe cercato di perseguire tutti gli israeliani responsabili dei crimini commessi durante il raid e il procuratore aveva scritto a Israele alla ricerca dei nomi delle persone coinvolte, ma non aveva ricevuto alcuna risposta.

Il rapporto delle Nazioni Unite sull’attacco, pubblicato nel settembre scorso, aveva lo scopo di incoraggiare un riavvicinamento tra i due Paesi, ma aveva finito con l’approfondirne la frattura quando aveva concluso che Israele aveva usato una forza irragionevole, ma che il blocco di Gaza era legale.

La Turchia fu oggetto del rifiuto di Israele di presentare scuse formali e risarcire le famiglie dei morti.

Israele affermò che i suoi marines erano stati attaccati dagli attivisti armati di sbarre metalliche, bastoni e coltelli, quando essi abbordarono la Mavi Marmara, e avevano aperto il fuoco per legittima difesa.

Le relazioni tra i due Paesi sono tese dal raid. La settimana scorsa la Turchia ha detto di aver mandato dei jet militari a intercettare un aereo israeliano che aveva violato lo spazio aereo nord-cipriota, e ha chiesto una spiegazione. Israele ha rifiutato di commentare.

Ankara è anche coinvolta in una lunga disputa con Israele e Cipro su chi ha il diritto di perforare le riserve energetiche nel Mediterraneo orientale.