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Monday, 06 February 2012 08:25

Diventerà legge il trasferimento forzato dei beduini
di Dr. Yeela Raanan

Un nuovo ddl trasformerà il controverso Piano Prawer in legge. Se la Knesset approverà la legislazione, ad Israele sarà aperta la strada per il trasferimento dei beduini del Negev e la loro ricollocazione in baraccopoli. Un ddl totalmente ignorato dai media locali e internazionali.

Il 3 gennaio il governo israeliano ha pubblicato il memorandum di una legge chiamata “Regolazione della colonia beduina in Negev” e che prevede i passi da compiere per la ricollocazione della stragrande maggioranza dei residenti di villaggi non riconosciuti del Negev e per la confisca di circa i due terzi delle terre in loro possesso.

Come ci si aspettava, il governo israeliano sta incontrando resistenza, per questo il disegno di legge contiene anche misure violente per assicurarne l’implementazione. Il ddl sta attualmente attraversando il normale processo legislativo alla Knesset e diverrà presto legge.

Chiediamo a tutti i nostri amici e sostenitori di aiutarci ad impedire alla Knesset e al governo di approvare una legge tanto disastrosa. A seguire i fatti che hanno portato a tale legislazione, il suo contenuto e gli aspetti più pericolosi (il memorandum del governo può essere trovato a questo indirizzo: http://www.tazkirim.gov.il/Tazkirim_Attachments/41151_x_AttachFile.doc. Il memorandum è redatto solo in ebraico).

Breve cronologia

Urbanizzazione coercitiva: Israele ha portato avanti politiche distruttive riguardo la minoranza beduina per decenni. I risultati di tali politiche sono sette città beduine, che sono da sempre al primo posto nella classifica dei comuni più poveri d’Israele, con una grave disgregazione sociale, un elevato tasso di disoccupazione e l’assenza di un qualsiasi ruolo positivo tradizionale e moderno delle donne della comunità. Israele ha creato tali città con voluto disprezzo per le tradizioni e i bisogni delle comunità, oltre che con l’obiettivo di minimizzare la terra a loro disposizione. Negli ultimi 50 anni, Israele ha fatto in modo di “colonizzare” la metà delle terre delle comunità beduine costrette in queste nuove e fallimentari città.

Politiche di non riconoscimento: L’altra metà dell’intera comunità beduina è stata irremovibile e ha lottato per mantenere il possesso delle proprie terre e della propria cultura. Il governo li ha costretti a pagare un caro prezzo non fornendogli i servizi pubblici di base e le infrastrutture attraverso la politica del non riconoscimento. Quarantacinque villaggi, da mille a 10mila abitanti ciascuno, non sono riconosciuti: le persone vivono senza strade, senza connessione alla rete elettrica e a quella idrica, senza accesso al sistema fognario, con servizi sanitari e scolastici minimi e, ancora peggio, senza un sistema amministrativo che rilasci i permessi di costruzione, rendendo tutte le abitazioni “illegali” e quindi sotto minaccia di demolizione.

Uso della terra: Prima del 1948 i 90mila beduini erano virtualmente i soli residenti in Negev. Nel 1952 sono scesi a 12mila, gli altri sono stati convinti in un modo o nell’altro a lasciare il Paese. Oggi in Israele vivono circa 200mila arabi-beduini, un terzo dell’intera popolazione del Negev, e utilizzano solo 320mila dunam (1 dunam = 1 km²) dei 13 milioni di dunam della regione. La nuova legge ridurrà ancora la terra a disposizione, portandola a meno di 150mila dunam.

Un confronto: i contadini ebrei in Negev hanno a disposizione un milione di dunam di terra da coltivare, quelli beduini 195mila, una quantità che la nuova legislazione ridurrà ulteriormente portandola vicino allo zero. Dall’altra parte, sono molte di più le persone che vivono di agricoltura nelle comunità beduine di quelle nelle comunità ebraiche del Negev. Inutile ricordate che la nuova legge renderà le comunità beduine ancora più povere e dipendenti dal governo: la comunità sarà decimata.

La legge

Tale politica comincia con la richiesta a tutti i beduini a ratificare le loro rivendicazioni territoriali, nel caso in cui il nonno o il padre abbia presentato richiesta di riconoscimento della proprietà della terra al governo israeliano negli anni Settanta. A questo punto le condizioni di proprietà della terra sono esaminate dal governo: l’antenato ha utilizzato la terra negli anni Settanta? La terra è utilizzata oggi dai suo discendenti? Tutti i fratelli e i cugini hanno ratificato la richiesta? E avanti con altri requisiti. Se tutte le condizioni sono presenti, la persona riceverà la promessa dal governo di assegnazione di una parcella di terra massimo della metà di quella richiesta. Tuttavia, il governo manterrà la sua promessa solo se il beduino in questione ripulirà la terra che sta usando da tutte le costruzioni, le persone, gli animali e gli alberi su richiesta del governo stesso e la locazione della parcella di terra sarà individuata dallo Stato di Israele in futuro.

Le minacce per la comunità  beduina:

L’obiettivo è la confisca della terra: Come detto prima, il disegno di legge riduce l’accessibilità alla terra, importante risorsa per i villaggi beduini, che vivono per lo più di agricoltura. Un elemento che infastidisce ulteriormente visto che i beduini sono riconosciuti dalle Nazioni Unite come popolazione indigena a cui assegnare compensazioni per la perdita delle terre, e non ulteriori confische.

Maggiori poteri al governo: Gli articoli 71 e 73 danno all’Autorità per l’Insediamento dei Beduini (dopo una richiesta ufficiale del primo ministro) il potere di liberare le aree individuate immediatamente, di demolire tutte le costruzioni e di evacuare tutta la popolazione, senza il bisogno di un’ingiunzione del tribunale, come previsto dall’attuale legislazione. Inoltre il ddl stabilisce che i tribunali hanno limitata la possibilità di impedire che tale processo venga attivato. E tutti i villaggi beduini stanno per vedere avviata la procedura.

Creazione ingiustificata di conflitti familiari: Gli articoli 42 e 43 prevedono che la percentuale di terra che una persona riceverà come compenso dipende dalla grandezza dell’appezzamento chiesto originariamente. Ciò significa che, se tutti i cugini (nel caso in cui il richiedente sia il nonno) entrano nel procedimento, allora potranno ricevere fino al 50% della particella di terra personalmente richiesta. Tuttavia, se qualcuno di loro decide di non presentare richiesta, allora gli altri cugini riceveranno meno terra come compensazione. Tale previsione di legge è volta a creare tra i discendenti del proprietario originale della terra delle pressioni familiari affinché entrino nella procedura o rinuncino ufficialmente alle loro rivendicazioni. Ovvero si creeranno dei conflitti in molte famiglie beduine del Negev, conflitti che potrebbe continuare per generazioni, distruggendo quello che resta del sistema sociale beduino già decimato dall’urbanizzazione e il dislocamento forzati. È inimmaginabile pensare che un governo possa approvare una legge tanto distruttiva, se il suo obiettivo non fosse quello di spingere le persone a rinunciare alle loro storiche rivendicazioni.

Diminuzione della protezione dai tribunali: Il disegno di legge prevede che in caso di conflitto con altre leggi, la nuova legislazione sia comunque prioritaria, riducendo così la possibilità per i membri delle comunità beduine minacciate di rivolgersi ai tribunali per essere protetti. Altra palese e razzista previsione della nuova legge è che il beduino non riceverà compensazione e non potrà stabilizzarsi a Ovest della Strada numero 40, ma solo in una determinata area prevista dalla legge stessa, vera e propria reminescenza delle riserve indiane o dei “bantustan” sudafricani.

Nessun permesso per diverse pianificazioni: La legge non autorizza discussioni o procedure per il riconoscimento dei villaggi esistenti, né processi per la pianificazione di nuovi villaggi o la possibilità per i membri della comunità di scegliere dove vivere o il carattere del loro nuovo insediamento. Così quando il processo descritto negli articoli 71-73 entrerà in vigore, il governo sarà il solo a poter decidere l’allocazione di decine di migliaia di persone.

Impedita la partecipazione dei beduini al processo decisionale: Il governo ha assegnato al ministro Beni Begin il compito di ascoltare le opinioni dei beduini e di attuare cambiamenti alla legge tenendo conto dei loro bisogni e desideri. Tuttavia, ascoltando i discorsi del ministro Begin, abbiamo capito sfortunatamente che non ha né l’abilità né la voglia di stare ad ascoltare le comunità beduine. Piuttosto, lo abbiamo visto come eloquente emissario del governo con il compito di convincere i membri delle comunità ad accettare senza proteste un disegno di legge distruttivo.

L’implementazione del ddl provocherà grandi sofferenze: Non crediamo che tale ddl possa essere applicato dato che il suo obiettivo – l’ulteriore riduzione della proprietà delle terre beduine ancestrali – è un abominio per i membri della comunità beduina. Tuttavia, se la legge passerà e se ci sarà il tentativo di applicarla, la comunità ne soffrirà gravemente: i bulldozer distruggeranno i villaggi, le terre saranno confiscate con la forza, molti verranno arrestati per essersi rifiutati di arrendersi, si assisterà alla totale urbanizzazione e alla perdita di terre come risorsa economica della popolazione beduina ed infine alla distruzione della sua cultura.

Migliaia di beduini hanno manifestato a Beer Sheva e a Gerusalemme, mostrando il loro disprezzo per una simile legge. I media israeliani, in collaborazione con il governo, hanno totalmente ignorato queste manifestazioni.

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