http://nena-news.globalist.it
sabato 3 novembre 2012 12:17

Abu Mazen, no Intifada e addio ritorno profughi

Non ci sarà una terza Intifada ha detto il leader dell'Anp che sembra rinunciare anche al diritto al ritorno per i profughi. Protestano Fronte popolare e Hamas

Roma,03 novembre 2012, Nena News - Aumentano le proteste per le dichiarazioni sul futuro della questione palestinese rilasciate da Abu Mazen al canale televisivo israeliano Channel 2

Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) ha escluso una nuova Intifada (rivolta) contro l'occupazione israeliana e, piu' di tutto, e' sembrato rinunciare al diritto al ritorno per i profughi palestinesi ai villaggi d'origine, oggi in Israele.
In un comunicato il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) ha accusato Abu Mazen di tradire lo statuto dell'Olp e "di negare ai palestinesi di rientrare in possesso di cio' che Israele ha sottratto con la forza ai suoi legittimi proprietari".

"Abu Mazen vive nella terra dei sogni, continua a credere che facendo queste dichiarazioni otterra' qualcosa da Israele e Stati Uniti", ha commentato Rabah Muhanna, un leader del Fplp della Striscia di Gaza.

In precedenza era stato il movimento islamico Hamas a bocciare categoricamente il contenuto della dichiarazioni di Abu Mazen.

Abu Mazen ieri si è rivolto agli israeliani - che tra poco più di due mesi andranno alle urne per eleggere il nuovo parlamento - a pochi giorni dalla presentazione ufficiale davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite della richiesta di adesione dello Stato di Palestina come «Stato non membro».

Il leader dell'Anp ha escluso che i palestinesi possano lanciare una terza Intifada (rivolta) contro l'occupazione israeliana sino a quando lui sarà presidente. «Non torneremo al terrorismo e alla violenza...agiremo solo attraverso la diplomazia e con mezzi pacifici» ha detto.

Ha poi affrontato il tema delicatissimo del diritto al ritorno ai loro centri abitati d'origine per i profughi palestinesi della prima guerra arabo-israeliana (circa 800mila nel 1948, oggi 5 milioni sparsi nel mondo arabo). 

Rispondendo ad alcune domande a riguardo, Abu Mazen ha spiegato che per lui lo Stato di Palestina è composto solo da Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est (i territori palestinesi occupati da Israele nel 1967) e che tutto il resto della Palestina storica è Israele. Quindi, ha aggiunto, che pur essendo un profugo di Safad (in Galilea) e desideroso di visitare quella localita', non intende tornare in quella città oggi parte di Israele e di risiedervi. 

Parole che a molti palestinesi sono apparse una rinuncia al diritto al ritorno per i profughi, sancito dalla risoluzione 194 approvata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu dopo la guerra del 1948. Non è chiaro infatti se il no di Abu Mazen a tornare a Safad equivalga alla rinuncia per tutti i profughi a far ritorno nei loro centri d'origine. Peraltro il presidente dell'Anp - che guida anche il movimento Fatah e presiede il Consiglio esecutivo dell'Olp (l'organizzazione che, almeno sulla carta, rappresenta tutti i palestinesi - non ha chiarito se i profughi potranno comunque andare nei territori del futuro Stato di Palestina. 

Abu Mazen sembra inoltre aver messo da parte anche all'idea di un ritorno almeno limitato dei profughi.

Su Facebook e Twitter sono stati centinaia se non migliaia i messaggi di protesta per quella che molti palestinesi descrivono come la linea «rinunciataria» e «sottomessa» di Abu Mazen. Israele, è noto, esclude categoricamente di poter attuare la risoluzione 194 dell'Onu, ritenendo il ritorno dei 5 milioni di palestinesi un «suicidio» per lo Stato ebraico concepito dai padri del sionismo. L'ex ambasciatore palestinese in Italia Nemer Hammad, ha replicato alle proteste sostenendo che il presidente dell'Anp è «realista» perchè sa che «non è in grado di far tornare i profughi» nella loro terra d'origine. Nena News