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26/4/2012

Prigionieri politici palestinesi, Israele si rifiuta di rispettare i diritti umani

Ramallah – InfoPal. Dal ministero per gli Affari dei Prigionieri palestinesi denunciano: “Israele continua i trasferimenti in detenzione in isolamento. L’ultimo è quello di due detenuti palestinesi che avevano manifestato solidarietà ad Hana’ ash-Shalabi e a Khader ‘Adnan. I due detenuti sono: Mahmoud Ibrahim al-‘Abushi, condannato a 5 anni, e Bilal Kamil, a 20 anni. Entrambi sono stati trasferiti dalla prigione di Megiddo verso la sezione penale della stazione di polizia di ‘Akka, e poi nel penitenziario di Jalma. I due palestinesi sono stati destinati in celle insieme a detenuti comuni israeliani”.

L’avvocato del ministero, Shirin ‘Iraqi, ha confermato l’avvenuto trasferimento di al-‘Abushi e Kamil, in forma di punizione per i 17 giorni di sciopero della fame.

Ancora nella prigione israeliana di Megiddo, fonti palestinesi denunciano il tentato omicidio ai danni di un detenuto palestinese proveniente da Jenin.

La vittima è Mohammed Hassan ‘Atiya Ramila, 40enne, in detenzione amministrativa da ottobre

scorso. Il prigioniero è stato pesantemente percosso in carcere e, nonostante tutto, Israele lo ha trasferito da Megiddo ad ‘Ofer. Durante il pestaggio in prigione, Ramila aveva perso conoscenza. Trasferito all’ospedale ‘Ahimak, ad ‘Afula, per 48 ore, gli è stata diagnosticata una frattura al cranio e lesioni ad un occhio.

Sul versante giudiziario, la Corte suprema israeliana ha respinto il ricorso in appello presentato dal legale di sei detenuti palestinesi, tra i quali Hassan as-Safadi, al 52° giorno di sciopero della fame. La Fondazione per i Diritti Umani, Tadamon, rilancia oggi l’allarme per la salute di as-Safadi.

I detenuti sono: Mohammed ‘Ali as-Salibi, docente universitario, ‘Abdel Salam, figlio di Shaiykh Jamal Abu al-Heja, detenuto dal dicembre scorso, Shaykh Naziya Abu ‘Aun, da luglio in carcere, leader del Movimento dei detenuti con un trascorso di 15 anni in prigione, Ahmed Malaisha, anch’egli arrestato a luglio scorso e Nidal Douglas, in carcere da agosto scorso.

Da Megiddo, Mohammed al-Gazal, docente universitario e leader dei detenuti, membro di Hamas, ha scritto al presidente dell’Autorità palestinese (Anp), Mahmoud ‘Abbas, richiamando la sua responsabilità nel successo della lotta dei detenuti.

Il comitato israeliano incaricato di prendere in esame le richieste dei detenuti in sciopero ha rinviato al 2 maggio, per la terza volta, il proprio parere sulle istanze dei detenuti.

A Nasser Abu Srour, e al deputato Jamal at-Tairawi, rispettivamente rappresentanti dei detenuti nel carcere di Hadarim e in quello di Megiddo, è stato comunicato che la risposta sarebbe giunta a fine aprile.

Crescono le preoccupazioni oggi per la sorte del prigioniero in sciopero della fame Juma’a at-Taiya, di Ramallah, trasferito dal centro di detenzione di Eila (Tel Aviv) verso una località sconosciuta.

Infine, dalla prigione dell’occupazione israeliana di Hadarim, Wasfi al-Qibha, ex ministro dei

detenuti, ha recapitato il seguente messaggio: “Israele sta cercando di indebolire il Movimento dei prigionieri e di spezzare la nostra volontà a proseguire con lo sciopero, un’azione di protesta per il ripristino i nostri diritti”.

E proprio da Megiddo, infatti, oggi giungono notizie sulle minacce avanzate dall’amministrazione carceraria israeliana: “Non riconosceremo la leadership dei detenuti”, dando a intendere che non vi è intenzione da parte israeliana di ascoltare le richieste del Movimento dei detenuti palestinesi.