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10/4/2012

La pulizia etnica continua: Israele isola il campo di Shu’faat e le aree adiacenti da Gerusalemme

Al-Quds (Gerusalemme) – InfoPal. Nir Barakaat, sindaco di al-Quds (Gerusalemme), non ha mai fatto mistero dell’esistenza del piano di colonizzazione israeliano esposto qui di seguito. Israele punta ad isolare il campo di Shu’faat e le aree immediatamente adiacenti ad esso dal centro della città santa.

Una volta che il Muro d’Apartheid sarà completato, 1/4 degli abitanti palestinesi saranno isolati da Gerusalemme, mentre un checkpoint connesso al muro, eretto circa 4 mesi, assurgerà a valico di frontiera vero e proprio.

Isma’il Khatib, presidente del Comitato gerosolimitano contro il Muro d’Apartheid e gli insediamenti illegali di Israele sulla terra palestinese, ha esposto modalità e tempi – in termini di celerità – con cui questo piano israeliano sta andando avanti, volto ad isolare Gerusalemme, a lasciare fuori parte della sua popolazione palestinese stretta dal Muro d’Apartheid e inibita dall’accedere alla città santa.

L’obiettivo del governo d’occupazione di Israele è ebraicizzare Gerusalemme, a qualunque costo, e malgrado le conseguenze derivanti sulla popolazione, vale a dire la pulizia etnica dei palestinesi da Gerusalemme.

La fase attuale è grave. Khatib ha spiegato come il completamento del Muro d’Apartheid, con un’estensione di 1Km in direzione di Shu’faat, sia diretto a inglobare l’illegale colonia israeliana di Givat Ze’ev, a nord-est di Gerusalemme. Shu’faat, ma anche Ra’s Khamis, Ra’s Shehadah, il quartiere as-Salam, le zone di sovranità del Waqf (Fondazioni pie) di Gerusalemme saranno totalmente separati dalla città.

Circa 70mila palestinesi saranno isolati e l’unica possibiltià di raggiungere Gerusalemme da Shu’faat sarà quel posto di blocco che oggi diventa valico di frontiera a tutti gli effetti. E sono prevedibili le devastanti conseguenze socio-economiche e del Diritto alla Salute.

“Quella qui esposta è solo la prima fase del piano israeliano per l’isolamento della città dai suoi abitanti palestinesi. La 2° fase prevede l’isolamento di ‘Essawiyah, at-Tour, Beit Hanina e ulteriori opere di segregazione di Shu’faat, con la realizzazione di autostrade destinate a servire gli insediamenti illegali di Israele sulla terra palestinese.

Nella 3° fase saranno isolate Beit Safafa, Silwan e Ra’s al-‘Amoud, adiacenti agli ingressi della città vecchia, quindi in direzione della moschea di al-Aqsa. Israele vieterà l’ingresso all’area sacra ai palestinesi sprovvisti di un permesso israeliano.

Nella 4° fase, strade e zone di parcheggio di cui usufruivano i residenti palestinesi, saranno trasferite verso Bab al-‘Amoud (Porta di Damasco), Wadi al-Joz, via Salah id-Din e as-Sawana; anch’essi destinati a restare isolati dal cuore della città vecchia e dalle sue mura antiche.

L’isolamento delle aree palestinesi di Gerusalemme va di pari passo con l’ebraicizzazione, processo sul quale il governo di Israele intende esercitare il massimo controllo.

La 5° e ultima tappa è la più pericolosa perché Israele mira ad annientare la presenza fisica dei palestinesi a Gerusalemme, di coloro che risiedono nella città vecchia, nei quartieri cristiano, armeno e musulmano. La novità è che questi quartieri saranno rinchiusi all’interno di cancelli dotati di dispositivi elettronici.

Anche l’accesso alla moschea di Al-Aqsa sarà dotato di cancelli e telecamere per monitorare ogni spostamento sugli ingressi.

Ma fanno parte del progetto israeliano anche gli scavi in corso nelle fondamenta della moschea di Al-Aqsa, le gallerie e la costruzione di una cittadella sotterranea nelle fondamenta lungo le mura antiche di Gerusalemme, l’apertura di varchi d’accesso all’area sacra ovunque; su via Salah id-Din, presso Bab al-Mugariba e altri sotto il cimitero islamico di Ma’minallah (sul quale, tra l’altro, Israele ha approvato la costruzione di un “Museo della Tolleranza”), ad ar-Rahma e Silwan per garantire collegamenti ai quartieri coloniali israeliani a Gerusalemme.

Su 230 mila palestinesi gerosolimitani, Israele mira ad isolarne dalla città il 38%. Il piano israeliano ha anche una scadenza, vale a dire il 2020 per fare della popolazione di Gerusalemme l’84% ebraica, il 12% di una minoranza palestinese.

L’allarme “colonizzazione” è stato lanciato anche per Abu Dis a sud, Shu’faat al centro fino a Beit Jala, nella provincia di Betlemme.

“Svuotare” Gerusalemme. Ziad al-Hammouri, direttore del Centro gerosolimitano per i diritti socio-economici (JCSER), informa che tale piano era noto già ai tempi di Olmert, quando era vice di Ariel Sharon. Allora Israele aveva dichiarato di voler annettere, estendendo le competenze dell’amministrazione municipale e installando un governo militare a Sour Baher, ‘Ein Touba, ‘Esawiyya, Kafr ‘Aqab,  tutte zone palestinesi che nel breve tempo saranno isolate dal muro d’Apartheid.

In questa aree palestinesi Israele applicherà la Legge sulle Proprietà degli Assenti* per mezzo della quale si arrogherà controllo e operatività su proprietà e terreni dei palestinesi dal momento che la manovra svolge la fuzione di farli “ricadere – con l’annessione – entro i confini municipali”.

Per ultimo, al-Hammouri cita le dichiarazioni pubbliche del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, “Gerusalemme è la capitale del popolo ebraico”, quando aveva annunciato di puntare alla realizzazione di 300mila colonie a Gerusalemme.

“Senza palestinesi gerosolimitani, Gerusalemme non esisterà e, una volta che Israele avrà cancellato dalla città santa qualunque traccia arabo-musulmana, non sarà rimasto più nessuno capace di rimediare, mettendo in salvo i palestinesi”.

* Elaborata nel 1948 ed emanata nel 1950, la Legge sulle Proprietà degli Assenti fu creata ad hoc al fine di acquisire la proprietà su beni e proprietà delle migliaia di profughi palestinesi che furono espulsi dalle forze ebraiche verso i Paesi arabi confinanti.