“A tutto il popolo palestinese libero e fedele, a voi rivolgo le mie parole – mentre io, i miei fratelli e le mie sorelle siamo in sciopero della fame nelle prigioni dell’occupante, vi chiediamo di continuare con la vostra solidarietà  e che la questione dei prigionieri rimanga nella lista delle priorità […]. Chiedo agli Stati stranieri di proseguire nel compiere pressioni [su Israele] fino al rilascio di tutti i nostri coraggiosi prigionieri”  Hana Shalabi, 16 marzo 2012


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Wednesday, 21 March 2012 09:24

Hana rischia la vita: 34° giorno di sciopero della fame
By Addameer, Al Haq and Physicians For Human Rights-Israel

20 marzo 2012 – Addameer, Physicians for Human Rights-Israel (PHR) e Al Haq esprimono la loro grave preoccupazione per la salute di Hana Shalabi, la cui vita è in pericolo perché giunta al 34esimo giorno di sciopero della fame. Oggi (ieri 20 marzo, ndr) Israel Prisone Service (IPS) ha rifiutato di trasferire la Shalabi in ospedale, nonostante gli urgenti rapporti del suo medico che chiedeva l’immediata ospedalizzazione. Addameer, PHR e Al Haq sono certi che la qualità e le strumentazioni del servizio sanitario somministrato dall’IPS non sono adeguati alle sue attuali condizioni. Intanto, oggi il giudice militare israeliano della Corte d’Appello ha di nuovo posposto la decisione in merito dall’ordine di detenzione amministrativa di quattro mesi di Hana, a seguito di un incontro con i suoi avvocati e con il procuratore militare.

Dopo il rapporto del medico di PHR che ha esaminato la Shalabi, il 19 marzo, che ha concluso che la donna è in pericolo di morte e dovrebbe essere immediatamente trasferita in ospedale sotto osservazione, Hana è stata trasferita nell’ospedale civile di Meir la scorsa notte. Tuttavia, per ragioni sconosciute, non è stata ammessa nell’ospedale e quindi è stata ritrasferita nel centro medico dell’IPS nell’ospedale carcerario di Ramleh. Il medico della Shalabi non è stato informato dello spostamento se non il giorno successivo. Addameer, PHR e Al Haq condividono i timori in merito all’adeguatezza e la disponibilità delle cure mediche a Ramleh, specialmente a causa del rapido deterioramento delle sue condizioni di salute.

Oggi il presidente di PHR ha compiuto ogni possibile pressione perché la donna venisse ospedalizzata immediatamente. Quando ha chiesto all’IPS perché abbiano rifiutato il trasferimento, il capo dello staff medico dell’IPS Dini Orkin ha risposto che la commissione dell’IPS – che non ha qualifiche mediche – ha stabilito che il medico della Shalabi sarebbe dovuto andare a Ramleh e produrre un nuovo referto medico prima che le autorità carcerarie prendessero una nuova decisione in merito al trasferimento. Inoltre, fatto ancora peggiore, Hana ha spiegato al medico di PHR che durante i vari spostamenti di ieri è stata trattata con violenza e “fatta cadere a terra”. Il suo medico è particolarmente preoccupato da simili maltrattamenti, che indubbiamente hanno un effetto negativo sul suo già fragile stato. Ogni peggioramento o aggravamento ulteriore delle sue condizioni, comprese quelle psicologiche, potrebbe causarle un attacco cardiaco.

Addameer, PHR e Al Haq hanno condannato le ultime azioni dell’IPS, per le pressioni compiute su Hana perché interrompa lo sciopero della fame. Durante una visita del legale di Addameer, Muna Neddaf, il 16 marzo, la Shalabi ha raccontato che l’IPS ha tentato di farle smettere la protesta negandole le visite familiari dal 13 marzo al 13 aprile, compiendo pressioni attraverso un religioso musulmano membro del Comitato Etico dell’IPS e tentando di minare la sua fiducia nei confronti del medico di PHR (le hanno raccontato che il medico non si prende cura di lei). L’IPS continua a considerare la possibilità di un nutrimento forzato in violazione ai principi etici della medicina e le linee guida dell’Associazione Medica Mondiale e di quella israeliana.

A livello legale, il meeting di oggi ha seguito l’udienza del 7 marzo durante la quale il giudice militare aveva posposto la sentenza all’11 o al 12 marzo per dare tempo al procuratore militare di “rivedere le sue posizioni” e per permettere un negoziato per giungere ad un accordo tra l’accusa e il team di avvocati di Hana. Il giudice aveva sottolineato la sua intenzione a raggiungere un accordo presso la Corte d’Appello e non dopo, come nel caso di Khader Adnan. Ma né l’11 né il 12 marzo è stata presa alcuna decisione in merito. L’incontro di oggi tra il procuratore israeliano e gli avvocati di Hana era stato chiesto dal giudice militare per discutere degli sviluppi.  Tuttavia, i negoziati non hanno portato ad alcun risultato. Il giudice ha annunciato che emetterà presto la sua sentenza, senza specificare quando. Il giudice ha chiesto un dettagliato rapporto medico sulle condizioni di salute della Shalabi, preparato dal medico di PHR e consegnato alla corte.

Commentando la discussione, l’avvocato di Addameer Mahmoud Hassan ha detto che “l’obiettivo del procuratore militare israeliano è di portare Hana a fermare lo sciopero della fame senza considerare seriamente le ragioni della sua protesta, compresi i diritti ad un giusto processo e ad una giusta difesa”.

Sono almeno 23 i prigionieri politici palestinesi attualmente in sciopero della fame, in protesta all’utilizzo della detenzione amministrativa come forma di custodia senza processi né accuse. Tra loro il 72enne membro del Consiglio Legislativo Palestinese, Ahmad Al Hajj Ali. Dall’inizio di marzo, molti detenuti amministrativi hanno rifiutato di presentarsi presso le corti militari e di partecipare alle discussioni legali sui loro casi. A causa del’uso che Israele fa della detenzione amministrativa e della mancanza di processi per i palestinesi di fronte alle corti militari, lo sciopero della fame è l’unico strumento non violento a disposizione dei prigionieri politici per combattere per i propri diritti di base.

Addameer, PHR e Al Haq sono gravemente preoccupati per la vita d Hana Shalbi e ne chiedono l’immediato trasferimento in ospedale, così da ricevere cure adeguate che non siano interrotte da frequenti e inutili trasferimenti. Addameer, PHR e Al Haq fanno inoltre appello alle comunità locale e internazionale perché facciano pressione su Israele in merito alle ragioni che stanno dietro le crescenti proteste dei prigionieri politici palestinesi e perché ponga fine alla diffusa pratica della detenzione senza accuse e processo. Tale pratica è volta a deprivare del diritto ad un giusto processo necessario alla protezione dei prigionieri, a cui va aggiunta la sistematica politica di torture e trattamenti disumani e degradanti come metodo di intimidazione e coercizione di Israele.