The Prawer Plan aims to:

*confiscate around 210,000 acres of land in the Naqab (Negev) desert

* expel over 30,000 Palestinian Bedouins

* demolish about 40 unrecognized villages

* confine the Arab Palestinian Bedouins who are 30% of the Naqab in to 1% of the land

Al Majdal quarterly magazine of BADIL Resource Center for Palestinian Residency and Refugee Rights - issue 53, summer 2013

The Clockwork of Ongoing Nakba: Unraveling Forced Population Transfer


http://www.palestinarossa.it
26 Set 2013

Verso una strategia per resistere e contrastare il trasferimento forzato
di Thayer Hastings
BADIL Resource Center

6,8 milioni di rifugiati palestinesi e il numero aumenta. Il trasferimento forzato della popolazione Palestinese continua ad essere la questione centrale del conflitto israelo-palestinese. La creazione di rifugiati, attualmente 6,8 milioni, così come la creazione di sfollati interni, più di 600.000, da entrambi i lati della Linea Verde, e rifiutando il loro diritto al risarcimento e compreso il loro diritto al ritorno è la componente principale della Nakba in corso.

Il violento sradicamento dei palestinesi dalla loro terra è stato condotto in modo evolutivo dal 1947 ad oggi. La 53esima edizione della rivista di Al-Majdal, cerca di evidenziare questo continuo crimine. Il material presentato il 4 giugno 2013, durante la Conferenza di BADIL, “Il Trasferimento Forzato della Popolazione Palestine: una risposta preliminare per coordinare una difesa globale contro il trasferimento forzato”. L’accuratezza della Nakba in corso: Svelare il trasferimento forzato della popolazione fornisce delle fonti, estratti dalla conferenza di BADIL e delle analisi giuridiche – un riepilogo delle principali componenti del nostro ultimo lavoro.

Il trasferimento forzato della popolazione è una delle più gravi violazioni dei diritti umani, ed e’ punibile sia come crimine di guerra sia come crimine contro l'umanità. Il trasferimento forzato della popolazione e' un termine del Diritto Internazionale che descrive a pieno la Nakba in corso. Lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale afferma che: “deportazione o trasferimento forzato della popolazione s'intende la rimozione delle persone, per mezzo di espulsione o con altri mezzi coercitivi” (vedi l'articolo di Joseph Schechla, "L’Attuazione degli obblighi degli Stati membri per la lotta contro il trasferimento forzato della popolazione palestinese”.

La Sottocommissione delle Nazioni Unite, sulla prevenzione della discriminazione e la protezione delle minoranze, ha condotto uno studio nel 1992, nel quale giunse a conclusione che "il trasferimento può essere effettuato in massa, o in 'bassa intensità', e possono incidere gradulmente o in maniera crementale s’una popolazione”. Oggi, il 66 per cento dei 11,2 milioni di palestinesi in tutto il mondo sono, o sono i discendenti, delle persone che sono state costrette a sfollare (rifugiati o persone internamente sfollate). La proporzione è in continuo aumento.

Il trasferimento forzato della popolazione è un problema ideologico e strutturale che prende di mira le comunità palestinesi su entrambi i lati "della linea verde”. Molte leggi e politiche israeliane combinano le peggiori caratteristiche della colonizzazione, la discriminazione istituzionalizzata e l’occupazione belligerante, sono state sviluppate e applicate nel corso degli anni, al fine di facilitare il massimo controllo del territorio con il minimo numero di palestinesi. L’ultimo manuale di BADIL con in allegato i cinque opuscoli di accompagnamento, preliminarmente, cercano di ostacolare il trasferimento forzato della popolazione palestinese che si trova nella Cisgiordania, nelle zone C e Gerusalemme Est, e nella la Striscia di Gaza. Queste risorse sono uno strumento di advocatura di difesa.

Il manuale e gli opuscoli in allegato, danno una panoramica delle pratiche utilizzate dallo Stato israeliano nell’implementare il trasferimento forzato tramite le decisioni giudiziarie, legislative e gli ordini militari, tramite le le interviste svolte da BADIL con persone affette. Anche se le risorse non sono un sostituto alla consulenza legale qualificata, comunque cercano di sostenere la lotta dei palestinesi a rischio di trasferimento forzato tramite il raccoglimento e la distribuzione delle informazioni. Le informazioni possono aiutare i palestinesi a ritardare o contrastare le strategie israeliane di trasferimento forzato

Le capacità dei palestinesi nel prevenire il loro spostamento è limitata. Pertando, addentrarsi nel sistema giuridico e giudiziaro israeliano si propone solamente con lo stretto obiettivo di guadagnare tempo o di ridurre l'entità dei danni. Le sfide legali dei palestinesi a rischio di trasferimento forzato acquistano maggior potere quando sono accompagnate da una lotta popolare e una consistente presenza sul territorio, tramite la coltivazione del terreno, l’investimento in immobili e l’utilizzo dei mezzi di comuniazione e dei social network.

Uno dei maggiori strumenti utilizzati da israele per il trasferimento forzato della popolazione palestinese e’ l’Ordine Militare 1651, il quale fornisce una contorta logica per limitare l'uso palestinese del 18 per cento della terra in Cisgiordania, attraverso la dichiarazione di queste aree come 'zone militari chiuse "o" firing zone”. Israele si appropria della terra per uso militare, utilizzando vari metodi di coercizione per sfrattare i residenti. Il caso della Firing Zone 918 è un esempio di questa strategia, che viene applicata a 12 comunità palestinesi nelle colline a Sud di Hebron. In parallelo le comunita’ palestinesi minacciate di trasferimento forzato si stanno organizzando per via giudiziaria, cosi come hanno fatto diverse comunità palestinesi altrettanto minacciate dal trasferimento forzato.

Le comunita’ beduine del Negev, hanno mobilitato varie azioni di massa contro il Piano Prawer. Piano che e’ stato approvato dal governo israeliano, il quale minaccia di trasferire oltre 70.000 beduini palestinesi cittadini d’Israele. Un nuovo rapporto dell'UNRWA, studia il trasferimento forzato effettuato da Israele sulle comunità beduine palestinesi nella discarica Al-Jabal nell'area di Gerusalemme. Le comunità palestinesi di Al-Walaja, Battir e la valle di Cremisan hanno tutte subito degli sviluppi negativi relativi alla costruzione Israeliana del muro di separazione, sulle loro terre. L'attenzione dei media e la solidarietà d’individui ed organizzazioni e’ un modo con il quale si puo’ sostenere le lotte delle varie comunità.

Alla conferenza di BADIL, l’avvocatessa Suhad Bishara di Adalah - Il Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele - con sede ad Haifa, ha fatto eco sui molti dei presenti quando ha detto, "Il diritto internazionale può essere un bene o un legittimo strumento fintanto è parte di una strategia”. Bishara ha continuato a sottolineare la necessità di una strategia di coordinamento di resistenza al diritto militare e civile israeliano, utilizzando come strumento di controposizione il Diritto Internazionale. In conclusione, ha detto "abbiamo bisogno di un processo di de-frammentazione". Nella 53esima edizione di Al-Majda vengono inseriti I vari contributi del convegno sul trasferimento forzato della popolazione palestinese, inoltre, due interviste condotte da BADIL, che evidenziano l’analisi condotta da BADIL sul trasferimento forzato della popolazione palestinese e le loro preoccupazioni. La prima intervista e’ con ‘Alaa Salman di Gerusalemme est, mentre la seconda intervista e’ con Nasser Nawaja'a dalle Colline a Sud di Hebro.. Entrambi i testimoni affrontano e raccontano il trasferimento forzato organizzato ed effettuato dallo stato israeliano, le loro storie sono state presentate al pubblico alla conferenza di BADIL. In aggiunta, un articolo del professor Joseph Schechla, il coordinatore del Housing and Land Rights Network della Coalizione Internazionale dell'Habitat, in cui indica nel dettaglio gli obblighi degli Stati nel contesto del trasferimento forzato della popolazione in Palestina e v’ incorpora nel quadro i recenti sviluppi dell'Unione Europea al riguardo. Pubblichiamo una versione ampliata della presentazione effettuata alla conferenza di BADIL da Mohammad Elias Nazzal dell'Autorità palestinese, capo del Dossier che riguarda il muro e la colonizzazione delle terre palestinesi. Mick Dumper, docente di Politica Mediorientale all'Università di Exeter, presenta un’ articolo su casi precedenti che vengono utilizzati come esempi per poterli implementare nel caso palestinese e per la restituzione e il risarcimento dei profughi palestinesi. Un rapporto finale delle visite sul campo effettuate da BADIL che sono susseguite alla conferenza. Inoltre, questo numero di Al-Majdal contiene un commentario di Amjad Alqassis, che spiega il ruolo centrale del trasferimento forzato della popolazione palestinese nelle pratiche del Sionismo. In aggiunta, un racconto fotografico di due villaggi di Gerusalemme su entrambi i lati della Linea Verde effettuato dal Centro Educativo di Badil sulla Nakba in Corso (ONEC). I palestinesi che vivono tutt’ora all'interno della loro terra d'origine si trovano ad affrontare uno sforzo ed una pressione immane a finche vengono costretti all’imigrazione. A difesa dei diritti dei palestinesi si deve anche tener conto del contesto, un avanzata colonizzazione israeliana e le risposte miti della PLO / PA. Nel frattempo, più della metà dei 530.000 profughi palestinesi in Siria sono stati sfollati, e di nuovo da combattimenti; oltre 1.000 palestinesi sono stati uccisi.I rifugiati palestinesi che risiedono in Libano, Giordania, Egitto e altri stati sono soggetti a politiche discriminatorie. Continuo postamento in corso e rifiutando il Diritto di composti ritorno precedenti torti. Una strategia palestinese che tenta di arginare il flusso di trasferimento forzato in corso, e di ridurre il potenziale danno fatto dale politiche israeliane, può essere implementata, ma al pari passo con gli sforzi indirizzati verso strategie per attuare il diritto al risarcimento, restituzione e di ritorno dei rifugiati.  

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