http://www.fivebrokencameras.org

kinolorber.com/5brokencameras


5 Broken Cameras - Official Trailer

Let Me Watch 5 Broken Cameras (2011) Online

5 broken cameras - La proiezione e le reazioni dei ragazzi israeliani (video)


http://www.internazionale.it
26 gennaio 2013

Telecamere a pezzi

Appena candidato all’Oscar, 5 broken cameras ha due registi: l’israeliano Guy Davidi ed Emad Burnat, operatore free-lance palestinese, residente nel villaggio di Bil’in in Cis­giordania. Guy ha proposto a Emad di fare un documentario con le sue riprese accumulate durante anni di resistenza non violenta, paziente e determinata, all’esercito e all’occupazione israeliani, che dal 2005 gli sono costati le cinque telecamere del titolo: sfasciate una dopo l’altra dal militare o dal colono di turno. Una delle più forti testimonianze dirette della situazione nei Territori occupati, il film esce in dvd nel Regno Unito.



http://www.informarexresistere.fr
22 gennaio 2013

“5 Broken Cameras”, nella terra degli ulivi rubati
di Marta Ghezzi

Cosa succede se un film-maker israeliano incontra in uno dei villaggi ‘caldi’ della Cisgiordania un palestinese armato di videocamera? La risposta è “5 Broken Cameras”, film-documentario girato nel villaggio di Bilin, a 12 km da Ramallah. Che adesso è in concorso agli Oscar 2013.

Emad Burnat non voleva fare il regista da grande. A lui interessava solo immortalare i primi momenti di vita del suo quarto figlio, riprendere la vita normale di una famiglia normale.

Ma se vivi in Cisgiordania, lungo la linea di confine, la tua normalità diventa relativa.

Nel 2005 nasce Jibreel, quarto dei quattro maschi della famiglia Burnat. E come la maggior parte dei padri, anche Emad vuole immortalare l’evento: è così che nel 2005 fa la sua comparsa nella vita familiare la prima videocamera.

Dai filmati casalinghi a diventare il regista ufficiale di ogni istante del villaggio, il passo è breve. Emad si ritrova a partecipare alla vita di tutti i suo concittadini, riprendendo qualunque cosa: dai compleanni alle feste di piazza, fino alla gita fuoriporta.

Nello stesso anno iniziano i lavori per la costruzione dell’ insediamento israeliano (illegale) di Modiin Illit, alle spalle del villaggio di Bilin, 12 chilometri da Ramallah nella Cisgiordania occupata.

È in questo momento, davanti all’avanzare delle ruspe e insieme all’innalzamento di una barriera di filo spinato, che Emad realizza l’importanza di avere una videocamera in mano.

La sua normalità di neopadre si scontra con quella di palestinese sotto assedio. Da qui a trasformarsi in ‘regista della protesta’ il passo è breve.

Breve, si fa per dire. Devono passare altri cinque anni prima che Emad riesca a raccogliere abbastanza materiale per il suo film. Cinque anni, una manifestazione di protesta ogni venerdì, molti arresti, sassaiole, lacrimogeni, proiettili di gomma, facinorosi israeliani infiltrati, processi, un incidente grave e un amico ucciso da un fumogeno sparato in pieno petto.

Una sorta di ‘banalità del male’ riadattata al contesto arabo-israeliano: da una parte i contadini di Bilin, a cui senza preavviso vengono espropriati terreni, che dall’oggi al domani si trovano costretti ad attraversare quella che nei fatti è una frontiera militarizzata per andare a raccogliere olive nel proprio campo; dall’altra ragazzini israeliani armati che sembrano avere come unica legge morale quella di ‘eseguire ordini’, assieme a coloni ebrei ultraortodossi la cui presenza può ispirare tutto, tranne che serenità.

Parla di questo 5 Broken Cameras90 minuti di documentario girati tra il 2005 e il 2010 a Bil’in: cinque anni di riprese, cinque anni di proteste, cinque videocamere rotte dalla violenza del vivere in una terra occupata.

Ma dentro a quelle cinque videocamere ci sono anche bambini che crescono, ulivi sradicati e ulivi ripiantati, madri disperate, candeline da soffiare, sorrisi, canzoni, solidarietà internazionale, sangue, speranza, ingiustizia. E alla fine il mare.

Dietro la macchina da presa Burnat, al montaggio Guy Davidi, regista israeliano di Jaffa, sbarcato a Bilin per riprendere i palestinesi impegnati nella costruzione dell’insediamento ebraico, finito poi dall’altra parte del muro, accanto agli altri palestinesi: quelli che dell’insediamento non volevano vedere nemmeno l’ombra.

Già vincitore del premio come miglior regista nella sezione documentari al Sundance Film Festival 2012, 5 Broken Cameras è adesso in concorso agli Oscar 2013 come ‘Miglior Documentario’.

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