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28 aprile 2013

Dichiarazione sulla rivoluzione siriana delle forze di sinistra partecipanti al Forum sociale mondiale riunite a Tunisi dal 26 al 30 marzo 2013

Il mondo si è interessato alle rivoluzioni scatenatesi nella regione araba a partire dalla Tunisia. Ma la situazione è diventata più confusa quando la rivoluzione ha raggiunto la Siria. Questo ha rivelato una forte incomprensione, che si basa su una vecchia dottrina uscita dalla guerra fredda e dalla divisione del mondo in due «campi». Per questa ragione, noi firmatari affermiamo:

Primo: quella che si sviluppa in Siria è una rivoluzione nel pieno senso del termine. Questo risulta dal crollo economico in Siria nel corso dell’ultimo decennio, dovuto alla crisi strutturale  che ha impoverito e precarizzato larghe fasce della popolazione e che ha concentrato la ricchezza nelle mani di una minoranza nepotista e mafiosa, che si basa sulla dittatura. L’obiettivo della rivoluzione è dunque la promozione delle libertà e della democrazia; è anche quello di cambiare il sistema economico nell’interesse delle classi popolari e di edificare uno Stato democratico laico che renda uguali tutti i figli del popolo siriano, inclusi i Kurdi e tutte le altre componenti.

Secondo:  noi dichiariamo, dunque, il nostro sostegno alla rivoluzione. Crediamo che essa debba essere sostenuta perché la sua vittoria apre prospettive maggiori di trasformazioni sociali e politiche, la strada del’estensione della rivoluzione ad altri Paesi – dal Maghreb all’Arabia Saudita -  in un contesto mondiale di crisi del capitalismo che lascia prevedere larghi movimenti in numerosi Paesi attraverso il mondo.

Terzo: bisogna respingere ogni logica rivolta a chiedere l’intervento militare straniero – americano e/o europeo – ed al tempo stesso rifiutare l’intervento della Russia, dell’Iran e della Cina. Bisogna anche rifiutare ogni logica confessionale o che voglia imporre alla rivoluzione un carattere religioso; nei fatti, è la rivoluzione di un popolo, e non è e non diventerà, una sollevazione confessionale o religiosa. Bisogna denunciare la politica dell’opposizione che riduce la rivoluzione alle sue rivendicazioni liberali, che non risolvono i problemi del popolo, ma solamente quelli di individui in cerca di potere.

Quarto: noi affermiamo che il potere siriano si è sviluppato su una base neoliberale e mafiosa, e non contro l’imperialismo. Si è sempre sottomesso allo Stato sionista, conducendo guerre contro la rivoluzione ed il popolo palestinesi, garantendo la sicurezza delle frontiere e non cercando di recuperare il Golan.

Quinto: bisogna condannare la repressione brutale del potere contro il popolo e i crimini contro l’umanità. Si deve anche denunciare la corruzione della rivoluzione, l’Arabia Saudita, il Qatar e altri Paesi del Golfo che hanno l‘obiettivo di farla fallire (Arabia Saudita) e di imporre l’egemonia dei Fratelli Musulmani (Qatar). Si deve anche denunciare l’esportazione di “jihadisti” in Siria, come parte di un processo contro-rivoluzionario.

Sesto: bisogna sostenere politicamente, mediaticamente e con tutti i mezzi la sinistra siriana che partecipa alla rivoluzione. Questo sostegno deve essere una delle politiche tendenti a coordinare l’attività di tutte le forze della sinistra che lavorano per la partecipazione alle rivoluzioni, con l’obiettivo di favorire il loro sviluppo e trasformarle in rivoluzioni popolari vittoriose.

Settimo: bisogna coordinarci sul piano mediatico per rompere l’egemonia dei media imperialisti del Golfo, che deformano la rivoluzione e ne trasmettono un’immagine falsa. Realizzeremo questo scambiandoci informazioni e pubblicando le analisi della sinistra siriana sulla rivoluzione.

Ottavo: bisogna chiarire la natura della rivoluzione siriana ad ogni militante di sinistra nel mondo. Bisogna tentare di cambiare le posizioni della sinistra che, con il pretesto dell’antimperialismo, sostiene il potere mafioso e criminale. Bisogna che la sinistra adotti una posizione realmente rivoluzionaria di sostegno alla rivoluzione siriana. Deve considerarla come parte integrante delle rivoluzioni arabe, e come la scintilla che può incoraggiare la lotta delle classi nel mondo e scatenare  rivoluzioni in Europa, in Asia e probabilmente nel resto del mondo, sotto l’effetto della crisi dell’imperialismo ed accentuandola.

Di conseguenza, dobbiamo operare per una campagna di sostegno alla rivoluzione siriana; dobbiamo agire per chiarire le sue condizioni, le sue difficoltà e il suo carattere essenzialmente rivoluzionario, contro il capitalismo, per il suo superamento e contro i regimi mafiosi.
Possiamo cominciare con un giorno di solidarietà per sostenere la rivoluzione, organizzato dalle forze di sinistra in ciascuno dei nostri Paesi, nel corso della prima settimana di maggio 2013.
Un comitato di preparazione organizzerà in Tunisia un congresso di sostegno alla rivoluzione siriana per la sinistra internazionale, probabilmente in giugno 2013. Un comitato permanente, uscito dal congresso, opererà per proseguire il sostegno alla rivoluzione ed alla sinistra siriane e per approfondire la comprensione della rivoluzione per la sinistra mondiale.

Tunisia, 31 marzo 2013.

LISTA DEI PRIMI FIRMATARI

Coalizione della Sinistra Siriana
Organizzazione dei Comunisti in Siria
Partito Democratico Kurdo Siriano (PYD)
Corrente della Sinistra Rivoluzionaria Siriana
Lega della Sinistra Operaia (Tunisia)
Partito dei Lavoratori (Tunisie)
Lotta Internationalista -LI (Spagna)
Fronte Operaio (Turchia)
Unità Internazionale dei Lavoratori-IV Internazionale (UIT-CI)
SolidaritéS (Svizzera)
Movimento Per il Socialismo (MPS, Svizzera)
Forum Socialista (Muntada Ishtaraki), Libano
Comitato per la causa araba (Spagna)
Nuovo Partito Anticapitalista – NPA (Francia)
Marea Socialista (Venezuela)
Sinistra Anticapitalista – IA (Stato Spagnolo)
Partito Socialismo e Libertà- PSL (Venezuela)
Sinistra Socialista-IS (Argentina)
Movimento Socialista dei Lavoratori-MST (Cile)
La Protesta (Bolivia)
Uniti nella Lotta (Perù)
Corrente Socialista dei Lavoratori – CST del PSOL (Brasile)
Proposta Socialista (Panama)

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