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1 febbraio 2013

ONU: Insediamenti Israele illegali: “ritiro immediato dei coloni”

Secondo la commissione d’inchiesta Onu nominata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, gli insediamenti israeliani in Cisgiordania violerebbero la legge internazionale. Per questo Israele deve immediatamente ritirare tutti i coloni da quelle aeree. 

Mentre proprio Israele attende con il fiato sospeso dopo le minacce di ritorsioni ricevute da Damasco e Teheran a seguito del raid realizzato da Tel Aviv in territorio siriano, intanto la commissione speciale d’inchiesta nominata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unit (Hrc), ha fatto uscire un rapporto riguardo all’impatto  degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, includendo anche Gerusalemme Est. Il risultato di tale rapporto è che tali insediamenti sarebbero illegali in quanto violano la legge internazionale, e quindi Tel Aviv deve “immediatamente” ritirare tutti i coloni da quelle aree. “Israele deve cessare immediatamente tutte le attività di insediamento senza precondizione alcuna e deve subito iniziare un processo di ritiro dei suoi coloni” si legge nelle conclusioni del rapporto stilato dalla commissione guidata dal giudice francese Christine Chanet e composta anche dai giuristi Asma Jehangir (Pakistan) e Unity Dow (Botswana). Le conclusioni a cui è giunto il rapporto sono molto gravi, ad esempio viene precisato che in Cisgiordania Israele avrebbe violato in varie forme e modalità i diritti umani dei palestinesi a causa dell’esistenza degli insediamenti. Israele inoltre avrebbe cercato in tutti i modi di ostacolare le indagini, e, fatto ancor più grave, si sarebbe letteralmente fatto beffa delle leggi internazionali. “Queste violazioni sono tutte collegate e formano parte di una tendenza generale caratterizzata principalmente dal diniego al diritto all’autodeterminazione e alla sistematica discriminazione del popolo palestinese che avviene quotidianamente”, recita ancora il comunicato, che poi invitava Israele ad assicurarsi che i responsabili di tali violazioni dei diritti umani siano chiamati a pagare di fronte alla legge delle loro azioni. Sempre rapporto alla mano sarebbe dal 1967 che i governi israeliani hanno apertamente guidato, controllato e organizzato le operazioni di costruzione, consolidamento, pianificazione e incoraggiamento degli insediamenti. Una vera e propria responsabilità politica, che aumenta quindi la gravità della situazione.  Come se non bastasse il rapporto ha anche precisato che gli insediamenti vengono creati a esclusivo vantaggio degli ebrei israeliani, mantenuti in condizione di segregazione rispetto al resto della popolazione, costretta a vivere nei territori palestinesi occupati. Tale sistema di segregazione, secondo l’Onu, verrebbe infine facilitato dallo stretto controllo di militari e polizia, che si farebbero beffe dei diritti della popolazione palestinese. Dulcis in fundo nel rapporto si è anche constatato come Israele stia “commettendo gravi violazioni dei suoi obblighi relativi al diritto di autodeterminazione e al diritto umanitario”. “La gravità delle violazioni relative alle politiche di sequestro di proprietà, di sgomberi forzosi, di demolizioni e di sfollamenti mostra l’ampia varietà delle violazioni ai diritti umani compiute ai danni dei palestinesi” ha detto, durante la presentazione del rapporto, un altro membro della commissione, Unity Dow. Ma c’è di più. Secondo molte fonti le violazioni elencate nel rapporto, e la stessa politica degli insediamenti, violerebbero sostanzialmente le Convenzioni di Ginevra del 1949 e costituirebbero quindi degli autentici crimini di guerra la cui giurisdizione sarebbe della Corte Penale Internazionale. Dal conto suo Israele continua a farsi beffe delle decisioni dell’Onu, accusando anzi il Consiglio di essere di parte. Appare dunque chiaro come per alcuni paesi le indicazioni dell’Onu siano vincolanti, per altri meno. Lo stesso Israele si è permesso nei giorni scorsi di violare lo spazio aereo siriano e di bombardare obiettivi nei pressi di Damasco. Altri paesi, per meno, sarebbero stati costretti alla resa o invasi.

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