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17 Agosto 2013

Gli assassini della pace
di Nicola Nasser
Traduzione di Maria Chiara Starace

I coloni israeliani ebrei del territorio palestinese che era stato occupato da Israele nel 167, stanno dettando unilateralmente la demarcazione dei confini con qualsiasi futuro stato palestinese, rendendone quindi impostile la sua creazione; tenendo in ostaggio il processi decisionale di Israele, sono diventati gli assassini della pace, che hanno portato allo stallo attuale il processo di pace israelo-palestinese.

All’inizio dell’estate del 1995, il “nuovo storico” Avi Shlaim, israeliano-britannico, nato in Iraq, ha scritto sul “Journal of Palestine Studies [Rivista di studi palestinesi]: “I coloni ora sono coloro che determinano il piano politico interno di Israele.”

I loro numeri allora si calcolavano in diecine di migliaia; ora ci sino tre quarti di un milione di coloni. Il Capo del “Consiglio Regionale della Samaria” degli insediamenti illegali della Cisgiordania palestinese (la sponda occidentale del fiume Giordano)   occupata da Israele, Gershon Mesika, il 6 agosto di questo anno, si è vantato che lì ci saranno un milione di coloni “soltanto fra 3  anni,” dicendo ad “Arutz Sheva” on line, che “l’impresa degli insediamenti in Giudea e Samaria (cioè la Cisgiordania palestinese) ha superato il punto di non-ritorno.

In un articolo  sul “The National Interest”, (rivista bimensile americana di politica estera, n,d.t.) del 6 settembre 2012, il Presidente del progetto Stati Uniti/Medio Oriente, Henry Siegman,  dice di essere d’accordo che il progetto dell’insediamento coloniale di Israele ha raggiunto la sua  prevista irreversibilità, non soltanto a causa della sua profondità ed ampiezza, ma anche dell’influenza  politica dei coloni e dei loro sostenitori all’interno di Israele.”

Quando Benjamin Netanyahu ha assunto il secondo mandato come primo ministro e avendo come ministro degli esteri il colono Avigdor  Lieberman, il giornale tedesco Süddeutsche Zeitung, citato dalla rivista tedesca Der Spiegel il 17 marzo 2009, ha scritto: “Netanyahu e Lieberman sono i becchini  del processo di pace in Medio Oriente. Vogliono mantenere l’occupazione ed espandere gli insediamenti.”

La campagna di Netanyahu per il suo primo mandato,  nel 1975, è stata biasimata dai media israeliani per aver creato il giusto ambiente che ha portato all’assassinio del “padre” del primo scodo di pace di Oslo con i palestinesi nel 1993; da allora il “processo di pace” è stato in fase di stallo.

L’imminente governo del terzo mandato di Netanyahu come primo ministro, è ora definito il “governo dei coloni” oppure un governo favorevole ai coloni”, la cui sopravvivenza è assicurata da una Knesset guidata dal presidente Yuli Edelstein, lui stesso colono illegale della colonia Neve Daniel in Cisgiordania, che ha di recente richiesto l’annessione di due terzi dell’area della Cisgiordania.

Questo è un appello cui ha dato ripetutamente voce il partito ebraico pro-coloni, socio della coalizione governativa di Netanyahu, che ha  tre ministeri chiave, compreso quello dell’edilizia e che controlla il comitato parlamentare della finanza. Netahnyahu ha dichiarato il suo appoggio al piano della Casa Ebraica. Il Ministro dell’Economia Naftali Bennett è stato il presidente del consiglio degli insediamenti illegali in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza ed è ancora un propugnatore dell’imposizione della sovranità unilaterale sulla “Area C” in Cisgiordania. Uzi Landau, del partito Ysraeli Beiteinu” di Lieberman, ha il dicastero del turismo. L’ardente sostenitore degli insediamenti, Moshe Yaalon, ha il ministero della Difesa. Il vice ministro degli Esteri, Zeev Elkin, è un colono. Il ministro dell’Istruzione, Shai Piron, del partito cosiddetto “centrista” Yesh Atid, di Yair Lapid, è un rabbino  colono; Lapid stesso che è il ministro delle Finanze, appoggia la “crescita” degli insediamenti perfino durante i colloqui di pace e rifiuta qualsiasi sovranità palestinese a Gerusalemme Est, in base a qualsiasi patto.

The Jewish Press [La Stampa Palestinese]  (settimanale americano che contiene una rassegna di giornali ebraici pubblicati in tutto il mondo, n.d.t.)  l’8 agosto ha riferito che il vice ministro della Difesa, Danny Danon del partito Likud, ha detto che le “opinioni” del capo negoziatore di Israele , il ministro della Giustizia, Tzipi Livni, il cui partito Hatnua occupa sei seggi soltanto nella Knesset dominata dai coloni, “non rappresentano la maggioranza del governo attuale.” Il ruolo della signora Livni nel “governo  di coloni” di Netanyahu sembra un mezzo superficiale che è destinato soltanto ad aggirare la pressione statunitense per la ripresa dei colloqui di pace.

Il sistema proporzionale di Israele – i coloni che votano e i partiti politici e i gruppi  pro-coloni negli anni hanno accumulato sufficiente influenza politica che è molto superiore ai loro numeri per determinare l’equilibrio interno di potere, decidere il risultato elettorale e ordinare il loro piano. Tengono in ostaggio il sistema. Finora sono diventati i veri assassini della pace.

Il 28 luglio 2013, Barak Ravid, ha scritto sul quotidiano Haaretz che “Netanyahu sta agendo con tale debolezza come un prigioniero….un ostaggio di questi soci della sua coalizione favorevole ai coloni.”

Nell’intervallo tra la prima e la seconda fase dei negoziati di recente ripresi, Israele ha approvato un “nuovo” insediamento e di 1.700 unità di insediamenti a Gerusalemme Est; il governo ha incluso 90 insediamenti in una nuova lista di “aree di sviluppo a priorità nazionale idonee ad avere benefici speciali; la lista comprendeva anche le tre in precedenza create dal governo israeliano come “avamposti illegali”, cioè Bruchin, Rachelim e Sansana.

Adesione di facciata degli Stati Uniti

L’11 agosto 2013, il Segretario di Stato americano John Kerry, ha reagito ripetendo da Bogotà, Colombia, la posizione del suo paese, “invariata” fin dal 1967. Gli Stati Uniti “considerano tutti gli insediamenti illegittimi e avevano “comunicato molto chiaramente quella linea politica a Israele.”

Ironicamente, “il progetto dell’ insediamento israeliano” ciò nondimeno è diventato “irreversibile” prendendo in giro  la illegittimità ripetutamente dichiarata dagli Stati Uniti come una semplice promessa vuota che è stata ovunque una copertura finemente velata della reale protezione degli Stati Uniti dell’espansione accelerata fin dal progetto di “Israele coloniale”.

Nessuna meraviglia, quindi, che Kerry dalla Colombia si “aspettasse” quello che Peter Beinart ha descritto sul sito web americano di informazioni Daily Beast il 12 agosto come “l’apertura delle chiuse degli insediamenti” proprio due giorni prima che della seconda fase dei negoziati  palestinesi-israeliani appoggiati dagli Stati Uniti, che sono stati ripresi a Washington D.C. il 29 luglio 2013.

Cosa ancora peggiore, Kerry ha difeso in modo pragmatico la “nuova apertura delle chiuse degli insediamenti”, come incentivo che “sottolinea l’importanza di arrivare al tavolo….rapidamente,” ignorando con insensibilità la reazione palestinese.

Il 18 maggio il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha detto che Netanyahu deve scegliere tra la chiusura degli insediamenti e la pace. Il Segretario generale dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), Yasser Abed Rabbo, e i principale negoziatore dell’OLP Saeb Erakat, hanno detto che stavano considerando la possibilità di non partecipare alla seconda fase dei colloqui, programmata per il 14 agosto a Israele. Membro del Comitato esecutivo dell’OLP, la signora Hanan Ashrawi, ha condannato i più recenti piani israeliani di insediamenti chiamandoli “misure di distruzione della fiducia.” Il sua collega Wasef Abu Yusuf, ha concluso che l’OLP ha commesso un “grosso errore” partecipando ai colloqui appoggiati da Kerry. Il portavoce della presidenza della presidenza palestinese, Nabil Abu Rudeineh, ha detto che i più recenti piani di Israele “mirano a bloccare i tentativi di pace.”

Tuttavia, l’OLP è troppo debole per tradurre le sue parole in azioni e ha contestare  la dichiarazione di Kerry che il problema degli insediamenti non dovrebbe far deragliare la ripresa dei colloqui di pace.

Gli Israeliani senza bussola

L’organizzazione Americans for Peace Now [Americani per la pace adesso] in un rapporto intitolato ” Gli insediamenti e il governo di Netanyahu : una politica deliberata per indebolire la soluzione dei  due stati,” ha detto che nelle “sue politiche e azioni” questo governo “rivela una chiara intenzione di usare gli insediamenti per indebolire sistematicamente e rendere impossibile una soluzione realistica, fattibile dei due stati per il conflitto israelo-palestinese.”

Durante un tavola rotonda a latere della Iniziativa Globale Clinton tenutasi a New York il 22 settembre 2011, l’ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton ha biasimato la “Amministrazione Netanyahu” e quella che chiamava uno “spostamento demografico a Israele,” che era un riferimento indiretto al progetto degli insediamenti, per il fallimento del processo di pace.

In: “Un messaggio da un sionista di vecchia data al popolo israeliano,” Robert K. Lifton, un ex presidente del Congresso Ebraico Americano (American Jewish Congress), l’8 agosto di questo anno ha sollecitato gli israeliani  “a chiarire la direzione che vogliono che segua il loro paese,” “separare Israele dai palestinesi” ed evitare di essere intrappolati in una soluzione di un stato bi-nazionale.

L’appello di Lifton, tuttavia, suona come un grido nel deserto  dei coloni. Gli israeliani devono ancora liberarsi dalla condizione di ostaggi di questi assassini della pace. Fino ad allora, gli israeliani continueranno a navigare senza bussola, rifiutando la soluzione di un solo stato, la soluzione dei due stati, la soluzione dello stato bi-nazionale, e qualsiasi altra proposta di  soluzione per la pace, eccetto la loro pace – uccidere il progetto dell’insediamento coloniale che Henry Siegman – il giornale americano The Forward il 5 ottobre 2012, parla di lui  come di “un anziano uomo di stato ebraico” – crede sia “suicida.”

E’ estremamente probabile che i coloni ricorrano al fatto che Israele stessa è il prodotto di un “progetto coloniale di insediamenti,” che finora si è dimostrato riuscito; presumibilmente stanno scommettendo anche sull’appoggio indistruttibile dell’altro progetto coloniale di insediamenti ben riuscito che sono diventati gli Stati Uniti d’America.

 


Nicola Nasser è un importante giornalista arabo che risiede a Birzeit, nei territori palestinesi occupati della Cisgiordania. nassernicola@ymail.com


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte:http://www.zcommunications.org/the-killers-of-peace-by-nicola-nasser

Originale: Nicola Nasser’s ZSpace Page

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