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lunedì 1 aprile 2013 09:38

Land Day: il racconto di un poliziotto israeliano
di Haolam Haze



Testimonianza anonima di un poliziotto che prese parte alla repressione delle proteste nel '76. Ne pubblicò la storia il settimanale israeliano Haolam Haze il 7 aprile '76.

Gerusalemme, 1 aprile 2013, Nena News - "Ho avuto poca fortuna (ne è testimone la mia fronte gonfia) e sono stato selezionato tra le forze di polizia inviate a calmare le rivolte scoppiate tra gli arabi della Galilea, nel giorno che chiamano Giornata della Terra. Dopo aver letto gli articoli scritti dai giornalisti presenti, la sola cosa che mi resta è liberarmi dell'onere e dei doveri di poliziotto e mostrare le cose per quello che sono. Non sono di sinistra, ma la natura dei miei pensieri su quanto accaduto in Galilea il 30 marzo (1976, ndr) sarà certamente attribuito al blocco di sinistra che il mio cuore spezzato vede come l'unico che abbia una visione oggettiva. Il 30 marzo a mezzanotte e mezzo la mia compagnia è stata chiamata per una riunione, su cui aleggiava l'odio verso la comunità araba e durante la quale abbiamo sentito dire che eravamo obbligati a usare la violenza contro coloro che disturbavano i nostri sonni, gli arabi. Quando siamo arrivati sul posto, non siamo stati accolti dal lancio di pietre e le nostre "forze" sono entrate nel villaggio con veicoli blindati - che mi hanno ricordato i racconti dei miei genitori sul Mandato Britannico. Visto il palese fastidio della gente del villaggio, gli ufficiali hanno cominciato ad aprire il fuoco con i mitra in loro possesso. La soddisfazione riempiva gli ufficiali, non capita tutti i giorni di sentirsi dei supereroi. Due ufficiali hanno superato se stessi, un sergente maggiore e un responsabile della logistica, che hanno dato sfogo alla loro frustrazione verso la vita di ufficio sparando e terrificando i residenti del villaggio. Il responsabile della logistica ne ha colpiti due, di cui uno è morto poco dopo per le ferite riportate. Dopo che gli abitanti del villaggio sono fuggiti per mettersi in salvo, le forze militari sono entrate in alcuni appartamenti e hanno sfogato la loro rabbia contro tutto ciò che trovavano nelle case. Ho visto con i miei occhi distruggere televisioni, giradischi, quadri e tanto altro ancora. Una visione che mi ha riportato alla mente le poesie di Bialik e Tchernichovsky sui pogrom contro gli ebrei alla fine del XIX secolo scorso e all'inizio del XX. Quello che mi ha colpito più profondamente è stato il tremendo odio verso gli arabi che governava le azioni dei miei commilitoni, un odio che ha trovato nel 30 marzo soltanto una sua minuscola espressione. Dobbiamo abbandonare il nostro odio per i figli di Ismaele, se vogliamo trovare una giustificazione al nostro legittimo diritto di risiedere in questo Paese".

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