Fonte: Invicta Palestina

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Mag 27, 2017

 

Assolti per lo striscione contro Israele sulla sinagoga di Vercelli: “Non fu odio razziale”

di Federica Cravero

 

Il giudice ha ritenuto che la protesta di due antagonisti non rappresentasse un caso di antisemitismo

 

Il tribunale di Vercelli ha assolto dall’accusa di incitamento all’odio razziale Alessandro Jacassi e Sergio Caobianco, due vercellesi che nel luglio 2014 avevano appeso uno striscione sulla sinagoga di via Foa con le scritte “Stop bombing Gaza”, “Free Palestine” e “Israele Assassini”.

 

Assistiti dagli avvocati Gianluca Vitale e Laura Martinelli, i due avevano rivendicato la protesta, che era avvenuta nei giorni dell’operazione Margine protettivo condotta dall’esercito israeliano contro Hamas ma avevano anche spiegato che “l’azione non era a sfondo razzista: era un grido di dolore di fronte al bombardamento di Gaza. Non aveva assolutamente niente a che fare con il popolo ebraico, la cui storia amiamo e rispettiamo più di chiunque altro”.

 

La procura, invece, aveva chiesto per loro quattro mesi di reclusione. La Comunità ebraica di Vercelli, assistita dall’avvocato Tommaso Levi, si era costituita parte civile. All’indomani dell’episodio i responsabili della sinagoga avevano presentato una denuncia per diffamazione, mentre il reato contestato dalla procura era stato di istigazione all’odio razziale. “Dal nostro punto di vista – spiega la presidente della comunità, Rossella Bottini Treves – non è mai stato un processo di natura politica né un processo sul conflitto israelo-palestinese, ma il gesto è ritenuto grave perché possibile oggetto di pericolose strumentalizzazioni. Riteniamo, infatti, che il tempio israelita sia un luogo sacro e inviolabile e quindi sarà nostro compito tutelarne l’integrità, la sicurezza e denunciare qualsiasi tipo di oltraggio si dovesse verificare in futuro”.

 

Amira Hass chiamata a testimoniare

Vedi: You Tube/watch

 

Comunicato Stampa

Assoluzione piena “perché il fatto non sussiste”

 

Oggi 24 maggio a Vercelli si è concluso il processo istruito contro due giovani Alessandro Jacassi e Sergio Caobianco che nel luglio del 2014 avevano -come loro stessi hanno ammesso – affisso uno striscione sulla cancellata della sinagoga di Vercelli recante la scritta “ Stop bombing Gaza, Free Palestine, Israele assassino”in seguito all’attacco militare di Israele contro Gaza noto come Margine Protettivo. Lo striscione è stato affisso nella notte del 17 luglio a ridosso dell’uccisione di 4 bambini che giocavano a pallone sulla spiaggia di Gaza La presidente della Comunità ebraica di Vercelli ha sporto denuncia contro i due giovani identificati dalla telecamera di sorveglianza , accusandoli di propaganda di idee basate sulla discriminazione e istigazione all’odio razziale.

In una memoria scritta i due giovani hanno affermato: “Il nostro gesto non ha nulla a che vedere con il razzismo” e più avanti “ Lo Stato di Israele e le scelte perpretrate dal suo governo sono cosa per noi distinta dal popolo ebraico e contestare il governo israeliano non vuol dire attaccare il popolo ebraico.”

Il processo si è svolto in un periodo caratterizzato da numerosi interventi in Italia delle Comunità ebraiche spalleggiate dall’Ambasciata israeliana volte a impedire dibattiti nelle aule universitarie o proiezioni di film in solidarietà con il popolo palestinese che fra pochi giorni dovrà subire il cinquantesimo anniversario dell’occupazione israeliana.

Dopo quattro udienze il processo è arrivato alla conclusione finale con l’assoluzione piena degli imputati “perché il fatto non sussiste”, mentre il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 4 mesi degli imputati con le attenuanti generiche.

 

Questo processo assume una rilevante importanza in quanto è la prima volta che dinanzi alla denuncia alla magistratura di una Comunità ebraica contro la manifestazione di un pensiero critico nei confronti dello Stato di Israele si arriva a una sentenza assolutoria facendo cadere le accuse di istigazione all’odio razziale e di propaganda di idee basate sulla discriminazione.

Giorgio Forti e Carla Ortona, Rete ECO- Ebrei Contro l’Occupazione – Norberto Iulini, Pax Christi Campagna Ponti e non Muri

 

IL Processo:

Vercelli, striscione anti-Israele sulla sinagoga: in due a processo per odio razziale, Moni Ovadia tra i testi

 

L’episodio nel 2014, gli imputati sono attivisti di un centro sociale: i loro avvocati chiamano a testimoniare anche il noto attore e scrittore di origini ebraiche l’attore Moni Ovadia, il coordinatore nazionale di Pax Christi don Renato Sacco, l’ex rappresentante a Gerusalemme dell’Oms per i “territori occupati” in Palestina Angelo Stefanini: sono alcune delle persone che nei prossimi mesi interverranno in tribunale a Vercelli per testimoniare in difesa di due giovani attivisti di un centro sociale processati per avere affisso uno striscione contro Israele.

La loro audizione è stata chiesta dagli avvocati Gianluca Vitale e Laura Martinelli, che intendono, fra l’altro, porre delle domande su cosa accadde nella Striscia di Gaza nel 2014, all’epoca dell’operazione ‘Margine Protettivo’, con riferimenti espliciti alla politica del governo israeliano. I due attivisti, in quei giorni, avevano appeso ai cancelli della sinagoga di Vercelli un drappo con le scritte “Stop bombing Gaza – Israele assassini – Free Palestine”. Adesso risponderanno di propaganda di idee basate sull’odio razziale. Ma la difesa afferma che si tratta solo di legittime critiche alle iniziative dello Stato, e non alla comunità o alla religione ebraica. I testimoni, come si ricava dagli atti del processo, dovranno riferire, per esempio, sui “danni alla popolazione civile causati da ‘Margine Protettivo’, o sulla “distruzione di una scuola per l’infanzia” nella Striscia di Gaza.

Di segno diametralmente opposto, subito dopo l’episodio, era stata la reazione di diversi esponenti delle comunità ebraiche di tutta Italia, compreso il presidente di quella di Roma, Riccardo Pacifici: “E’ stato affisso un ignobile striscione. Un luogo sacro è stato violato con scritte che inneggiano all’odio. Certi metodi utilizzati da chi vuole la distruzione di Israele non possono essere accettati sul territorio italiano”.

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