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14 dicembre 2018

 

La mappa delle proteste dei gilet gialli in Europa

di Barbara Ciolli

 

In Germania l'AfD mette il cappello sul malcontento popolare e lo convoglia contro i migranti. In Belgio e in Olanda prevalgono i temi sociali. In Gran Bretagna e Italia quelli contro l'Ue.

 

Ci scherzano su in Germania, a 100 anni dalla rivoluzione rossa che nel 1918 portò un fiume di bandiere di Lenin in strada e i soviet al potere, per una breve parentesi. «La rivoluzione è alle porte» promettono i gilet gialli spuntati tra i tedeschi. Tornerà l'anarchia, ma stavolta saranno «Revoluzzer», rivoluzionari in braghe di tela senza idee né valori in testa, niente a che fare con il vento dell'Est che all'inizio del secolo breve spazzò anche Monaco e Berlino. Ma il termine dispregiativo usato in Germania per etichettare gli sparuti gilet gialli scesi in piazza il primo dicembre per una nuova «rivoluzione tedesca», è una sottovalutazione, secondo chi segue gli sviluppi delle nuove destre in Germania. Pochi hanno manifestato, ma in poche settimane i profili Facebook dei gileti gialli tedeschi hanno raccolto oltre 20 mila adesioni. Dietro l'exploit, dicono alcune ricerche, c'è l'attivismo in Rete di Alternative für Deutschland (AfD

 

SÌ DI SINISTRA RADICALE, ESTREMA DESTRA E POPULISTI

L'estrema destra tedesca che, dal 2017, è entrata per la prima volta al Bundestag – come terzo partito – sta mobilitando le sue truppe per fare incetta, alle Europee e alle Amministrative del 2019, del serbatoio degli elettori frustrati attratti dai gilet gialli. La protesta esplosa in Francia sta rimbalzando in altri Stati europei, soprattutto grazie ai social media. Oltralpe e anche in Italia, la sinistra radicale e movimenti populisti come i 5 stelle abbracciano la causa, pronti come l'estrema destra a raccogliere le istanze dal basso «contro il sistema». Sui gilet gialli il Fronte Nazionale di Marine Le Pen e Casa Pound stanno dalla stessa parte della Gauche diJean-Luc Melenchon e di Potere al Popolo o di Beppe Grillo. In Germania non va diversamente: anche la leader della sinistra radicale tedesca (die Linke) Sahra Wagenknecht punta a sottrarre alle destre la rabbia popolare e ha teso la mano ai contestatori.

 

GILET GIALLI TEDESCHI ANTI-MIGRANTI E ANTI-SIONISTI

Ma l'appoggio del sottobosco delle destre estreme è più forte. I gilet gialli tedeschi non chiedono la caduta del governo Merkel ma si scagliano controil patto sulle migrazioni dell'Onu, fortemente appoggiato dalla cancelliera, e accusano i politici di essere marionette delle multinazionali americane e delle élite – sioniste – dei poteri forti. Il complottismo contro i Rotschild e altri grandi famiglie, accusate anche di spingere i migranti verso la Germania e il Nord Europa, è tipico del milieu dei gruppi di estrema destra e neo-nazi tedeschi. Anche Lutz Bachmann. l'agitatore populista dei Pegida, il movimento dei Patrioti europei contro l'islamizzazione dell'Occidente che include naziskin ed estremisti armati, ha fatto sue queste dietrologie. I gilet gialli sono un contenitore della frustrazione popolare e, politicamente, AfD può rilevare quest'elettorato come ha fatto suo quello dei Pegida.

 

Tra gli amministratori delle pagine Facebook dei gilet gialli tedeschi ci sono soggetti legati a gruppi di estrema destra come I patrioti 2.0, Movimento identitario e Pro Chemnitz

 

CHEMNITZ, DAI PEGIDA AI GILET GIALLI

Il giro resta quello di chi ha scatenato la caccia all'uomo e le violenze sugli immigrati dilagate nell'Est. I debunker tedeschi di Volksverpetzer e #DieInsider e le ricerche del giornalista Lars Wienand e dell'attivista Frank Stollberg hanno ricostruito che su 20mila simpatizzanti dei gilet gialli, quasi in 3mila hanno espresso gradimenti online per Afd (meno di 500 per la Linke). Tra gli amministratori delle pagine Facebook dedicate al movimento importato dalla Francia spiccano poi soggetti legati a gruppi attenzionati dai servizi interni come I patrioti 2.0, Il Movimento identitario delle nuove destre francesi e tedesche e Pro Chemnitz. Chemnitz è la cittadina delle migliaia di dimostranti violenti contro i migranti dell'estate scorsa. A Chemnitz, nella Sassonia di Dresda roccaforte di AfD, sono forti i Pegida e di Chemnitz è il coleader – per 40 anni nella Cdu di Merkel – e stratega di AfD Alexander Gauland. È un cerchio che si chiude.

 

I BLOCCHI DEI GILET GIALLI IN BELGIO

Jörg Meuthen, copresidente con Gauland di AfD e candidato di punta alla Europee del 2019, ha messo il cappello sulla protesta dei gilet gialli, un «monito per la Germania» dove, ha sottolineato, il malcontento è grande sulle politiche di accoglienza. Finora la risposta dei tedeschi nelle piazze è stata un flop: poche decine tra Norimberga, Monaco, Hannover e Berlino. Ma Pegida e gilet gialli sono vasi comunicanti, e come a Chemnitz la rabbia sembrò esplodere dal nulla anche in Germania potrebbero sbucare masse di forconi: per le Legislative 2017 AfD dominò per tweet in Rete, piazzandosi terza forza, ed è in corsa per diventare secondo partito. In Belgio, dove il governo è sul punto di cadere, il gioco dei gilet gialli si è fatto da subito duro, complice l'onda lunga della guerriglia parigina: il 30 novembre e l'8 dicembre a Bruxelles si sono radunati centinaia di contestatori, con lanci di bottiglie, auto incendiate, strade bloccate e decine di arresti.

 

PROTESTE SOFT IN OLANDA, GRAN BRETAGNA E ITALIA

Gli slogan dei belgi sono più simili a quelli francesi, cioè più orientati a sinistra: contro lo smantellamento del welfare, il rincaro dei beni di consumo, per stipendi più alti. Anche in Olanda la mobilitazione è arrivata in forma più soft, qui le paure economiche e per la tenuta dello stato sociale sono egualmente forti, ma tra l'Aja e Maastricht è sfilato anche un centinaio di attivisti più aggressivi, no vax e no migranti. Anche in Gran Bretagna ci sono state le prime proteste di gilet gialli pro-Brexit Il 14 dicembre, sul ponte di Westminster a Londra, c'è stata una manifestazione di euroscettici radicali. Erano poche decine di persone I partecipanti si sono schierati all'imbocco del ponte al grido di «Brexit ora» e contestando i tentativi di compromesso di Theresa May con l'Ue. Il corteo si è limitato a bloccare il traffico di bus e automobili. In Italia è nato il Coordinamento nazionale dei gilet gialli, con oltre 9 mila like in poche settimane sulla pagina Facebook. Torino è la loro roccaforte e il loro motto è ItalExit, centrale l'opposizione all'Ue e all'euro. «Non siamo contro il governo ma contro l'Europa», affermano e un endorsement al ramo italiano è arrivato dal grillino Ivan Della Valle: «Se anche voi pensate sia arrivato il momento dei fatti e non delle promesse aderite al Coordinamento nazionale gilet gialli», ha postato l'ex deputato del M5s, tra i travolti dallo scandalo rimborsopoli.

 

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