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29.05.2018

 

Alla mercè dello straniero

di Costantino Ceoldo 

 

Mai come in questi momenti mi tornano alla mente le parole di Dante, quando si riferiva alla terra italica come “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!”. Chiunque avesse riposto delle speranze sul futuro della nostra Patria dopo le elezioni del 4 aprile, ha capito quanto fossero vane proprio domenica 27 maggio. Dopo due mesi di trattative difficili, il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord di Matteo Salvini erano giunti ad un accordo per formare il nuovo governo. Avevano anche scritto la lista dei ministri che il lunedì successivo avrebbero potuto entrare in carica per cominciare a lavorare e, nelle idee, correggere alcune delle storture del nostro Paese.

 

E invece no. L’interpretazione della Costituzione fatta propria dal presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha fatto sì che l’accordo saltasse, ufficialmente sul nome di Paolo Savona, scelto come futuro ministro dell’economia. Paolo Savona è sempre stato un uomo di apparato, ricoprendo incarichi prestigiosi nel sistema italiano. È un docente universitario di economia che ha partecipato alla stesura dei trattati europei: li conosce bene, avendoli visti nascere. Soprattutto, si ricorda perfettamente di come era l’economia italiana al tempo della vecchia moneta, prima dell’Euro. Ma a sua onta gli è stato imputato l’aver criticato proprio…. l’Euro e l’Europa, così come sono oggi. Savona voleva sedersi ad un tavolo con i tedeschi, i francesi e le altre anime belle del nord Europa e ridiscutere i trattati, correggendo il peggio per ottenere il meglio. Un programma ambizioso e forse un tantino ingenuo visto gli spietati con cui avrebbe dovuto confrontarsi. La Grecia non ha insegnato nulla a nessuno? Tuttavia, il presidente Mattarella ha rifiutato il nome di Sergio Savona e questo ha fatto precipitare la situazione. Non poteva farlo, secondo alcuni, secondo altri si. La Costituzione italiana a volte sembra essere un fumoso ed arbitrario esercizio di interpretazioni. 

Nei giorni precedenti, l’Italia è stata trattata in modo ignobile dalla stampa internazionale: noi italiani siamo stati perfino definiti “scrocconi” dai giornali tedeschi. I servizi segreti della Germania sarebbero stati allertati riguardo le scelte italiane. Lo spreadsui nostri titoli di Stato ha cominciato a salire, come era ovvio aspettarsi. Anche certi giornali inglesi, che non hanno ancora digerito il Brexit, hanno buttato benzina sul fuoco. La grande stampa italiana ha tenuto fede alla sua consolidata natura di serva di regime, criticando nuovamente le scelte degli elettori italiani, perfino definendoli “plebei” e guardandosi bene dal difendere quella Patria dalla quale riceve cospicui finanziamenti, pagati con le tasse degli italiani che lavorano.

 

Sia il Movimento 5 Stelle che la Lega Nord hanno reagito con rabbia alla scelta di Mattarella, accusandolo di essere prono agli interessi stranieri e dimenticare quelli italiani. In particolare, Luigi Di Maio dei 5 Stelle ha parlato di impeachmentnei confronti del presidente Mattarella accusandolo di una violazione plateale dell’articolo 92 della Costituzione italiana. Temo tuttavia che questa strada sia molto in salita, come quella verso nuove elezioni. 

 

Questa è l’Italia di adesso. Non puoi criticare l’Euro e l’Unione Europea altrimenti i “mercati” ti saltano addosso e ti impediscono di avere un governo e dei ministri, anche se ci sono i numeri per averli ed il popolo li ha votati. Mattarella ha subito proposto il signor Carlo Cottarelli come possibile Primo Ministro e non mi stupirei se la lista dei ministri fosse già pronta. Si tratta di un altro esperto di economia (sic!) molto gradito però alla finanza internazionale. Mi chiedo quale uomo politico del nostro Parlamento avrà il coraggio di votarlo. Sarebbe un suicidio politico perché non ci sarà nessuna maggioranza a formare un governo alternativo a quello Lega-5Stelle.

 

L’Italia non è una colonia tedesca. Non dobbiamo e non possiamo rendere conto del nostro agire a Londra, Berlino, Bruxelles e ogni delinquenziale circolo economico che opprime i popoli e ingrassa le banche.  Per troppo tempo abbiamo accettato i soprusi della Merkel e del suo pupazzo Juncker. È un problema tedesco se Deutsche Bankè una bomba di debiti pronta a fallire. Non sta al popolo italiano salvarla, di sicuro non riducendosi alla fame per soddisfare i banchieri tedeschi. Per troppo tempo abbiamo, invece, permesso che altri, da fuori, decidessero i Primi Ministri del governo italiano attraverso una continua e spietata ingerenza nei nostri affari interni. Più abbiamo ceduto, più le richieste sono aumentate. Ma sottomettersi è un difetto patologico che va combattuto e non esaltato. Tsipras ha tradito il suo popolo, condannando la Grecia alla stagnazione, alla fame e alla miseria. Tradita dai suoi vertici più alti, la Grecia è ora prona, con la schiena quasi spezzata: la culla della Filosofia avrebbe bisogno di un nuovo Pericle, ma non se ne vedono all’orizzonte.

 

Qui da noi, il sindaco di Roma, la signora Virginia Raggi, ha il volto pulito delle persone per bene. Ha messo mano ad una situazione difficile, per alcuni versi un vero e proprio verminaio ed ha cominciato a rimediare al modo di fare politica di chi l’ha preceduta. Immaginate un governo nazionale di persone simili. Non chiediamo loro di essere perfette, scevre da errori e difetti. Chiediamo loro di amare sinceramente l’Italia perché il vero amore porta con sé, naturalmente, obblighi ed imperativi certi. La vecchia classe politica italiana non è quindi solo e semplicemente spaventata dal nuovo che avanza: ne è terrorizzata. Ha paura di finire prima in galera, spazzata via da nuove inchieste giudiziarie, poi passare alla Storia come quel branco di maiali che hanno trattato la Patria alla stregua di una mangiatoia a cui abbuffarsi, mentre la svendevano con comodo allo Straniero. 

L’Italia deve essere diversa. L’Italia deve avere un destino diverso dall’essere alla mercé dello Straniero. Per cui chiedo ai lettori italiani, ai miei compatrioti, a tutti quanti, anche a quelli in divisa, anche a loro chiedo: non siete stufi di questo schifo? Non siete stufi di come siamo trattati e di come siamo traditi? Non siete stufi del niente che giorno dopo giorno stiamo diventando e che è esattamente il contrario di quello che eravamo, di quello che invece potremmo essere?

 

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