il Manifesto

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06 apr 2018

 

«Non siamo pagati per farci ammazzare»

di Michele Giorgio

 

Hamas annuncia risarcimenti alle famiglie delle vittime della “Marcia del Ritorno”. Israele parla di «incentivi al terrorismo». Oggi altre decine di migliaia di palestinesi manifesteranno sulle linee di demarcazione con lo Stato ebraico. Si teme un nuovo bagno di sangue

 

Gaza, 6 aprile 2018, Nena News –

 

AGGIORNAMENTI:

 

0re 17:00 Quarta vittima palestinese

Si aggrava ulteriormente il bilancio di morti palestinesi. Ora sono quattro. Ucciso un ragazzo di 16 anni.

 

ore 16:15 Israele ha chiesto a giornalisti di lasciare l’area 

Il portale Middle East Eye riferisce che le forze israeliane stanno chiedendo ai giornalisti, tramite altoparlanti, di evacuare l’area. Cresce il timore che l’esercito adotti misure ancora più repressive per disperdere i palestinesi.

 

ore 15:30. 3 morti e 252 feriti. Lo riferiscono fonti del ministero della salute di Gaza

 

ore 14:45  Onu, Israele ha usato forza eccessiva 

L’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani ha accusato oggi Israele di aver fatto un “uso eccessivo della forza” durante la Marcia del Ritorno della scorsa settimana e ha espresso preoccupazione per le nuove violenze, parlando di “dichiarazioni inquietanti” delle autorità israeliane.

ore 14:30  Prima vittima palestinese: si chiama Ahmad Nizar Muhareb, 29 anni, colpito da fuoco israeliano ad est di Khan Yunis.

ore 14:10    Mezzaluna Rossa Palestinese: “40 palestinesi feriti per colpi di arma da fuoco. 81 a Gaza. Alcuni di questi sono in gravi condizioni”

 

ore 13:10  7 i feriti palestinesi per colpi di arma da fuoco. Tensione ad al-Bireh (Ramallah)

A Khan Yunis colpito al petto da un proiettile vero sparato dai soldati israeliani il giornalista palestinese Yaser Murtaja. Al momento sono 7 i feriti per colpi di arma da fuoco. L’esercito israeliano usa idranti per spegnere i pneumatici in fiamme. Migliaia i palestinesi al confine tra la Striscia e Israele.

Scontri a nord di al-Bireh (Ramallah) in Cisgiordania

 

ore 13:00 al-Zahar (Hamas): “Se Gaza è colpita, colpiremo Israele”

Il cofondatore di Hamas Mahmoud al-Zahar ha minacciato attacchi di rappresaglia qualora Israele dovesse colpire Gaza oggi. “Conosciamo il sentiero, anche se il mondo cospira contro di noi” ha detto al-Zahar intervenendo ad una manifestazione. A riferirlo è l’agenzia di stampa Shehab, affiliata al movimento islamico. “Se Gaza è colpita, colpiremo nel profondo [lsraele]” ha poi aggiunto.

L’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati) ha invitato Israele a non usare eccessiva forza contro i manifestanti palestinesi. Le armi da fuoco, ha fatto sapere la portavoce Elizabeth Throssell, dovrebbero essere solo l’ultima possibilità. Un ingiustificato ricorso ad un loro utilizzo – ha poi ricordato – può portare all’uccisione deliberata di civili, una violazione della Quarta Convenzione di Ginevra.

 

ore: 12:00  “Esercito israeliano: “Non permetteremo alcun danno alle infrastrutture di sicurezza e agiremo contro i manifestanti violenti”

La portavoce dell’esercito israeliano ha detto poco fa che scontri violenti stanno avendo luogo in cinque punti della Striscia di Gaza. L’esercito fa sapere che non permetterà alcun danno alle infrastrutture di sicurezza o alla recinzione al confine che protegge i civili israeliani e risponderà ad ogni manifestante violento. Dichiarata l’area attorno a Gaza “zona militare chiusa”

 

ore 11:15  Primi palestinesi feriti per colpi di arma da fuoco e gas lacrimogeni nella parte orientale di Jabalia e di Gaza

Due feriti da colpi di arma da fuoco e decine per i gas sparati dall’esercito israeliano a est di Jabalia (Striscia di Gaza). Un ferito per colpi di proiettile anche ad est di Gaza.

 

 ore 11:00 Sono centinaia i palestinesi ammassati al momento al confine tra la Striscia di Gaza e Israele, da Rafah (a sud) fino a Bait Hanun al nord.

 

ore 10:45   Fonti palestinesi: “Imbarcazioni israeliane sparano a pescatori gazawi”. Media israeliani riferiscono di pneumatici bruciati al confine tra la Striscia e Israele

Alcune imbarcazioni israeliane avrebbero sparato in direzione dei pescatori gazawi nel nord della Striscia di Gaza. A sostenerlo è il portale in arabo di Ma’an che non scrive però se ci siano stati o meno feriti. La stampa israeliana riferisce che al confine tra la Striscia di Gaza e Israele sono stati bruciati alcuni pneumatici. Il fumo denso provocato dalle gomme bruciate, insieme all’uso di alcuni specchi, sono le “armi” che i palestinesi hanno detto che useranno oggi per ostacolare i cecchini israeliani.

 

ore 9:45  È morto stamane un palestinese ferito gravemente venerdì scorso dai soldati israeliani durante le proteste della “Marcia del ritorno” avvenute nella Striscia di Gaza. Si chiamava Tha’ir Mohammed Raba’ e aveva 30 anni.

 

È la 20esima vittima palestinese

 

Pagati per morire.

Ecco come il coro delle agenzie di stampa italiane descriveva ieri i palestinesi di Gaza che a migliaia affolleranno anche oggi la fascia orientale della Striscia a ridosso delle linee di demarcazione con Israele. Pagati per morire dal movimento islamico Hamas che ha annunciato risarcimenti per le famiglie delle vittime del fuoco dei tiratori scelti israeliani che una settimana fa ha fatto morti e feriti tra i manifestanti palestinesi giunti sotto le barriere di confine durante la “Marcia del Ritorno”. I familiari dei morti riceveranno 3mila dollari, i feriti 500 dollari. Per le nostre agenzie quei soldi «potrebbero costituire» un incentivo alla violenza per gli abitanti di Gaza. Come se tremila dollari fossero una buona ragione per farsi ammazzare e 500 dollari un motivo valido per farsi ferire e rischiare una disabilità grave e permanente. Solo un profondo disprezzo dei palestinesi può far scrivere cose del genere che riflettono unicamente la posizione di Israele: la “Marcia del Ritorno” altro non è che un piano orchestrato da Hamas per lanciare attacchi terroristici contro lo Stato ebraico.

 

«Nessuno sforzo propagandistico al mondo, per quanto bieco o ingegnoso – ha scritto lo scrittore palestinese Ahmed Masoud su Ceasefire Magazine – riuscirebbe a far marciare volontariamente migliaia di persone verso il confine della loro prigione a cielo aperto, sapendo benissimo che ci sono centinaia di soldati senza scrupoli che aspettano dall’altra parte, pronti a premere il grilletto in qualsiasi momento». Questo, aggiunge Masoud, «è tipico dei colonizzatori. Dalla Marcia del Sale di Gandhi, alla Marcia su Washington di Martin Luther King, siamo stati tutti definiti ‘i barbari ignoranti’ che cercano di destabilizzare lo status quo di libertà e democrazia».

I palestinesi ricordano che non solo Hamas ma tutte le forze politiche, e la stessa Anp del presidente Abu Mazen, prevedono programmi di assistenza alle famiglie di persone morte o rimaste ferite nel conflitto. «Non si tratta di incentivi al terrorismo come sostiene Israele bensì di forme di aiuto alle famiglie delle vittime, che, è bene sottolinearlo, il più delle volte non erano combattenti ma semplici civili. I figli rimasti senza il padre o una moglie senza marito e priva di reddito non potrebbero vivere senza un sussidio. Accade in tutte le guerre e in tutti i conflitti, noi non siamo diversi dagli altri», dice al manifesto il giornalista Saud Abu Ramadan, aggiungendo che «in Occidente si stenta sempre più a riconoscere che i palestinesi di Gaza hanno il diritto di vivere liberi e non in una grande prigione gestita da Israele». Un “carcere”, aggiungiamo noi, dove le condizioni di vita per i due milioni di abitanti si sono fatte insostenibili. A dirlo sono le statistiche dell’Onu.

 

Oggi saranno altre decine di migliaia palestinesi – qualcuno dice almeno ‎‎50mila – ad affollare i cinque accampamenti eretti a 700 metri dalle barriere con Israele per chiedere la fine dell’assedio che strangola Gaza. Il rischio di un altro bagno di sangue è altissimo. «Se ci saranno provocazioni, ci sarà una reazione del tipo più duro, esattamente come la scorsa settimana», ripete il ministro della difesa israeliano, Avigdor Lieberman, per far capire che sul confine saranno schierati ancora una volta i tiratori scelti dell’esercito. Per ostacolarli i palestinesi bruceranno cataste di vecchi pneumatici in modo da alzare nuvole di fumo denso. Ieri è spirato un palestinese ferito gravemente venerdì scorso. Un altro è stato ucciso da un drone sulle barriere di confine. Sono 21 negli ultimi giorni. Nena News

 

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