http://nena-news.it/

26 feb 2018

 

1.000 morti per il blocco sulla Striscia

 

A sostenerlo è Ahmad al-Kurd, coordinatore di alcune organizzazioni benefiche nella Striscia di Gaza. La situazione nella piccola enclave palestinese è sempre più grave: mancano medicine, scarseggia l’acqua e l’elettricità è disponibile al massimo per 4 ore. Ieri ucciso dalla marina israeliana un giovane pescatore.

 

Roma, 26 febbbraio 2018, Nena News –

 

I 12 anni di assedio sulla Striscia di Gaza hanno provocato più di 1.000 morti. A denunciarlo ad al-Jazeera è stato ieri Ahmad al-Kurd, il coordinatore di alcune organizzazioni benefiche della Striscia. “Tra le 1.000 e più vittime del blocco – ha detto al-Kurd – 450 sono morte a causa del collasso del sistema sanitario a Gaza”.

 

L’assedio israeliano, insieme a quello spesso dimenticato egiziano, ha creato una situazione disperata nella piccola enclave palestinese: mancano le medicine, l’elettricità è disponibile per 4 ore al giorno al massimo e l’acqua scarseggia. In queste condizioni, molti dottori non possono operare. Soltanto negli ultimi giorni, sostiene al-Kurd, cinque neonati prematuri sono morti perché non hanno ricevuto un trattamento medico adeguato a causa delle terribili condizioni di vita che si vivono nella Striscia.

 

Al-Kurd non usa mezzi termini: quello che vivono i due milioni di palestinesi stipati in questo fazzoletto di terra è un “disastro sotto tutti i punti di vista – da quello sanitario, a quello ambientale, sociale ed energetico”. “Il governo palestinese deve fornire ai residenti [della Striscia] medicine, assistenza sociale, pagare i salari degli impiegati pubblici e spingere per l’apertura dei valichi di confine”. Più facile a dirsi che a realizzarsi: israeliani (ed egiziani) non hanno alcuna intenzione ad alleggerire la morsa sul piccolo di lembo di terra palestinese, l’Occidente (Unione europea e Usa in testa), al di là di qualche dichiarazione estemporanea, restano nei fatti indifferenti e il mondo politico locale è ancora troppo diviso. La presunta unità annunciata qualche mese fa tra i due principali partiti palestinesi (Hamas e Fatah) resta una chimera a cui solo in pochi continuano a crederci.

E alle parole e promesse della politica fa da contraltare l’amara realtà quotidiana vissuta dai palestinesi. La mancanza di elettricità è sicuramente uno dei loro maggiori problemi, ma anche uno dei loro principali pericoli. La sua scarsa disponibilità li ha infatti costretti ad utilizzare fonti alternative di “energia” che però, afferma al-Kurd, hanno provocato dal 2006 (anno d’inizio del blocco israeliano) la morte di almeno 100 persone. “L’uso di candele, legna e generatori hanno causato incendi all’interno delle case uccidendo diversi bambini e adulti” ha spiegato l’attivista. A queste morti, bisogna poi aggiungere le quasi 350 persone uccise da Israele nei campi agricoli e nei tunnel sotterranei.

 

O semplicemente mentre pescavano. Uno di questi era il 18enne Ismael Abu Riyaleh che ha perso la vita ieri dopo essere stato colpito dai proiettili sparati dalla marina israeliana (feriti anche altri due palestinesi, poi detenuti). Secondo il portavoce del sindacato locale dei pescatori, l’imbarcazione su cui era a bordo Abu Riyaleh è stata presa di mira mentre stava facendo ritorno nel porto di Gaza. Hamas, tramite ‘Abdulatf al-Qanoo0’, ha parlato immediatamente di “crimine odioso di cui è responsabile l’occupazione [Israele]”. La marina israeliana si difende: la barca aveva “violato l’area di pesca”. “La forza marina ha seguito tutte le istruzioni [necessarie] per arrestare i tre sospetti presenti sull’imbarcazione: ha lanciato avvertimenti, ha poi sparato in aria e [quindi] sulla barca” si legge in un comunicato ufficiale. “Uno dei pescatori – continua il comunicato israeliano – è stato gravemente ferito ed è morto più tardi in ospedale”.

 

Il 18enne Ismael Abu Riyaleh ucciso ieri dalla Marina israeliana (Foto: Shabakat al-Quds al-Ikhbariyyeh)

 

Per il Centro palestinese per i diritti umani (Pchr), tutti gli attacchi israeliani contro i pescatori della Striscia avvengono all’interno delle sei miglia nautiche e, pertanto, in acque che apparterebbero di diritto ai palestinesi. Secondo infatti gli Accordi di Oslo, ai palestinesi è permesso pescare fino a 20 miglie nautiche dalla costa di Gaza. Israele, tuttavia, ha unilateralmente ristretto questo limite a 6 miglie. L’attività dei circa 4.000 pescatori gazawi è però minacciata anche dai “fratelli” egiziani: lo scorso mese un palestinese è stato ucciso da una motovedetta egiziana.

 

Non è migliore la situazione in Cisgiordania dove continuano i blitz delle forze armate israeliane in territorio palestinese: soltanto stanotte sono stati arrestati 9 palestinesi nel villaggio di Nabi Saleh, vicino a Ramallah. Per Tel Aviv i detenuti sono accusati di aver preso parte ad “attività terroristiche” e “disordini violenti” contro civili e forze di sicurezze israeliane. Nena News

top