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1 gennaio 2018

 

Il Likud chiede l’annessione degli insediamenti in Cisgiordania

di Vanessa Tomassini

 

Continua a salire la tensione nel conflitto israeliano-palestinese. Forte del riconoscimento di Gerusalemme come capitale da parte degli Stati Uniti, lo Stato d’Israele sembra davvero incurante delle minacce e dell’odio che cresce verso i suoi confronti nella regione. Il partito nazionalista liberale, il Likud, di cui il primo ministro Benjamin Netanyahu è presidente, ha approvato attraverso il suo Comitato nazionale un documento in cui viene chiesto ai suoi deputati di fare tutto il possibile per l’annessione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, considerati dall’Autorità Nazionale Palestinese (Anp), e soprattutto dalla comunità internazionale, come “abusivi”.
“A mezzo secolo dalla liberazione della Giudea-Samaria, inclusa la nostra capitale eterna, Gerusalemme, il Comitato centrale del Likud fa appello ai suoi delegati affinché agiscano a favore di una libera attività edilizia e per l’estensione delle leggi di Israele e della sua sovranità su tutte le aree di insediamento liberate in Cisgiordania”, recita il testo approvato con esultanza, la scorsa notte. Il ministro per l’Intelligence, Israel Katz, ha spiegato in un’intervista ad un emittente radio israeliana che il testo fa riferimento agli insediamenti di comunità ebraiche in Cisgiordania, ma non cambia lo status delle città palestinesi. L’Anp ha fatto immediatamente appello alla comunità internazionale definendo “seria e crudele” la richiesta del Likud. “Si tratta in realtà di terre palestinesi, al cuore delle quali si trova la nostra capitale, la Gerusalemme araba” ha dichiarato il portavoce governativo palestinese, Yousuf al-Mahmoud, all’agenzia di stampa Wafa.
Quello dell’edilizia è un argomento che avevamo già trattato con il professor Omar Shakir, direttore del programma Israele e Palestina di Human Rights Watch (Hrw), con il quale avevamo parlato del piano generale della municipalità di Gerusalemme, Jerusalem Outline Plan 2000, e del comportamento poco chiaro degli israeliani.
Inoltre, il ministro Katz ha affermato che “Negli ultimi giorni, mentre affrontiamo la nota minaccia da Gaza, c’è un intervento iraniano diretto. Iran, Hezbollah e Hamas sono coinvolti in preparativi operativi per migliorare la minaccia contro Israele proveniente da Gaza”, aggiungendo che l’Iran ha incrementato il suo supporto dopo che Hamas è stato costretto a lasciare il Qatar per via delle pressioni saudite. “È incredibile come tutto abbia a che fare con l’Iran”, ha spiegato con ironia il ministro dell’intelligence, accusando Teheran di voler espandere il suo potere nella regione dalla Siria a Gaza “con l’addestramento delle milizie sciite e con il miglioramento dei missili di Hezbollah”.
Per quanto riguarda le proteste in corso nella Repubblica Islamica, il ministro dell’Inteligence ha detto che Israele non è coinvolto nelle questioni interne iraniane: “Vogliamo vedere il regime repressivo rimosso, sostituito da una democrazia. Non interveniamo, ma auguriamo buona fortuna al popolo iraniano, alla ricerca della libertà e della democrazia”.
L’iniziativa di oggi del Likud viene letta da diversi analisti come una mossa propagandistica in vista delle elezioni, anche perché il documento non è di carattere ufficiale-organizzativo.

 

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