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31/07/2018

 

Patriarcato di Gerusalemme: La nuova legge di Israele 'Stato-Nazione' discrimina sul 20% della popolazione

 

Per il Patriarcato la nuova legge tradisce la Risoluzione Onu sulla nascita di Israele e la Dichiarazione di indipendenza dello Stato. La popolazione cristiana preoccupata insieme alle altre comunità non ebraiche. "Dove c’è discriminazione, non c’è dignità".

 

Il Patriarcato latino di Gerusalemme denuncia la nuova legge fondamentale che dichiara Israele come lo Stato-nazione del popolo ebraico discrimina almeno il 20% della popolazione, costituita dagli arabi, e le diverse minoranze presenti sul territorio. In una dichiarazione diffusa ieri nella tarda serata e che pubblichiamo in modo integrale qui sotto, si afferma che la nuova legge contravviene anche alla Risoluzione 181 Onu sulla nascita dello Stato ed è contraria alla Dichiarazione d’indipendenza di Israele, che assicurava “la completa eguaglianza dei diritti sociali e politici a tutti, indipendentemente dalla religione, dalla etnia o dal sesso di appartenenza”.

 

Approvata lo scorso 19 luglio, la nuova legge afferma che solo gli ebrei hanno diritto all’autodeterminazione; apprezza gli insediamenti ebraici [sui territori occupati] come un valore nazionale; degrada la lingua araba da lingua nazionale a “lingua a statuto speciale”. 

Quella del Patriarcato latino è la prima presa di posizione ufficiale da parte della Chiesa in Terrasanta. Giorni fa vi era stata una dichiarazione da parte del Patriarca maronita del Libano, Beshara Rai.

 

Nella dichiarazione del Patriarcato si afferma che “i cittadini cristiani di Israele hanno la stessa preoccupazione di ogni altra comunità non-ebraica nei confronti di questa legge”, che preoccupa anche le comunità musulmane e druse. Anche diversi gruppi israeliani hanno espresso la loro contrarietà, definendo la nuova legge come parte di un “progetto autoritario ed etnocratico”.

 

La recente promulgazione della Legge Fondamentale (Basic Law) che dichiara “Israele Stato –Nazione del Popolo Ebraico” è causa di grande preoccupazione. Promulgata in apparenza per motivi politici interni, mentre definisce Israele come lo Stato-nazionale del popolo ebraico, non offre nessuna garanzia costituzionale per i diritti degli autoctoni e delle altre minoranze che vivono nel Paese. I cittadini palestinesi di Israele, che costituiscono il 20% della popolazione, restano totalmente ignorati da questa legge.

È inconcepibile che una Legge costituzionale ignori un intero segmento di popolazione, come se i suoi membri non fossero mai esistiti. Anche nel caso in cui tale legge non abbia effetti concreti, essa manda un segnale inequivocabile ai cittadini Palestinesi di Israele, comunicando loro che in questo Paese non sono a casa loro. La lingua araba è stata degradata da lingua ufficiale a lingua “a statuto speciale”, e ci si è assunti l’impegno di lavorare per lo sviluppo dell’insediamento degli Ebrei sul territorio, senza nessuna menzione allo sviluppo del paese per il resto dei suoi abitanti.

 

La Basic Law è esclusiva piuttosto che inclusiva, contestata più che consensuale, politicizzata più che fondata sulle norme fondamentali comuni e accettabili per tutte le componenti della popolazione.

 

Questa legge discriminatoria contravviene esplicitamente alla Risoluzione 181 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, così come alla Dichiarazione di Indipendenza dello stesso Israele. La prima garantiva l’istituzione di uno Stato Ebraico assicurando pieni diritti civili agli Arabi che abitano in esso, e nella seconda i Fondatori del Paese chiaramente ed inequivocabilmente si preoccupavano di incoraggiare il suo sviluppo per il bene di tutti i suoi abitanti e di assicurare la completa eguaglianza dei diritti sociali e politici a tutti, indipendentemente dalla religione, dalla etnia o dal sesso di appartenenza.

Infine, questa legge contravviene e contraddice la Legge Fondamentale “Dignità umana e Libertà” promulgata nel 1995 che garantisce il rispetto della dignità di ogni persona. Dove c’è discriminazione, non c’è dignità.

 

In altre parole, la legge dice che gli Ebrei non hanno gli stessi diritti degli Arabi e rifiuta di riconoscerne l’esistenza.

 

Non è sufficiente avere e garantire diritti individuali. Ogni Stato con larghe minoranze dovrebbe riconoscere i diritti collettivi di queste minoranze, e garantire la difesa della loro identità collettiva, comprese le tradizioni religiose, etniche e sociali.

 

I cittadini cristiani di Israele hanno la stessa preoccupazione di ogni altra comunità non-ebraica nei confronti di questa legge. Fanno appello a tutti gli appartenenti allo Stato di Israele che ancora credono nel concetto fondamentale dell’eguaglianza tra i cittadini di una stessa nazione, perché esprimano la loro obiezione a questa legge e ai pericoli derivanti da essa per il futuro di questo Paese.

Patriarcato Latino di Gerusalemme

 

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