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14 febbraio 2018

 

Netanyahu indagato dalla polizia per corruzione. E lui fa spiare i poliziotti

di Guido Keller

 

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “tutte le accuse cadranno nel vuoto, perché so la verità”, dopo la tegola di denunce per corruzione che gli si è abbattuta sulla testa.


Tutto è iniziato con un’inchiesta delle Unità Antifrode della polizia dalla quale sarebbero emersi almeno tre casi di possibile corruzione, ed il capo della polizia, il generale Roni Alsheich, ha già detto di voler andare fino in fondo ed ha informato del tutto il procuratore generale Avishai Mandelblit. Ieri sera è apparso in televisione per spiegare che a tale risultato si è arrivati a seguito di lunghe indagini, ed addirittura che “ci sono stati poteri forti che hanno provato a spiare l’evoluzione dell’inchiesta”, con riferimento probabilmente a investigatori privati ingaggiati per spiare la polizia.


Su Facebook Netanyahu ha scritto che “è traumatizzante scoprire che il capo della polizia ha ripetuto insinuazioni false secondo cui il primo ministro ha inviato detective privati per spiare la polizia”, ed ha commentato che Alsheich ha dell’astio personale nei suoi confronti. La cosa è stata ripresa dal capogruppo parlamentare del Likud, David Amsalem, per il quale si tratta di “un colpo di stato della polizia contro Netanyahu, lo considerano un nemico personale e stanno provando a farlo dimettere”.


In un attesissimo discorso televisivo il premier ha dichiarato oggi che “Continuerò a guidare Israele con responsabilità e fedeltà, fino a quando voi cittadini sceglierete di avermi come guida”. Ha quindi sottolineato che “tutte le accuse cadranno nel vuoto, perché so la verità”, e “tutto ciò che ho fatto l’ho fatto per il bene di questo paese”.


In un primo caso le accuse riguardano favori concessi in cambio di costosi regali, compresi sigari e Champagne, ed interessano i rapporti con l’imprenditore cinematografico Arnon Milchan, il quale lavora a Hollywood ma necessita del continuo rinnovamento del permesso di soggiorno, cosa di cui si sarebbe sobbarcato Netanyahu che ne avrebbe parlato in almeno tre occasioni con l’ex segretario di Stato Usa John Kerry.


Il secondo caso interessa la garanzia di servizi positivi da parte del secondo giornale più grande del Paese, lo Yedioth Ahronoth, in cambio di un’azione volta a danneggiare il giornale rivale, il free press Israel Hayom, del milionario Sheldon Adelson.


I terzo caso riguarda i sottomarini acquistati dalla Germania, per cui sarebbero state intascate tangenti da uno stretto collaboratore del premier: già nel 2017 un’inchiesta aveva portato agli arresti dell’ex capo dello staff del premier, David Sharan, e di alcuni militari della marina, ma il giro di denaro è stato costruito in modo da rendere difficoltoso comprovare la diretta partecipazione di Netanyahu.


A far parlare al momento è la questione degli investitori privati ingaggiati per spiare le indagini della polizia, un pancia mia fatti capanna per le opposizioni, con l’ex premier Ehud Barak che ha parlato di “attacco isterico contro il capo della polizia”… “è per lui impossibile oggi guidare il paese”.

 

 

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