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11/12/2011

 

Il significato delle tradizioni in un mondo sradicato

 

“Tradizione”: un termine molto ricorrente oggi anche se utilizzato per definire realtà alquanto diverse e concetti che, talvolta, rischiano, persino di essere contraddittori, antitetici, ingenerando fraintendimenti, illusioni, speranze e disillusioni.

 

Che cosa sono, invero? Che ruolo hanno nella nostra vita? E quale importanza rivestono? Quale è la loro evoluzione?

Senza nessuna pretesa di riuscire a risolvere tali problemi e molti altri analoghi che crucciano la nostra era, proviamo a ragionare insieme su questo argomento.

 

CHE COSA È LA TRADIZIONE?

La tradizione è, generalmente, intesa come un’ampia schiera di vecchie credenze, pratiche ed usanze tramandate di generazione in generazione.

Ogni cultura, ogni razza o gruppo di persone ha le proprie usanze e tradizioni.

In una conferenza Reith sponsorizzata dalla British Broadcasting Company, Anthony Giddens, direttore della London School of Economics, ha dichiarato: “Si può trattare l’età globale di oggi come una battaglia tra modernità e tradizione”.

Le sue parole ci avvertono di prendere in considerazione quanto chiamiamo ‘tradizione’ perché potrebbe, invero, trattarsi di creazioni del mondo moderno. Per esempio, alcune manifestazioni ed eventi, come sagre di paese, palii e simili che possono effettivamente illuderci di rimandare e rievocare un passato più o meno remoto ma che, in realtà, non è mai esistito.

La ‘Tradizione’, sempre secondo Giddens, ha diversi elementi chiave. In primo luogo, si tratta di una qualche forma di rituale, cerimoniale o comportamento ritualistico.

In secondo luogo, la tradizione coinvolge un gruppo di persone: è collettiva e sociale per sua stessa natura.

In terza battuta, le tradizioni hanno dei custodi, come gli storici che hanno accesso alle conoscenze o alle verità dei sacri rituali della tradizione.

Infine, la tradizione suscita emozioni negli individui, li sprona ad un maggior senso di consapevolezza di sé. In certe culture, questi rituali sono importanti per fondare e mantenere una propria identità nel contesto di una società più grande.

 

CONTRO LE TRADIZIONI

L’“Internazionale” promuove l’idea di un mondo nel quale  “non ci legheranno più le catene di nessuna tradizione”

È una delle idee fondamentali del pensiero socialista / progressista. Il loro ragionamento può essere sintetizzato nei seguenti termini. L’uomo deve essere liberato dalla tradizione. La ragione deve essere la sola luce che ci guida. Il diavolo può citare le Sacre Scritture per raggiungere i propri scopi.

Spesso, la ragione può venire impiegata per sostenere qualsiasi posizione.

Se gli uomini e le donne si liberassero dalla tradizione, la storia e la quotidianità, potrebbero essere manipolati ed utilizzati dai leader ideologici o religiosi, eccentrici e maniaci. Ossia il rifiuto delle tradizioni consente, con estrema facilità, di instaurare diversi livelli di influenza sugli altri.

 

UNA SOCIETÀ NON FUNZIONA SENZA TRADIZIONI

Alcuni dipingono la tradizione come ciò che viene trasmesso dal passato al presente. Gli oggetti materiali (l’Iliade, il Partenone…) e le credenze, le immagini e le abitudini,le pratiche e le istituzioni, possono essere tramandate, e questo stesso gesto della loro consegna alle generazioni future costituisce una tradizione.

Per essere tale è indispensabile, però, una certa persistenza o la reiterazione attraverso la trasmissione, perché solo così la tradizione si distingue dalla semplice moda.

Non è, dunque, un caso che una società nella quale le tradizioni sono indebolite diventa una preda delle mode?

Per autori come Shils ci vogliono almeno tre generazioni per ottenere una tradizione, e la generazione non necessariamente coincide con l’età anagrafica.

Si tratta di una definizione ampia della tradizione che ci consente di spiegare perché una società umana non possa funzionare in assenza di tradizioni.

 

I MODELLI DI COMPORTAMENTI, VALORI… SONO TRADIZIONI?

La trasmissione di credenze particolari, di gesti, di valori… o le  costellazioni nelle quali si aggregano, all’interno di un modello ricorrente, sono, in qualche modo, una tradizione.

Invero, però, possiamo distinguere due ordini di tradizioni.

Una delle caratteristiche importanti dell’ordine democratico occidentale è che, mentre ha riconosciuto l’importanza della tradizione, ne ha anche reso possibile il cambiamento e la modificazione.

Le società primitive e precedenti sono state spesso frenati da un corpo unico di tradizioni che tendeva ad essere rigido ed inflessibile.

Negli stati moderni, gli individui vivono in una società multi-tradizionale dotate di  convinzioni diverse o, addirittura, incompatibili e di modelli di fede e di condotta tra i quali ogni individuo è chiamato a scegliere. Questo è il prodotto della libertà.

 

SCEGLIERE UNA TRADIZIONE VUOL DIRE ESSERE SRADICATI?

Sorge allora la domanda: se un individuo fa una scelta tra tradizioni è libero dalla tradizione?

La risposta è che egli non farà queste scelte a meno che la società abbia sviluppato una certa tradizione: la tradizione liberale di fare una libera scelta tra le tradizioni. Questo è ciò che Shils definisce il secondo ordine di tradizioni, che è una tradizione alle tradizioni.

 

LA BASE DELLA TRADIZIONE SONO LA RAGIONE E L’ESPERIENZA.

L’esperienza è forse tanto importante o più importante della ragione.

L’esperienza si estende oltre la ragione, oltre gli orizzonti mentali, incarna i fattori che le persone solo vagamente riescono a percepire e che non possono spiegare razionalmente, ma che contengono elementi di verità e di comprensione, sulla base dell’esperienza accumulata.

 

QUAL È IL RAPPORTO TRA LIBERALISMO E TRADIZIONALISMO?

Il liberalismo è intrinsecamente collegato alla tradizione, perché essa rappresenta le regole di condotta che crescono spontaneamente in una società ordinata.

Il Liberalismo classico promuove queste tradizioni in opposizione alle regole che sono dettate dalle autorità.

Ci sono, comunque, altre cosiddette “tradizioni”, che sono ostili alla libertà e che, invero, sono state distrutte dal liberalismo.

Tali “tradizioni”, di solito, riguardano privilegi speciali per particolari persone e le classi (come la nobiltà). Sono tradizioni solo in quanto rispettate ed applicate a lungo. Non sono tradizioni in senso filosofico.

Alcuni sottolineano che in epoca Postmoderna, tali “pseudo-tradizioni” stanno riemergendo sotto forma di cliché in supporto alle autorità.

Se il compito della tradizione è di favorire il progresso umano, il suo sviluppo deve essere libero e non imposto.

 

I GIOVANI E LA TRADIZIONE

Non di rado i giovani, figli di una società razionalistica, specialmente nel passato prossimo, hanno denigrato, ridicolizzato o ignorato tradizione. Tra i motivi principali di un simile rifiuto c’è il fatto che, avendone chiesto delle spiegazioni razionali, non hanno ricevuto nessuna risposta.

 

LE TRADIZIONI E LA RAZIONALITÀ

Il problema con le tradizioni è che, essendo state tramandate nel corso di un lungo periodo di tempo, le basi razionali o non sono conosciute da chi le osserva o, comunque, non possono più essere lucidamente spiegate.

Ci sono spesso delle ragioni per sostenere le tradizioni, ma, nella misura nella quale la tradizione si basa sull’esperienza e l’osservazione, non può sempre essere efficacemente razionalizzata.

Questo è vero per i valori e le istituzioni della civiltà occidentale.

C’è una base razionale per le tradizioni, ma si sono evolute sulla base dell’esperienza, quindi è difficile razionalizzare un simile processo.

 

L’ATTACCO ALLA TRADIZIONE

In questo contesto, è stato facile per i socialisti/progressisti scagliarsi contro molti dei valori e delle istituzioni del sistema appellandosi alla ragione e servendosi di un approccio intellettuale.

L’attacco socialista/progressista proveniente dal mondo accademico, che ha influenzato la cultura sociale e politica, si è concentrato, specialmente, sugli aspetti controproducenti dei valori tradizionali esagerandoli, distorcendoli, enfatizzandone i difetti e sottacendone i benefici.

I gruppi di intellettuali hanno, così, operato in modo di trasformare il proprio punto di vista, in un fatto oggettivo o in una teoria. Le loro analisi non tengono conto dell’esistenza di altri punti di vista possibili: cancellano l’esperienza accumulata nei secoli.

 

L’IMPORTANZA DELLA TRADIZIONE

La tradizione è importante in ogni cultura o civiltà. E la gente, malgrado i tentativi della società Moderna e Postmoderna, di sradicarla dal suo passato, mostra, oggi più che mai, un forte desiderio di recuperare i valori tradizionali.

Ossia, in un’era di cambiamento, la continuità è qualcosa che la gente ha bisogno e desidera.

 

L’EVOLUZIONE DELLE TRADIZIONI

Le tradizioni, a differenza di quanto potremmo credere, si sviluppano gradualmente nel corso dei secoli e continuano a mutare: è una dinamica spirituale e culturale che, cresce naturalmente dagli sforzi, i sacrifici, le esperienze e le prove che un popolo si trova a dover affrontare e che traduce in religione, costumi sociali, lingua, letteratura, musica, giochi… da trasmettere alla discendenza.

Così i “valori fondamentali” vengono stabiliti e tramandati di padre in figlio, di madre in figlia, proprio come il cognome o le proprietà, e diventano uno stile di vita che sia virtuoso e duraturo.

Sono i valori spirituali, morali e culturali depositati saldamente nella mente e nel cuore di un popolo. Sono qualcosa di reale ma indefinibile, che possono solo essere vissuti ed esperiti.

Ma possono anche essere rappresentati simbolicamente, iconizzati. Così il simbolo diventa parte integrante della tradizione stessa, come accade, pre esempio, nella bandiera, in certi personaggi che incarnano il meglio, lo spirito, le tradizioni di una nazione, di un popolo, di una comunità.

 

CONCLUSIONI

Per terminare questa riflessione, rileggiamo insieme le parole di Ardis Whitman che sintetizzano l’aspetto creativo della tradizione, ossia la sua speciale capacità di rispondere ai mutamenti e, quindi, il suo più vero e genuino significato nell’appena iniziata Era dell’UniCum:

“Dobbiamo amare i nostri ieri, ma non portarli come un peso nel futuro. Ogni generazione deve prendere nutrimento dalle altre e dare conoscenza a quelle che vengono dopo.”

Le tradizioni sono, dunque, le nostre radici. Siamo noi, il nostro sangue, la nostra cultura, la nostra identità, il nostro mondo. Un popolo senza tradizioni è un popolo privo di anima, un castello di sabbia destinato a venire spazzato dalla prima ondata del mare, dalla prima folata di vento. Un edificio senza fondamenta non solo non può resistere alle intemperie ma non può nemmeno ergersi verso l’alto, verso il futuro perché è fragile, sempre in un equilibrio instabile.

Malgrado i tentativi di distruggere il fertile terreno delle tradizioni, perpetrato, negli ultimi secoli, dai socialisti e dai progressisti, dai razionalisti e dai relativisti, oggi assistiamo al riemergere di una domanda di ri-radicamento, di riscoperta del passato, dei suoi valori… della nostra essenza: di noi stessi.