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27/01/2019 

 

Progresso zootecnico e falsi vaccini

di Marco Della Luna

 

Per capire come funziona e come si trasforma la società e la politica, vi sono due principi da tener presenti – e se li si tiene presenti, appariranno ovvie e inevitabili molte ‘anomalie’ politiche e amministrative, che altrimenti imprigionano la mente nello sconcerto nel senso di ingiustizia:

1)Ogni società è gestita da una ristretta oligarchia detentrice di potere, ricchezza, competenza, che tende a prevenire la propria sostituzione e a rendere fisso il proprio dominio; e quando una classe dominante perde il potere, un’altra la sostituisce;

2)Dal punto di vista di ogni oligarchia, la popolazione è un mezzo, non un fine – è uno strumento da controllare e sfruttare, ma anche modificare e dimensionare, in base all’evoluzione delle tecniche e delle circostanze; per esercitare questo dominio, si serve di categorie professionali intermedie, fidelizzate mediante la concessione di piccole quote dei privilegi dell’oligarchia, inclusa la facoltà di violare le leggi (questo è il tema del mio saggio Le chiavi del potere, che uscirà in febbraio nella sua terza edizione1 ).

Le masse, educate e incoraggiate a ciò dalla famiglia, dalla scuola e da quasi ogni altra istituzione sociale, tendono a pensare, a presupporre, che, all’inverso, il popolo (il suo benessere, la sua tutela, la legalità, i valori) sia il fine dell’ordinamento sociale, politico, giuridico – sino al punto di convincersi che il popolo sia il contraente attivo del patto sociale e il detentore della sovranità, e che la democrazia esista. Quindi si scandalizzano quando si accorgono di ingiustizie e inefficienze palesi e facilmente rimediabili a danno della collettività, che i manovratori delle istituzioni e della politica però lasciano continuare.

Il fatto che tutte le società hanno nella storia una struttura oligarchica, con una classe ristretta che controlla e sfrutta in un rapporto strumentale il resto della popolazione, da un lato conferma che la contrapposizione di classe alto-basso costituisce la struttura fondamentale e insuperabile della società – trascendente, vorrei dire; dall’altro, dimostra che la lotta di classe è, per i suoi fini dichiarati, inevitabilmente improduttiva, perché non cambia (ma riproduce esattamente) quella struttura oligarchica della società, che essa professa di voler abbattere per dare il potere al popolo. La lotta di classe, rivoluzionaria, è una ruota per criceti, che gira su sè stessa e non si sposta mai dal punto di partenza. Al più, in passato (cioè prima che si costituisse la fortissima oligarchia finanziaria transnazionale), riusciva a sostituire una classe con un’altra nel ruolo dominante. 

La fissità di tale struttura generale bipolare dell’ordinamento sociale suggerisce che forse, per le masse dominate, è preferibile (in termini di benessere psicologico) restare inconsapevoli, credere nell’illusione della democrazia-legittimità, o pensare che l’ineguaglianza sociale sia nell’ordine naturale delle cose, oppure che sia voluta da Dio, oppure ancora conseguenza del karma. 

La suddetta struttura, nella quale –ripeto- la classe dominante vede e tratta come strumento la popolazione dominata, se tenutapresente, permette di capire come mai il governo e i cosiddetti servizi pubblici, che comunemente ed erroneamente vengono intesi come diretti alla utilità del pubblico ossia della popolazione generale, nella realtà funzionano spesso in modo vistosamente difforme rispetto ai bisogni della popolazione generale e alle leggi, o addirittura contrario ad essi, e paradossale. Perché, ad esempio, lo Stato autorizzi la produzione e il commercio di alimenti e bevande, soprattutto diretti ai fanciulli, che sono diabetizzanti, obesizzanti, cancerogeni, neurotossici. Perché in molto luoghi pubblici la polizia permetta lo smercio di droga e non intervenga quando la si chiama per reati in corso. Perché sovente i giudici rimettano prontamente in libertà delinquenti pericolosi, che poi tornano a delinquere. Perché si omettano controlli e manutenzioni di poco costo su opere pubbliche, che poi causano stragi e danni economici enormi. E perché vengono fatte e ripetute scelte di politica economica palesemente sbagliate e contrarie agli interessi nazionali. Gli interessi dei manovrati non coincidono con quelli dei manovratori.

Consideriamo così l’istruzione, la sanità, la giustizia, la polizia, la difesa, la raccolta delle tasse. Si tratta di servizi introdotti e gestiti dalla classe dominante, nei vari paesi e nelle varie epoche storiche, allo scopo di aumentare l’efficienza del suo strumento, cioè della popolazione generale, come le stalle e il veterinario sono uno strumento per aumentare la redditività del bestiame. La sanità è utilead avere lavoratori e combattenti più numerosi e più sani anche innalzando la natalità – finché la necessità di grandi masse di combattenti, lavoratori e consumatori venga meno e si scelga di ridurre la popolazione o di aumentarne le malattie per vendere più farmaci; la pubblica istruzione a formare sudditi e lavoratori più indottrinati, controllabili e produttivi; le strade, le ferrovie, i porti etc. ad aumentare l’efficienza economica e militare; la previdenza sociale a fidelizzare al sistema le classi subalterne; la giustizia e la polizia a sostenere la percezione di legittimità del potere costituito, tutelandone al contempo i privilegi; il sistema bancario-monetario a concentrare nelle mani della grande finanza il controllo dei redditi, dello sviluppo, del potere politico, permettendo e coprendo (in cooperazione con la giustizia), al contempo, le grandi truffe al risparmio e la pratica dei prestiti usurari e predatori. Così si comprende come naturale che la giustizia non punisca praticamente mai banchieri le maxi-frodi e per l’usura (che in Italia interessa la grande maggioranza dei prestiti bancaria) o per le grandi truffe.

Anche la difesa rientra tra i pubblici servizi, nell’immaginario popolare, come difesa della popolazione da nemici esterni; solo che,di fatto, nel corso della storia, le classi dominanti hanno usato le forze armate quasi sempre al contrario, cioè in danno e a spese delle rispettive popolazioni, facendole pagare, combattere e morire per aumentare la ricchezza e il potere loro proprio. Dalle ricerche storiche e da copiosa documentazione originale2 , la stessa II GM risulta essere stata non una guerra ‘spontanea’ tra sistemi politici incompatibili, bensì un’operazione decisa e organizzata dalla strategia del capitalismo finanziario: il capitalismo americano finanziòmassicciamente il movimento nazionalsocialista, la ricostruzione e l’armamento della Germania hitleriana3 , la sua stessa guerra di conquista e sterminio fino al 1945. General Motors, General Electric, Standard Oil, Ford costruirono e gestirono, in alcuni casi anche direttamente, impianti industriali strategici e per produzioni belliche del III Reich. Analogamente il Giappone venne rifornito e armato dall’élite capitalistica statunitense affinché potesse iniziare e sostenere la guerra per diversi anni. Soprattutto, in violazione del fittizio embargo disposto da Washington, gli fu data una grande quantità di petrolio americano, senza del quale non avrebbe potuto iniziare la guerra.

A che fine armare e sostenere la Germania e il Giappone? Al fine immediato di arricchirsi – le commesse belliche dall’una e dall’altra parte moltiplicarono gli utili delle corporations per tutti gli anni di guerra – e a quello di lungo termine di indebitare in modo e misura irreversibile gli Stati (iniziando dagli USA e dal Regno Unito) verso i banchieri privati, affinché questi potessero arrivare a dettare la politica e a riformare le società, su scala mondiale, a loro vantaggio, scalzando ogni altra forma di potere, verso un villaggio unico globale fatto di cittadini indebitati e di governi pure indebitati. Le guerre, infatti, comportano un moltiplicarsi delle spese pubbliche, quindi del ricorso al credito, da parte dei governi.

Questo fine, grazie all’operazione Seconda Guerra Mondiale e a molte altre, tra cui l’UE e l’Euro, è stato in gran parte raggiunto. E‘ così che siamo arrivati all’indipendenza dei banchieri centrali dai parlamenti e dai governi, e alla subordinazione della sfera pubblica a mercati controllati da cartelli finanziari e tecnologici, nonché dalla comunità bancaria (questo è il tema dei miei saggi Euroschiavi, Cimiteuro, Traditori al governo4 ). Oggi capitalismo apolide e Stati indebitati verso di esso costituiscono un organismo unitario di dominio e sfruttamento. Il nazismo e la II GM mondiale sono stati strumenti per arrivare a questo obiettivo da parte delle grandi dinastie bancarie che hanno oggi i loro corifei nei vari Juncker, Lagarde, Moskovici, Merkel, Dijsselbloom.

Questo piano è stato però recentemente sostituito, siccome il progresso scientifico-tecnologico, l’automazione, l’intelligenza artificiale e la finanziarizzazione globale da un lato hanno messo a disposizione delle élites dominanti strumenti di dominio più potenti dell’indebitamento e della moneta, ossia strumenti informatici e biofisici di gestione diretta delle masse (la capacità di spiare tutti e ciascuno capillarmente e di entrare nei corpi per modificarli); mentre dall’altro lato hanno reso le masse stesse meno utili al mantenimento del potere e della ricchezza; al contempo le masse, coi loro consumi e inquinamenti, sono divenute un drammatico problema ecologico.

Per queste ragioni, il piano di dominio per via finanziaria è stato ammodernato a piano di dominio per via tecnologica, cioè arrivare a gestire le masse con metodi zootecnici – e questo è il tema del mio saggio appena uscito, Tecnoschiavi5 , mentre in Oligarchia per popoli superflui6  ho trattato di come il progresso tecnico-economico congiunto alla globalizzazione ha reso, appunto, superflue le masse per il potere costituito, sicché i cittadini e i lavoratori, compresi gli industriali produttivi, hanno perso potere di contrattazione, diritti e ampie quote del reddito nazionale in favore dei capitalisti finanziari.

Torniamo al servizio pubblico chiamato “sanità”. Corvelva e l’Ordine Nazionale dei Biologi hanno notoriamente accertato in laboratorio, e denunciato all’opinione pubblica (https://www.corvelva.it/speciali-corvelva/analisi.html), che certi preparati industriali di Big Pharma, pagati con le nostre tasse, spacciati e imposti per legge a milioni di bambini come vaccini, non contengono le sostanze vaccinanti dichiarate bensì una macromolecola nociva, metalli nocivi e sequenze genetiche, il tutto con effetti immunodepressivi e neurotossici. L’imposizione di tali falsi vaccini è interpretabile (al di là dell’ovvia logica del profitto commerciale al quale i partiti regolarmente si vendono) come una misura preventiva, un argine che viene eretto per far fronte al gigantesco problema sociale in arrivo: quel 30% dei posti di lavoro che robotizzazione e intelligenza artificiale si prevede che elimineranno da qui al 20307 . L’argine a questo problema consiste, forse, nell’assicurarsi, attraverso le pseudo-vaccinazioni tossiche di massa, che le nuove generazioni siano mentalmente e fisicamente incapaci di reazione e di lotta.     

26.01.19

Marco Della Luna

 

Note

1 Aurora Boreale editrice, Firenze.

2 -Per una rassegna organica, vedasi Marco Pizzuti, Biografia non autorizzata della II Guerra Mondiale, Mondadori 2018, cap. IV

3 -La letteratura in materia è vastissima – vedasi https://www.globalresearch.ca/american-banks-funded-the-nazis/31983

4  – Arianna Editrice, Casalecchio di Reno

5 – Arianna Editrice

6 – Aurora Boreale Editrice, II edizione

7 -https://www.key4biz.it/industria-4-0-ue-teme-effetto-disoccupazione-tecnologica-a-rischio-automazione-oltre-il-40-dei-lavori/227664/

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10/02/2019 

 

L’obsolescenza degli uomini-merce

di Marco Della Luna

 

Questo articolo è in continuazione col tema del precedente, Progresso zootecnico e falsi vaccini, ossia col dato di fatto che per le oligarchie dominanti la popolazione generale è un mezzo (come il bestiame per l’allevatore) e non un fine (come i figli per i genitori), e che tener presente questo fatto è indispensabile per capire l’ordinamento, il funzionamento e il divenire della società.

Negli ultimi decenni si è accreditata e affermata l’idea che i fattori economico-finanziari siano la vera e ultima causa degli eventi, e che la scienza economico-finanziaria sia quella più di tutte in grado di spiegarli, di dettare le riforme e di individuare errori e rimedi. 

Questo convincimento deriva dal fatto che si è capito che, soprattutto nel mondo contemporaneo e globalizzato, la moneta (e non le ideologie e le religioni), è il motivatore universale, ossia il fattore che -nella sua forma positiva di profitto, di pagamento, e in quella negativa di indebitamento e downrating- induce la quasi totalità dei comportamenti e delle scelte sia dei singoli che delle organizzazioni (società commerciali, enti pubblici, governi…). Quindi l’analisi, la comprensione e la previsione dei processi finanziari sembrano in grado di spiegare praticamente la totalità del divenire, e sembra pure che nessun valore o risorsa possa prevalere in efficacia o aggirare la finanza e i suoi mercati e sostituirsi ad essi nella direzione anche della politica, sicché a guidare le scelte pratiche del potere saranno sempre, ultimamente, obiettivi economici.

Ma qui sta un errore di fondo, che perde di vista due cose essenziali:

a) che la stessa struttura generale delle società -cioè la forma oligarchica, con tutte le sue conseguenze- è superiore alla dimensione economica, non deriva da essa (ma dal fatto che ogni nota organizzazione politica stabile si sostanzia in una distribuzione piramidale e specialistica del potere); 

b) che la moneta (la ricchezza) è non il fine dei detentori del potere, bensì un mezzo che essi usano: il loro fine ultimo è il dominio di quanto più possibile della realtà, della società, delle sue risorse, del mondo, e il controllo del loro divenire (affinché non sfugga loro di mano, non metta in pericolo la loro posizione dominante). 

Essendo l’economia-finanza un mezzo per un fine, è ovvio che, quando un mezzo alternativo e più efficiente per assicurare quel fine diviene disponibile, essa viene sostituita con quest‘ultimo, come i cavalli come mezzo di trasporto sono stati sostituiti dai veicoli a motore. E precisamente questo è ciò che sta avvenendo, da quando per il fine della gestione della popolazione sono divenuti disponibili strumenti biofisici e informatici più efficienti di quelli finanziari: strumenti di controllo dei singoli, delle masse, dell’informazione, della stessa atmosfera e del clima, che fino a pochi decenni fa erano immaginabili soltanto nella fantascienza. Per giunta l’utilità della stessa popolazione, della società da controllare e gestire, è venuta ampiamente meno, siccome, come si spiegherà sotto, i popoli, dopo essere divenuti superflui come masse di combattenti e di cives, ora sono divenuti superflui anche come massa di lavoratori-consumatori – non hanno più un uso, sono obsoleti.

Per queste ragioni, sbagliano coloro che credono di poter comprendere e risolvere i mali attuali (recessione, disoccupazione, svuotamento della politica, concentrazione della ricchezza e del potere con diffusione della povertà e dell’impotenza, esaurimento delle risorse planetarie) elaborando e proponendo rimedi e riforme sul piano economico, politico, giuridico. Sbagliano perché non tengono conto di quanto sopra. I loro sforzi sono fallaci e impotenti.

Nella ormai esaurita fase storica dell’economia incentrata sulla produzione e sul consumo di beni e sul profitto come principalmente derivante da tale ciclo, all’uomo e al popolo è stata fatta in modo molto graduale assumere pienamente la forma-merce, ossia diventare pienamente produttore e consumatore (e non più civis, polites), togliendogli ogni reale forza, funzione, indipendenza, dignità sociopolitica e culturale rispetto al capitale; e lo Stato, la polis o respublica, sul finire di questa fase, è stato sostituito dal mercato. Ciò affinché né il singolo, nella forma-civis, né lo Stato, nella forma-respublica, interferissero, disturbandole, con le riforme utili per il capitalismo alla massimizzazione del profitto attraverso la continua espansione e razionalizzazione quel ciclo di produzione-consumo, in ambito nazionale e internazionale. Questa fase storica dell’economia è stata gradita e accettata dalle miopi masse opportunamente stimolate perché, con la sua espansione dei consumi, nel breve, termine comportava un ampliamento del loro benessere materiale, delle loro gratificazioni.

Dopo aver perfezionato la riduzione del civis a forma-merce e della respublica a forma-mercato, la fase storica dell’economia finanziarizzata oramai vede il grosso dei profitti venire da processi finanziari in cui la componente ‘produzione’ richiede pochissimi addetti e la componente ‘consumo’ è modesta e immateriale (non vi è bisogno di produrre e vendere beni reali, se ci si può arricchire producendo e collocando simboli di valori, e facendo correre dietro di essi sia i privati che le imprese che i governi). Perciò le grandi masse di lavoratori e consumatori non servono più alla produzione di ricchezza e potenza, come non serve più la crescita dell’economia reale e del benessere della popolazione generale, quindi il suo consenso; e su questo punto, sulla gestione delle quantità di esseri umani che non servono ormai più nemmeno come forma-merce, anche perché soppiantati dall’automazione e dell’intelligenza artificiale, questa fase è già da tempo entrata in un processo di trasformazione globale dell’ordine delle cose. 

Il famigerato NWO parte dal dato di fatto che la finanziarizzazione dell’economia (assieme alle tecnologie) ha reso superflue le masse e intercambiabili i popoli. E che quindi bisogna trovare una ‘sistemazione’ per loro in un quadro di rapido esaurimento delle risorse planetarie.

 

10.02.19

Marco Della Luna