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venerdì 8 febbraio 2019

 

La grande diabolica strategia della menzogna sul caso di Giulio Regeni. Nessun complotto per colpire Al Sisi

di Marco Barone 

Quando pensi a Giulio, ai suoi passi per il Cairo,al momento in cui è stato sequestrato,ti blocchi. Vivi un blocco. E' accaduto qualcosa di così terribile, che non si riesce neanche ad immaginarlo ed è bene non immaginarlo. Ma è successo.

Fermato alle metro, si dice, forse sarà stato portato prima in una vicina caserma di polizia,forse no. Nell'Egitto dove tutti vengono rapiti,sequestrati senza che i famigliari sappiano nulla di norma funziona così. Sparisci nel nulla per giorni. Quando va bene, ritorni, vivo, ma non sarà nulla come prima.

Quando va male, vieni abbandonato sul ciglio della strada tra Cairo e Alessandria, desert road, a pochi passi dai siti della Homeland Security. Si disse che venne ritrovato con accanto una coperta dei servizi militari. Il giorno in cui avvenne il rinvenimento del corpo di Giulio, che pare non dovesse essere fatto rinvenire, doveva sparire, come spariscono i desaparecidos in Argentina, era in corso il summit con una delegazione economica con un ministro italiano. Summit interrotto a causa di questo terribile fatto. Una prima lettura semplicistica delle cose portò a dire, che lo scopo del rinvenimento del corpo in quel preciso momento era quello di attaccare il governo egiziano e metterlo in difficoltà con quello italiano. Dunque, tutte erano vittime. Vittima l'Italia, per aver perso un proprio cittadino in quel modo, vittima l'Egitto perchè venne messo in difficoltà nelle relazioni con l'Italia.

Questo era quello che volevano fare intendere. Fin da quel momento, probabilmente, è stata pianificata la strategia della grande diabolica menzogna. Che porterà alla morte di cinque ragazzi, accusati di essere i rapitori di Giulio, a tutte le infamie che hanno gettato su Giulio, ai filmati non consegnati e poi spariti all'assenza di ogni reale collaborazione. Perchè? Perchè chi ha ucciso Giulio è chi è chiamato a sorreggere l'attuale regime dittatoriale egiziano. Altrimenti, non avrebbero avuto alcun senso tre anni di calunnie, depistaggi e menzogne. I cinque indagati dalla Procura italiana hanno un volto.

Ed i nomi coinvolti sono complessivamente una ventina. Come è stato detto si tratta di figure di spicco di primissimo piano della National Security. Generali, colonnelli, maggiori, soldati.

"E' stata coinvolta tutta la scala gerarchica di uno specifico ufficio della National security che è quello che perseguita i nostri consulenti. Ci sono molte persone nel vespaio, ci sono stati tradimenti, alcuni in divisa, Giulio c'è finito subito, in quel labirinto della morte, inconsapevole, si è fidato della sua tutor, della sua università, è stato messo in mano di chi lo ha tradito, e portato nelle mani della National security, sappiamo che sono morti cinque innocenti, ha mentito l'ex ministro degli interni, quando disse che non avevano il nome di Giulio da nessuna parte, che non era mai stato attenzionato".

Le Parole dell'avvocato Ballerini, pronunciate a Fiumicello il 25 gennaio del 2019, sono chiarissime. Dunque, quelli che, ancora oggi, a tre anni di distanza, continuano a vedere un complotto ai danni del povero Al Sisi, dovrebbero almeno avere la dignità di tacere.

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