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8 jun, 2019

 

Bambine Crispr, storia di un pastrocchio scientifico

di Simone Valesini

 

È tempo di un piccolo recap: ecco allora la storia del “papà” delle prime crispr babies, e le conseguenze che ha avuto per il mondo della genetica

 

Cosa passava per la testa di He Jiankui mentre conduceva i primi esperimenti di modifica genetica su un embrione umano? Difficile a dirsi. A voler credere alla sua buona fede, possiamo immaginare che pensasse di cambiare il mondo in meglio. Di migliorare la vita delle sue piccole cavie rendendole immuni all’hiv. E allo stesso tempo, di spalancare le porte a un’autentica rivoluzione genetica. In realtà, lo abbiamo visto, le cose sono andate in modo molto diverso. Criticato unanimemente dalla comunità scientifica.

Abbandonato da amici e collaboratori, ha finito per essere confinato e poi censurato dalle autorità cinesi, rivelatesi per l’occasione molto meno permissive del previsto. Da allora ormai è passato qualche mese, hanno continuato ad emergere nuove informazioni sui suoi esperimenti, e la comunità scientifica e le istituzioni internazionali hanno dovuto fare i conti con le loro conseguenze. Insomma, è tempo di un piccolo recap: ecco allora la storia del “papà” delle prime crispr babies.

 

L’annuncio di He

Tutto ha avuto inizio lo scorso anno, verso la fine di novembre. Mancano pochi giorni dall’avvio del secondo summit internazionale sull’editinggenomico, ospitato per l’occasione in Cina, ad Hong Kong. E dall’Mit Technology Review arriva uno scoop: alla conferenza saranno annunciati i risultati di un esperimento di editing genetico di embrioni umani che non è terminato nelle fasi di laboratorio, ma – in un’incredibile prima volta – avrebbe portato alla nascita di due gemelline modificate geneticamente. Passano un paio di giorni, e l’autore della ricerca conferma tutto dal palcoscenico di Hong Kong: l’esperimento è stato svolto realmente, ha riguardato il knockout di parte di un gene che dovrebbe produrre una certa resistenza all’infezione da Hiv, e le due gemelline sono già nate, e sono in perfetta salute.

I toni sono trionfalistici, ma le critiche degli esperti non si fanno attendere. Nessuno conosce i protocolli utilizzati dal ricercatore, ed è impossibile quindi commentare sulla sicurezza e l’efficacia della procedura, ma dalle poche informazioni lasciate trapelare durante il summit alcuni colleghi identificano diversi errori e leggerezze procedurali. L’attuale stato delle tecnologie, in questo caso crispr, non permette ancora di utilizzarle su embrioni umani con tanta leggerezza. E inoltre – forse l’aspetto peggiore della vicenda – la modifica genetica introdotta da He non serve a niente: nella migliore delle ipotesi renderebbe le due bambine più resistenti all’attacco di un virus, l’Hiv, contro cui esistono già strategie di prevenzione perfettamente sicure. In assenza di gravi motivi di salute, quindi, è difficile distinguere il loro ruolo da quello di semplici cavie di laboratorio.

 

Il gene incriminato

La modifica introdotta da He nelle due gemelline (in realtà sappiamo che i suoi esperimenti hanno coinvolto almeno un’altra gravidanza) riguarda un gene chiamato Ccr5, che codifica per la produzione di un recettore utilizzato dall’Hiv per penetrare all’interno dei globuli bianchi e infettarli. Una delle varianti esistenti, presente in particolare in alcuni ceppi di popolazione europea, sembra in effetti fornire una certa protezione dall’infezione perché presenta una delezione di parte del gene. E per questo – ha ragionato He – replicando la stessa mutazione nel genoma delle due bambine dovrebbero diventare immuni al virus. Il problema è che anche se fosse vero (e non ci sono prove lo sia), il ruolo di Ccr5 non si ferma qui. Come tanti altri geni, probabilmente svolge ruoli differenti in tessuti differenti dell’organismo, e in fasi diverse del suo sviluppo. La risposta del ricercatore cinese è stato annunciare un follow-up a vita per le due gemelle, per monitorare l’insorgere di qualunque problema di salute. Chi se ne occuperà? Non è dato saperlo, così come non è chiaro chi si caricherebbe il peso delle eventuali spese, o la responsabilità etiche e legali in caso di problemi.

 

Superintelligenza, ma vita breve

Quel che è certo è che dall’annuncio degli esperimenti di He la comunità scientifica ha iniziato a lavorare alacremente per comprendere meglio il ruolo che svolge Ccr5. E negli scorsi mesi sono iniziate ad arrivare diverse scoperte interessanti. Una su tutte, la variante inserita da He nel genoma delle due gemelline cinesi potrebbe averle dotate di capacità cognitivefuori dalla norma. Il ruolo di Ccr5 in relazione all’intelligenza si sospetta da tempo, visto che i portatori naturali della mutazione copiata da He tendono ad avere prestazioni scolastiche superiori alla media. Ma la conferma è arrivata appena qualche mese fa: una ricerca dell’università dellaCalifornia di Los Angeles ha infatti studiato cosa accade al cervello quando il gene viene silenziato utilizzando dei farmaci, scoprendo che aiuta a preservare le connessioni cerebrali in caso di ictus o altre lesioni, e aumenta la comunicazione tra diverse aree cerebrali. Gli esperimenti di He potrebbero quindi avere davvero qualche conseguenza positiva per le sue cavie? Può darsi, ma ora nell’ambiente scientifico cinese sembra che serpeggi un sospetto: migliorare le capacità intellettive potrebbe essere stato lo scopo del ricercatore sin dall’inizio, e la storia dell’Hiv sarebbe quindi un semplice paraocchi, per non dover ammettere di aver messo a rischio la salute delle piccole per un, ancor più spregiudicato, intervento di miglioramento genetico.

Purtroppo, inoltre, le novità non si fermano qui. Notizia di pochissimi giorni fa, infatti, è che la salute delle piccole potrebbe essere ora concretamente a rischio. Uno studio dell’università della California di Berkeley ha analizzato il profilo genetico di oltre 400mila persone con la doppia mutazione del gene introdotta nelle gemelline, concludendo che aumenta del 21% la probabilità di morire prima dei 76 anni. Il lavoro – lo ammettono i suoi stessi autori – soffre di qualche limite, e non spiega in che modo la mutazione dovrebbe concorrere ad accorciare la vita. Ma rappresenta pur sempre un indicazione chiara di quanto poco sappiamo realmente in questo campo. E rafforza l’idea che sia assolutamente prematuro lavorare a simili modifiche genetiche su esseri umani sani.

“Penso che sia davvero difficile dimostrare che un gene è incondizionatamente benefico”, commentava l’autrice April Wei su Nature all’uscita dello studio. “Anche se risolvessimo le difficoltà tecniche e le questioni etiche, possiamo davvero permetterci di modificare un gene se non sappiamo se possa avere un effetto deleterio?”.

 

Una stretta mondiale

L’opinione degli esperti, d’altronde, in questo caso è pressoché unanime: l’editing genetico di embrioni umani è prematuro, e certamente ingiustificabile a meno di concreti problemi di salute, e buone chance di risolverli. Il pericolo che qualche scienziato spregiudicato decida di seguire le orme di He però rimane pur sempre concreto. E per questo, alcuni dei più importanti genetisti del mondo hanno proposto una moratoria internazionale 

sull’utilizzo clinico dell’editing genetico di embrioni, ovuli e spermatozoi umani.

 Guadagnando presto una prima adesione importante: il parlamento americano ha appena confermato la messa al bando per tutto il 2020 di ogni trial clinico che preveda la modifica genetica di embrioni umani.

Anche sul versante cinese lo scandalo internazionale causato dagli esperimenti di He sembra aver smosso le acque. A gennaio, il governo ha deciso di rendere obbligatoria un’approvazione a livello nazionale per poter procedere con esperimenti che coinvolgano biotecnologie potenzialmente pericolose, come Crispr. E ancor più di recente, ha deciso di modificare il codice civile cinese, inserendo i geni e gli embrioni umani nella sezione relativa ai diritti umani. La conseguenza, spiegano gli esperti di diritto, è che in futuro ogni esperimento genetico su adulti e embrioni che possa metterne a rischio la salute potrà essere considerato una violazione dei diritti fondamentali della persona. E in questo modo, l’eventuale sperimentatore sarà responsabile per qualunque problema dovesse emergere. Con queste leggi – assicurano dalla Cina – gli esperimenti di He Jiankui non sarebbero mai stati possibile.

 

 

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