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7 Marzo 2019

 

Oltre l’8 marzo, un passo avanti 

 

L’8 marzo, per il terzo anno consecutivo, mostra un movimento straordinario perché diffuso ovunque, perché in grado di connettere lotte (contro i femminicidi e tutte le forme di violenza di genere, ma anche contro muri e confini, distruzione degli ecosistemi e dei cambiamenti climatici) e punti di vista, ma prima di tutto perché modellato dal Sud in senso geografico e politico. Un movimento che “sta dando speranza e una visione per un futuro migliore in un mondo decrepito”,  probabilmente il principale “freno di emergenza capace di fermare il treno capitalista che corre a tutta velocità… verso la barbarie”, scrive un gruppo di femministe (tra cui Angela Davis, Lucia Cavallero, Verónica Gago, Nuria Alabao, Cinzia Arruzza, Nancy Fraser) in un appello che invita a un passo avanti: la convocazione di riunioni transnazionali e assemblee dei movimenti

 

Per il terzo anno consecutivo la nuova ondata femminista transnazionale ha indetto una giornata di mobilitazione globale l’8 marzo: scioperi legali dal lavoro salariato – come i cinque milioni di scioperanti dell’8 marzo 2018 in Spagna e le centinaia di migliaia dello stesso anno in Argentina e l’Italia; scioperi selvaggi per le donne senza diritti e protezioni del lavoro, scioperi delle cure e del lavoro non retribuito; scioperi degli studenti, ma anche boicottaggi, marce e blocchi stradali. Per il terzo anno consecutivo, donne e queer in tutto il mondo si stanno mobilitando contro i femminicidi e tutte le forme di violenza di genere, per l’autodeterminazione fisica e l’accesso all’aborto sicuro e libero, per la parità di retribuzione a parità di lavoro, per una sessualità liberata, ma anche contro muri e confini, incarcerazione di massa, razzismo, islamofobia e antisemitismo, espropriazione delle comunità indigene e distruzione degli ecosistemi e dei cambiamenti climatici. Per il terzo anno consecutivo, il movimento femminista ci sta dando speranza e una visione per un futuro migliore in un mondo decrepito. Il nuovo movimento femminista transnazionale è modellato dal Sud, non solo in senso geografico, anche in senso politico, ed è alimentato da ogni regione in conflitto. Questo è il motivo per cui è anticolonialista, antirazzista e anticapitalista.

Viviamo in un momento di crisi generale. Questa crisi non è affatto solo economica; è anche politica ed ecologica. Ciò che è in gioco in questa crisi è il nostro futuro e le nostre vite. Le forze politiche reazionarie stanno crescendo e si presentano come la soluzione a questa crisi. Dagli Stati Uniti all’Argentina, dal Brasile all’India, all’Italia e alla Polonia, governi e partiti politici di estrema destra erigono muri e recinti di confine, attaccano i diritti e le libertà LGBTQ+, negano alle donne la loro autonomia fisica e promuovono la cultura dello stupro, tutto in nome di un ritorno ai “valori tradizionali” e alla promessa di proteggere gli interessi delle famiglie a maggioranza etnica. La loro risposta alla crisi neoliberista non è quella di affrontare le sue cause profonde, ma quella di colpire i più oppressi e sfruttati tra noi.

Nel settembre 2018, il movimento “Ele Não” ha riunito milioni di donne che hanno resistito alla candidatura di Jair Bolsonaro, che ora è diventato un simbolo mondiale per i piani di estrema destra per l’umanità e il catalizzatore per le forze reazionarie in America Latina. Le proteste si sono verificate in oltre trecento città in Brasile e in tutto il mondo. Oggi, Bolsonaro sta conducendo una guerra ai poveri, alle donne e alle comunità LGBTQ + e nere. Ha approvato una draconiana riforma della sicurezza sociale e ha allentato le leggi sul controllo delle armi. I femminicidi stanno salendo alle stelle in un paese che già nel 2018 aveva uno dei più alti numeri di femmicidi al mondo, il 70% delle donne assassinate era nero. 126 femminicidi si sono già verificati nel 2019. Il movimento femminista brasiliano sta rispondendo a questi attacchi e si prepara a mobilitarsi l’8 marzo e ancora il 14 marzo l’anniversario dell’assassinio politico di Marielle Franco, mentre stanno emergendo informazioni sui forti legami tra i figli di Bolsonaro e uno dei miliziani responsabili del suo omicidio.

Allo stesso modo, Non Una Meno in Italia è oggi l’unico movimento organizzato a rispondere alle politiche misogine e anti-immigrazione del governo di destra di Lega Nord e cinque stelle. In Argentina, le donne hanno guidato la resistenza contro le politiche neoliberiste di destra del governo di Macri. E in Cile, il movimento femminista sta combattendo contro la criminalizzazione delle lotte indigene e il sistematico sessismo di un sistema educativo molto costoso.

Il movimento femminista sta anche riscoprendo il significato della solidarietà internazionale e dell’iniziativa transnazionale. Negli ultimi mesi il movimento femminista argentino ha usato il nome evocativo di “Internazionale Femminista” per riferirsi alla pratica della solidarietà internazionale reinventata dalla nuova ondata femminista, e in un certo numero di paesi, come l’Italia, il movimento sta discutendo la necessità di incontri transnazionali per coordinare meglio, condividere opinioni, analisi ed esperienze pratiche.

Di fronte a una crisi globale di dimensioni storiche, le donne e le persone LGBTQ + stanno affrontando la sfida e inscenando una risposta globale. Dopo l’imminente 8 marzo, è giunto il momento di portare il nostro movimento un ulteriore passo avanti e convocare riunioni transnazionali e assemblee dei movimenti: per diventare il freno di emergenza capace di fermare il treno capitalista che corre a tutta velocità e facendo precipitare tutta l’umanità e il pianeta in cui viviamo, verso la barbarie.

 

Sottoscrivono

Nuria Alabao (giornalista e scrittore, Spagna)

Cinzia Arruzza (co-autrice di Femminismo per il 99%. Un manifesto)

Monica Benicio (attivista per i diritti umani e vedova di Marielle Franco, Brasile)

Tithi Bhattacharya (co-autrice di Femminismo per il 99%. Un manifesto)

Julia Cámara (Coordinadora estatal del 8 de marzo, Spagna)

Jupiara Castro (Núcleo de Consciência Negra, Brasile)

Lucia Cavallero (Ni Una Menos, Argentina)

Veronica Cruz Sanchez (attivista per i diritti umani, Messico)

Angela Y. Davis (fondatrice di Critical Resistance, US)

Marta Dillon (Ni Una Menos, Argentina)

Zillah Eisenstein (International Women’s Strike, US)

Luna Follegati (filosofa e attivista, Cile)

Nancy Fraser (co-autrice di Femminismo per il 99%. Un manifesto)

Verónica Gago (Ni Una Menos, Argentina)

Sonia Guajajara (Articulação dos Povos Indígenas do Brasil)

Kavita Krishnan (All India Progressive Women’s Association)

Andrea Medina Rosas (avvocato e attivista, Messico)

Morgane Merteuil (attivista femminista, Francia)

Tatiana Montella (Non Una di Meno, Italia)

Justa Montero (Asamblea feminista de Madrid, Spagna)

Antonia Pellegrino (scrittrice e attivista, Brasile)

Enrica Rigo (Non Una di Meno, Italia)

Paola Rudan (Non Una di Meno, Italia)

Amelinha Teles (União de Mulheres de São Paulo, Brasile)

Traduzione di Maurizio Acerbo, che ringraziamo (pubblicato anche su rifondazione.it)

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