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20 Giugno 2019

 

Il Mossad si prepara ad attaccare altre petroliere nel Golfo Persico per gettare la colpa sull’Iran

di Luciano Lago

 

Nel caso in cui Trump non decida di attaccare l’Iran, dopo l’ultimo episodio dell’abbattimento del drone USA, al culmine delle tensioni fra i due paesi, da ambienti ben informati, il Mossad è pronto a creare altre provocazioni o false flag per gettare la colpa sul Teheran e sospingere l’Amministrazione Trump a bombardare l’Iran.

 

Netanyahu è impaziente: una occasione come questa non si presenterà più così facilmente, con un presidente USA e ll suo genero (Jared Kushner) pronti soddisfare le esigenze di Israele e la flotta aeronavale USA schierata vicino al Golfo Persico.

Netanyahu è in stato d’ansia, lui vuole regolare i conti con l’Iran e togliere di mezzo il paese più forte della regione che è anche il perno dell’Asse della Resistenza, quello costituito da Siria, Libano e Iran, a cui si è unito anche l’Iraq sciita.

L’Asse della Resistenza ostacola il progetto di Netanyahu e dell’elite sionista, quello della “Grande Israele” dal Nilo all’Eufrate, sogno appoggiato anche dall’elite di potere USA, imbevuta di ideologia messianica di tipo evangelista.

Non solo questo, l’asse della resistenza ha fatto anche fallire il vecchio progetto di USA-Israele che puntava alla balcanizzazione della regione medio-orientale, in particolare della Siria e dell’Iraq per indebolire i più forti stati arabi nell’interesse di Israele, degli USA e dell’Arabia Saudita. Questo ormai lo avevano capito in parecchi e la strategia USA era quella di puntare sui gruppi jihadisti, utilizzati come truppe d’assalto mercenarie, con i salari pagati , le armi (e le droghe) dall’Arabia Saudita.

La resistenza eroica offerta dalle forze siriane e dai loro alleati, con il decisivo apporto della Russia, ha fatto naufragare tale progetto che Washington peraltro non ha mai abbandonato del tutto. Il perno di questo progetto sono i curdi e l’antagonosmo fra sunniti/salafiti con i gruppi sciiti e alawiti, fomentare l’odio e le diatribe religiose ed etniche fra le popolazioni (di cui hanno fatto le spese anche i cristiani).

Adesso si aspetta da un momento all’altro l’attacco americano o l’attacco del Mossad su altre petroliere del Golfo Persico o nel Mare di Oman, una “false flag” per far scattare la scintilla della guerra. Nel caso dell’ultimo sabotaggio, quello contro le petroliere giapponese e norvegese nel mare di Oman, i creatori di false flag non hanno avuto successo: non hanno convinto nessuno.

Tuttavia si può essere sicuri che lo faranno di nuovo, prima o poi, proprio come hanno fatto con i loro baldanzosi alleati di al Qaeda in Siria, quando questi hanno lanciato alcuni attacchi “chimici” di false flag e di questi hanno incolpato il governo di Assad e le forze siriane.

Questa attesa, alimentata dalle dichiarazioni bellicose del presidente Trump, ha seminato nervosismo e preoccupazione fra le truppe americane presenti in Iraq ed in Siria: queste temono di essere attaccate, in caso di guerra con l’Iran, da forze iraniane e di Hezbollah presenti in entrambi i paesi, in forma di rappresaglia per un attacco americano all’Iran. Questo potrebbe essere il punto debole degli USA che non possono escludere che le loro truppe diventino l’obiettivo privilegiato delle forze sciite irachene, iraniane e siriane che hanno conti da regolare con gli USA per tutti i disastri e le vittime che la superpotenza americana ha fatto in questi paesi. Non c’è famiglia siriana o irachena che non abbia almeno un fratello, un figlio o un parente ucciso per causa delle guerre americane.

Donald Trump ha molto da guadagnare personalmente con una bella guerra per distrarre i media e il pubblico dal rapporto Mueller e da tutti i suoi problemi politici. Nel suo caso, sicuramente trarrebbe beneficio da uno scenario di agitare le acque (“Wag-the-dog”) che John Bolton e i suoi amici in Medio Oriente potrebbero facilmente inventare. In effetti, due settimane fa, il guerrafondista John Bolton ha coinciso con un suo viaggio in Medio Oriente, negli Emirati Arabi Uniti, poco prima degli attacchi. Tutto è pronto quindi e le parti in commedia sono già assegnate come lo furono prima dell’attacco all’Iraq nel 2003. Allora i protagonisti erano il duo George Bush-Dick Chenney, adesso è in azione il duo Trump-Bolton.

 

Sedici anni dopo, lo stesso stratagemma sembra essere usato per iniziare un’altra guerra di aggressione illegale, questa volta contro un altro paese l’Iran. I maestri dell’inganno stanno di nuovo operando in questo. I loro agenti segreti e quelli dei loro alleati israeliani e sauditi sono in piena azione in Medio Oriente.

C’è però una differenza che forse non hanno ben calcolato, l’Iran non è l’Iraq, è un paese molto più grande con una tecnologia avanzata, armato fino ai denti, alleato della Russia, con una posizione strategica sul Golfo Persico che può bloccare in qualsiasi momento dallo stretto di Hormuz. Le conseguenze sarebbero incalcolabili.

 

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