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30 gennaio 2020

 

Il giallo dell’aereo americano caduto in Afghanistan

di Lorenzo Vita

                       

Il mistero dello schianto del Bombardier E-11A in Afghanistan diventa sempre più fitto. Le notizie che arrivano dalla provincia di Ghazni, il territorio controllato dai Talebani e dove è precipitato l’aereo dell’intelligence americana, sono molto diverse tra loro e nessuna è in grado di fornire indicazioni precise. Quello che è certo è che un aereo americano è precipitato e ci sono dei morti. Quello che invece non è certo è che ci sia fra quei morti, visto che anche in questo caso la guerra di propaganda prende il sopravvento sulle informazioni reali. Almeno fino a questo momento.

 

Subito dopo la notizia dello schianto, agenzie di informazioni afghane – in particolare vicine ai talebani – e iraniane hanno dato informazioni precise: quell’aereo era americano e non era un aereo civile. Tanto è vero che subito dopo è arrivata la rivendicazione dei guerriglieri afghani che hanno detto di aver abbattuto un aereo statunitense che seguiva la rotta Kandahar – Kabul. Dagli Stati Uniti sono arrivate prime tiepide smentite di routine, poi la conferma: l’aereo era effettivamente americano. Ma sulla dinamica dell’incidente il Pentagono non ha dato indicazioni ribadendo la necessità di indagini. La notizia intanto rimbalza dall’Afghanistan, all’Iran fino alla Russia e spunta la notizia che potrebbe cambiare definitivamente la percezione dell’incidente: su quell’aereo c’era Mike D’Andrea, una delle personalità più importanti della Cina in Medio Oriente e colui che Teheran considera il regista dietro la morte di Qasem Soleimani.

 

La notizia non è stata ovviamente confermata. Anzi, dagli Stati Uniti smentiscono categoricamente la presenza di D’Andrea su quell’aereo caduto in Afghanistan e continuano a confermare la tesi secondo cui dietro quell’aereo precipitato non ci sia alcun attacco da parte dei talebani. Tuttavia, che qualcosa sia andato storto (e molto) per il Pentagono è abbastanza evidente e l’incidente appare ancora denso di misteri. L’aereo che sorvolava la provincia di Ghazni è un mezzo sofisticato e utilizzato molto spesso sia dalle forze speciali che dagli alti ufficiali della Cia. E il fatto che caduto misteriosamente proprio in una provincia controllata dai nemici dell’America non fa credere che si tratti di un incidente. Se a questo si aggiunge che l’Iran ha fatto immediatamente girare la voce che si trattasse dell’aereo con a bordo uno degli uomini più influenti dei servizi Usa in Medio Oriente, l’idea che la vendetta di Teheran si fosse abbattuta sulla Difesa americana non sarebbe apparsa così peregrina.

 

L’abbattimento per adesso non ha ancora una interpretazione univoca. I funzionari americani hanno raggiunto dopo poche ore il luogo dello schianto andando a recuperare i cadaveri: due secondo le fonti dell’intelligence e della Difesa Usa che però non hanno rivelato l’identità dei soldati coinvolti. Uno è sicuramente il pilota: ma resta il dubbio sulla sorte di Mike D’Andrea, “Ayatollah Mike” come viene soprannominato. Gli Stati Uniti hanno fermamente smentito qualsiasi morte di alti ufficiali ma il recupero dei cadaveri, come ovvio che sia, è coperto dal segreto. Del resto quell’aereo serviva per missioni segrete: ed è chiaro che al Pentagono non abbiano alcun interesse a rivelare informazioni sul velivolo e sulla sua missione. Né tantomeno su chi fosse a bordo del Bombardier E-11, una centrale radio volante che serve per le comunicazioni nelle difficilissime missioni dei reparti speciali nelle gole afghane. Come ricorda anche Repubblica, c’è la possibilità quindi che quell’aereo fosse coinvolto in un’operazione segreta, probabilmente con utilizzo di commandos coinvolti nella cattura o nell’uccisione di alcune figure di alto spicco dei talebani.

 

Le indagini procedono. La Difesa statunitense ha smentito l’abbattimento parlando di un guasto. In effetti i guerriglieri afghani non avrebbero, secondo le ultime informazioni, tecnologia missilistica adeguata per abbattere quel tipo di aerei. E il Bombardier E-11 non è certo un aereo facile da colpire vista la delicatezza delle sue missioni. Qualora i talebani avessero realmente abbattuto l’aereo, allora sarebbe chiaro il coinvolgimento di una potenza straniera in grado di fornire i ribelli di missili sofisticati. Inoltre, le foto scattate sul luogo dell’incidente mostrano il velivolo incendiato e distrutto, ma non i motori distrutti: il missile avrebbe colpito molto probabilmente le fonti di calore. Tutto farebbe pensare effettivamente a un incidente, anche perché finora gli insorti non hanno mai abbattuto un aereo americano. Ma da molte settimane circolano ipotesi notizie sul fatto che l’arsenale talebano si sia arricchito di un nuovo “parco missili”. Il fatto che la notizia sia stata rimbalzata da media iraniani e russi potrebbe essere il segnale di una guerra di propaganda o anche del coinvolgimento di alcuni nemici degli Stati Uniti. E la notizia, a pochi giorni di distanza, di un aereo C-27 Spartan scomparso dai radar in Iraq fa temere che dietro questi velivoli scomparsi ci sia qualcosa di diverso. Le indagini continuano ma per il Pentagono serve fare immediatamente luce prima che l’incubo di talebani con armi avanzate possa minare i negoziati di pace.

 

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