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1 Maggio 2020

 

Coronacrazia

di Zory Petzova

 

Nulla è come sembra, e nel flusso turbolento dell’informazione ogni pensiero muta nel contrario di se stesso. Al netto di ogni dogmatismo, opinione interessata o propaganda in mala fede, la verità è la narrazione della realtà percepita secondo il punto di vista soggettivo, per cui non c’è nulla di sbagliato nel cambiare ogni tanto la propria visuale, perché basterebbe riposizionarsi, e forse cercare nel quadro i nessi meno ovvi, per vedere gli stessi elementi carichi di nuovi significati.

A titolo di battuta, anche se il nuovo coronavirus non esistesse, si sarebbe dovuto inventare, perché in poche settimane ha creato la “Tempesta Perfetta”,  di cui tutto il Sistema globale spasmodicamente avvertiva il bisogno. Forse per darsi nuove regole, o accelerare verso un nuovo Ordine, essendo quello attuale insostenibilmente teso fra ansiose forze e configurazioni-ideologiche e geo-economiche, che vogliono uscire allo scoperto, senza più la facciata di cortesia.

Alcuni hanno parlato di un nuovo 11 di Settembre fatto con altri mezzi e con altra locazione, avendo ben presente cosa sia stato realmente l’11/9.

A caldo delle prime notizie dell’evento epidemico in Cina, si è subito pensato, associando fatti e modelli storici analoghi, che questo potesse essere un atto deliberato da parte dell’Occidente per poter mettere un limite all’espansione dell’economia cinese alla conquista del mondo, invece attualmente, a freddo delle analisi successive, si potrebbe ipotizzare una “sottile” complicità a monte fra il Governo cinese e alcuni esponenti di primo ordine della Oms (avendo quest’ultima laboratori di ricerca sul territorio di Wuhan) per realizzare, attraverso una pandemia controllata, il passaggio globale a un livello successivo e meno velato di controllo di massa, uno scenario in cui il Governo cinese si rivelerebbe molto utile sia come modello empirico del potere centralizzato e autoritario, sia perché promotore, e quindi complice, del trattamento sanitario di massa ad opera delle multinazionali della farmacologia, presentate “non ufficialmente” dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Detto in altre parole, la provvisoria “Coronacrazia” avrebbe dovuto servire per creare le legittime premesse per l’imposizione definitiva e incontrastabile della Tecnocrazia globale guidata da finanza e multinazionali private, e sostenuta dallo Stato cinese che di quel modello di dittatura tecnocratica, con forti controlli e limitazioni di diritti e libertà fondamentali, ne è addirittura il pioniere mondiale. Non ci sarebbe nulla di scandaloso in una tesi del genere, anzi, essa è sostenuta da tutto il quadro economico degli ultimi decenni.

In modo miope l’opinione pubblica continua a considerare il Sistema del capitalismo finanziario globale in antitesi con lo Stato centralizzato e assolutista cinese, solo perché l’unico partito al suo comando porta ancora il nome “comunista”, quando invece l’impatto negativo della Globalizzazione, che i ceti lavorativi di tutte le nazioni occidentali hanno drammaticamente subìto, è dovuto proprio alla sinergia fra queste due forze, solo in apparenza antitetiche.

Non bisogna dimenticare che il peculiare e sorprendente boom economico che ha contraddistinto il modello cinese negli ultimi 30 anni era basato (e tuttora lo è) sulla cooperazione con corporazioni e imprese private occidentali (per la maggioranza statunitensi) che hanno trasferito il loro know how tecno-scientifico e produttivo sul territorio cinese, che a sua volta ha offerto mano d’opera a basso costo e infrastrutture mastodontiche e moderne.

Quindi la Globalizzazione come crescita economica off limits nasce dalla sinergia fra i capitali corporativi occidentali e le solide strutture burocratiche e industriali cinesi, sinergia potente e prodigiosa che genera enormi profitti, divisi fra le multinazionali e lo Stato cinese, il quale grazie a questa cooperazione accumula trilioni di dollari (45% del proprio Pil) ogni anno.

Fino ad arrivare progressivamente alla fase successiva della “favola”, in cui le autorità cinesi compiano un salto di qualità, non nascondendo più le proprie ambizioni di protagonismo geo-economico, dando prova anche delle loro già note attitudini allo spionaggio industriale.

In questa delicata fase, però, nel 2016 subentra la non prevista e allarmante, per l’establishment mondialista, elezione di Donald Trump, che dimostra fin da subito di non voler assecondare l’espansione economica della Cina, deleteria per gli assetti sociali interni, e ancora meno la sua pericolosa penetrazione tecnologica nelle strutture governative statunitensi (lo scandalo Huawei). Per cui, considerando che la suddetta sinergia globalista era prontamente sostenuta dai governi precedenti (oltre tutto quelli democratici), l’operato di Trump – estraneo ideologicamente al mondialismo e deciso verso misure di contenimento e di protezionismo nazionale -, non dovrebbe essere risultato tanto gradito a Xi Jinping, suscettibile ad ogni piccolo screzio.

Un elemento importante a sostegno di questa tesi è il Rapporto sulla simulazione dell’Evento201, organizzato nell’Ottobre 2019 dalla fondazione di Bill Gates presso la John Hopkins (Bloomberg) School of Public Health (NY), nel quale rapporto (Executive summary) viene detto esplicitamente che si tratterebbe di “un patogeno di alto impatto respiratorio di origine naturale o di accidentale o intenzionale rilascio (accidental or deliberete release)”, per cui, alla luce dell’Evento reale, succeduto qualche mese dopo a Wuhan, non dovrebbe destare alcun scandalo l’ipotesi di diffusione deliberata.

Ma mentre a primo giudizio questo atto intenzionale poteva essere attribuito al governo Trump, successivamente si è appresa la totale estraneità di quest’ultimo all’Evento reale di Wuhan, della quale “eventualità” sicuramente non era stato previamente informato, anzi addirittura si è visto prontamente attaccato e accusato dai leader democratici di non saper gestire l’emergenza scoppiata per copione anche negli Usa (è più che chiaro che, in vista delle prossime elezioni, questa pandemia non porterà benefici elettorali a Trump, ma forse agli avversari che lo accusano di inadeguatezza, atteggiamento che è stato attribuito dalla miope opinione pubblica anche al suo alleato Boris Johnson).

Ma tornando all’Evento201, esso si rivela curioso per una serie di previsioni profetiche, fra cui quella di un forte impulso iniziale da parte di tutte le Banche centrali dei paesi colpiti di emettere liquidità (ingenuamente inaugurato da noi come ritorno alla sovranità nazionale), che successivamente si sarebbe tradotto in un catalizzatore delle gravi lacune dei sistemi pubblici e della sanità pubblica, della mancanza di coordinamento fra i diversi stati, nonché dell’instabilità dei governi più deboli (da intendere delle istituzioni democratiche), premesse che, in una seconda fase, avrebbero favorito il passaggio verso un Governo costituito da organismi sovranazionali, il quale avrà come priorità lo sviluppo e l’applicazione della scienza, senza inutili tentennamenti in caso di epidemie su larga scala.

Una cosa curiosa è che il Rapporto (al capitolo di Comunicazione in tempo di pandemia) prevede anche che la proliferazione di “messaggi disinformativi” da parte di web e social sia auspicabilmente censurata, o che addirittura i governi nazionali possano interrompere per un tempo indeterminato la rete per salvaguardare la “purezza” dell’informazione dei media storici, come tv e stampa.

Quindi rischiamo seriamente di non avere solo una serie di azzeccate previsioni, ma la palese esecuzione di un protocollo implicito alla simulazione di ottobre, una specie di nefasto Reality show, cui tutti siamo stati degli inermi spettatori, o vittime. E’ molto eloquente nel suo significato – sia simbolico che concreto -, anche l’annunciato ai quattro venti gesto di solidarietà del valore di 10 mln di $ da parte di Bill Gates e omonima fondazione verso la presidenza cinese, con i rispettivi stucchevoli ringraziamenti da parte del beneficiario.

 

Nel bel mezzo della psicosi collettiva, un altro elemento che rende credibile l’ipotesi della “Agenda comune” fra l’establishment mondialista e lo Stato cinese è quella concertazione di propaganda mainstream, cui abbiamo assistito negli ultimi giorni (di cui fa parte a pieno titolo il filantropo “dei vaccini per tutti”), che elogia senza velatura l’efficienza dell’azione cinese contro l’epidemia e promuove il suo modello – rigido e repressivo – di contenimento del contagio, come se si volesse insinuare nell’inconscio di massa che la dittatura è il modello di governo più adatto per un futuro che sarà pervaso da simili episodi di emergenza (di fatto, il Governo italiano si è distinto molto bene nelle prove generali).

Proprio per questo l’opinione pubblica italiana è colma di ammirazione verso il modello cinese anche per gli aiuti ricevuti dalla Cina (che poi si sono rivelati vendite a prezzo di favore), e nonostante anche altri paesi, come Cuba e Russia, abbiano donato aiuti preziosi e gratuiti, il tempismo di Xi Jinping è stato vincente perché aveva già catalizzato la narrazione della solidarietà cinese. In realtà non si tratta di solidarietà, ma di un atto di ordinaria lealtà negoziale, essendo la Cina il produttore esclusivo di quasi tutti i materiali sanitari – mascherine, kit di rilevamento, respiratori, antibiotici – necessari per la lotta contro l’epidemia. Nel frattempo, la Cina non ha tardato di dare il suo “aiuto” anche ad altri paesi europei come Grecia, Spagna, Francia, Repubblica Ceca, accreditandosi in modo concreto la leadership internazionale che ha sempre sognato.

Anche al netto di sottili osservazioni e ipotetiche idee, basterebbe semplicemente aprire gli occhi per vedere chi sta traendo utilità da questo stato di emergenza globale. Senz’altro i media mainstream, che hanno recuperato la loro preminenza, non tardando a demonizzare la rete (gratificando ulteriormente il modello cinese dove la rete è censurata), ma non bisogna dimenticare che ai media non interessa illuminarci sulla conoscenza dei fatti, ma attirare l’attenzione e vendere le notizie, e perché no anche crearle, o falsificarle.

L’isolamento di quarantena conferma il vantaggio dei lavori via web e quelli convertibili sul web, lavori che non rischiano di subire un danno economico, così come favorisce gli acquisti on line e i rispettivi servizi di consegna, che consolidano in modo definitivo la primaria importanza di tutto il settore tecnologico, così come quello delle multinazionali della vendita on line. L’altro immancabile beneficiario sono i grandi hedge fund e le banche d’investimento speculative che hanno realizzato dei profitti miliardari dalle scommesse sulla pandemia (che l’Oms avrebbe dovuto dichiarare entro la fine di marzo 2020), nonché dal crollo dei mercati azionari che ha favorito i grossi squali del capitale virtuale (fra cui anche alcuni stati) nell’acquisto di titoli e attività a prezzi stracciati, causando il fallimento dei piccoli azionisti che sono stati letteralmente inghiottiti.

Ovviamente il protagonista per eccellenza della scena emergenziale, anche perché ritenuto un’entità salvifica, è la Big Pharma con tutte le sue ramificazioni e legittime rappresentanze, luminari e professoroni di fama, che pervadono i media e si rendono rassicuranti alla guida delle scelte politiche, facendo sperare nel tempestivo e inutile vaccino che frutterà miliardi. Sicuramente da questa situazione ne escono vincitori senza alcun contenzioso le multinazionali del 5G che in questo periodo, approfittando dell’assenza di curiosi viandanti, intensificano il montaggio delle loro installazioni. Ma sull’alto della scena globale sta lui, l’incontrastabile Xi, forse impaziente di mostrare il veloce recupero di questo breve stand by, avanzando verso nuovi traguardi economici, oltre tutto verso modalità di potere sempre più repressive, e collaborando in modo del tutto insospettabile alla demolizione politica di Trump.

 

Ma forse non tutto andrà come sembra.

 

Zory Petzova

01.05.2020

Zory Petzova, di origini bulgare, si considera un’emigrata del comunismo, anche se è venuta in Italia un po’ dopo il suo crollo, nel ’93. Laureata in Scienze Politiche, lavora nel settore dell’economia reale, commercio e arredamento.

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