https://www.libreidee.org/

24/9/20

 

Recovery-Conte: tutti prigionieri, via il cash e 5G dal cielo

 

«Abbiamo trovato e analizzato il documento che contiene le linee-guida del governo su come utilizzare i soldi del Recovery Fund», annuncia Massimo Mazzucco (nella foto), su “Contro Tv“. Scopriamo così che i nostri stessi soldi verranno, fra le altre cose, utilizzati per «facilitare la transizione verso una cashless community» (cioè: abolizione del contante), e soprattutto per «potenziare i sistemi di video-sorveglianza sui cittadini». Non solo: i soldi in arrivo dall’Ue sarebbero impiegati per «mettere in orbita una costellazione di satelliti 5G» (senza alcuna garanzia per la nostra salute, aggiunge Mazzucco). Si va verso un regime di polizia sanitaria permanente: il Recovery verrebbe usato per «realizzare la schedatura sanitaria dei cittadini». L’esecutivo dell’ex “avvocato del popolo” intendere «studiare differenti stili di vita delle persone», e ovviamente «impostare politiche di prevenzione, quando la gente dovesse decidere di non seguirli». Il governo Conte propone inoltre di «potenziare il contrasto alle “fake news”» (ovvero, secondo Mazzucco, «regalare altri soldi ai delatori di regime»). E c’è anche un miliardo di euro per il Vaticano: «Noi abbiamo le scuole che crollano, però diamo un miliardo alla Chiesa per rimettere a posto le sue strutture».

 

Sono 557 i progetti finanziabili dal Recovery Fund: ne parla il blog “Luogo Comune“, curato da Mazzucco, sulla base delle anticipazioni fornite dal “Corriere della Sera” il 17 settembre. Un pacchetto da 80 miliardi di sussidi a fondo perduto («di tasse anche nostre, già versate») e 120 miliardi di prestiti «che andranno restituiti nel resto del corso della nostra vita». Come è stato proposto di spendere questi soldi, dal governo il cui premier assicura di non lavorare affatto “col favore delle tenebre”?  L’elenco è molto lungo: 28 pagine e 557 progetti. “Luogo Comune” mette a fuoco quelli più eclatanti. «Sebbene ci siano anche progetti di rilancio, propri di una fase post-pandemica – scrive Riccardo Pizzirani, su “Luogo Comune” – la maggior parte dei progetti infatti si potrebbe catalogare in una di queste due categorie: progetti inquietanti, e progetti di sperpero». Quelli “inquietanti” sono davvero tali. Il primo è il cosiddetto “Piano Italia Cashless”. Ammontare: 10 miliardi di euro. Durata: 3 anni. Tema: realizzare «un piano nazionale avente l’obiettivo di accompagnare la transizione verso una “cashless community”».

 

 Lo si vorrebbe attuare «attraverso meccanismi di incentivo all’utilizzo di mezzi di pagamento elettronici, sia per i consumatori che per gli esercenti», collegandosi all’infrastruttura digitale per le certificazioni fiscali (fatture elettroniche e corrispettivi telematici), «favorendo la precompilazione delle dichiarazioni fiscali e la pre-determinazione dei versamenti dovuti». La digitalizzazione dei pagamenti, secondo il documento, comporta anche «effetti benefici in termini di sicurezza (meno contante, meno reati socialmente odiosi)», in termini di igiene («particolarmente rilevante in questa fase»), e di lotta all’evasione fiscale, al netto di «investimenti per aumentare il livello di sicurezza cibernetica». Osserva Pizzirani: salta all’occhio il fatto che una “rivoluzione” così fondamentale per la nostra società venga proposta in questo modo, cioè “sottobanco”. Silenzio assoluto sugli svantaggi: per esempio, il costo esorbitante (10 miliardi) e le commissioni che saranno da pagare alle banche. A monte, una colossale ipocrisia: la grande evasione fiscale «è compiuta dai grossi gruppi economici ed industriali, e quindi non sarebbe minimamente intaccata da questa norma». Domanda: «Possiamo chiedere chi ha dato il mandato politico al governo Pd-M5S di trasformare la società italiana abolendo interamente il contante?».

 

Altro capitolo allarmante, la “vigilanza cibernetica per edifici pubblici ed aree sensibili”. Costo: 200 milioni. «Numerose aziende italiane si occupano di ricerca, sviluppo e produzione industriale in ambito Computer Vision tramite Deep Learning», è la premessa. «Le tecnologie Deep Learning italiane possono risolvere alcune criticità del paese», acrescere la sicurezza nelle strade intercettando «pacchi sospetti, automezzi in aree pedonali, persone che litigano, persone che impugnano armi da fuoco, persone con passamontagna». E soprattutto, «possono essere anche molto utili in periodo Covid-19 perché possono segnalare persone troppo vicine tra loro, assembramenti, ingresso in edifici di persone senza mascherina». Traduce “Luogo Comune”: «Questi 200 milioni verrebbero spesi per potenziare i sistemi di videosorveglianza: avremo quindi sistemi informatici di intelligenza artificiale che tracciano costantemente stadi, cinema, piazze, parchi, e che lanciano allarmi automatizzati se ci sono persone giudicate troppo vicine tra loro, assembramenti, nonché l’ingresso in edifici di persone senza mascherina».

 

In altre parole, è l’isolamento sociale che diventa permanente: «O pensano di tenere in piedi le norme di distanziamento sociale e delle mascherine per anni, e allora avremo il tempo di impostare e realizzare questo progetto; oppure si vuole potenziare la videosorveglianza pervasiva e costante della cittadinanza e quello delle norme Covid-19 è solo una scusa. Scegliete voi quello che fa meno ribrezzo». Costa invece “solo” 170 milioni di euro il progetto “5G Space Based”, letteralmente: “Costellazione satelliti bassa latenza per garantire banda larga”. Nel giro di un anno, Conte e colleghi contano di realizzare una “costellazione modulare” di satelliti (3 famiglie di 12 esemplari ciascuna) al fine di garantire capacità 5G a banda larga (e bassa latenza) con «copertura del territorio nazionale, europeo e globale». Motivazione ufficiale: la difesa. Ragiona Pizzirani: sarebbero 170 milioni per realizzare entro un anno 36 satelliti 5G da mettere in orbita per irradiare l’intero territorio nazionale, «con buona pace del principio di precauzione che non viene valutato nemmeno per il 5G terrestre, e con una bella pietra tombale per tutte le discussioni intentate dal comitato dei 500 comuni anti-5G: spiacenti, il Comune non ha competenza sullo spazio sopra di esso».

 

Densissimo il capito sanità, trasformato anch’esso in vigilanza e controllo. Il progetto 156, realizzabile in 5 anni al costo di un miliardo e mezzo, parla di “Evoluzione del Fascicolo Sanitario Elettronico e potenziamento della capacità di raccolta, elaborazione e analisi delle informazioni relative al cittadino”. Promette di «favorire la digitalizzazione documentale, secondo standard europei, l’armonizzazione e l’estrazione dei dati; facilitare informazione e accesso al Fse e la sua completa alimentazione; potenziare i sistemi di protezione per la consultazione sicura; realizzare una App per la raccolta di dati clinici individuali in autocontribuzione del cittadino; potenziare la capacità regionale di raccolta, analisi e interoperabilità dei dati». Commenta Pizzirani: «Ecco qui un bel progetto da un miliardo e mezzo che scopre l’ennesimo altarino della App Immuni, e che la porta ad essere un sistema non limitato al Covid-19, ma tramite il quale il cittadino può inserire, ed informare lo Stato, di tutti i suoi dati clinici. In libera autocontribuzione, s’intende, cioè con il solito ricatto già usato più volte: “O lo fai di tua liberissima scelta, oppure a questo servizio pubblico tu non puoi aderire”».

 

Della stessa famiglia il progetto numero 157, “Governance del dato e modelli predittivi” (140 milioni, in 5 anni). Obiettivi: «Potenziamento di strumenti e capacità previsionali e simulative attraverso strumenti di business intelligence; potenziamento di strumenti di analisi per la definizione di politiche di prevenzione e governo degli stili di vita attraverso la definzione di un modello di riferimento; potenziamento delle capacità tecniche e digitali del Ministero della Salute, anche mediante supporto consulenziale strategico e operativo». Con questo progetto, annota “Luogo Comune”, stiamo autorizzando e finanziando il ministero della salute «a studiare i differenti stili di vita delle persone», ovvero a «definire quali sono gli stili di vita di riferimento», e quindi «a impostare politiche di prevenzione quando la gente dovesse decidere di non seguirli». Qui, aggiunge Pizzirani, «la speranza è francamente di aver capito male». George Orwell? Un dilettante. Ed è pienamente orwelliano anche il progetto 154, targato “Trasparenza delle informazioni per il cittadino in logica opendata”. Costo: 9 milioni e 600.000 euro, spendibili in 6 anni. Missione: «Potenziare la comunicazione istituzionale attraverso la promozione della corretta informazione orientata all’utente, il contrasto alle fake news, la promozione del diritto alla salute e l’innovazione digitale in sanità; promuovere la cultura della trasparenza e dell’accountability attraverso i dati sanitari aperti e valorizzare le pratiche di riuso dei dati».

 

Annota Pizzirani: «Ci volevano, altri 10 milioni di euro a debunker e ad informatori istituzionali! Con la potenziale minaccia di questa fantomatica “accountability attraverso i dati sanitari aperti”, sinistramente affine al famoso tormentone dei pro-vax “se scegli di non vaccinarti allora se vai in ospedale devi pagarti le spese mediche”. Anche qui, la speranza è francamente di aver capito male». L’altro insieme di progetti, quelli che “Luogo Comune” definisce “di sperpero” e che ri riserva di analizzare più a fondo, «realizza il più classico magna-magna all’italiana, anche con interventi che sono spudoratamente incompatibili con la crisi Covid-19». Esempi: 100 milioni per la formazione al ministero della difesa, 55 milioni alla Sogei per studiare come cambiare il modo di lavorare dei dipendenti, 4 miliardi per i dottorati industriali per la transizione “verde” e digitale, 4,5 miliardi per mettere “in cloud” i dati delle pubbliche amministrazioni. «Ma anche piccole cose, come spendere 11 milioni per l’acquisto di computer all-in-one nelle ambasciate, con la scusa che hanno casse audio e webcam integrata». In altre parole: «Buon appetito, a tutti gli interessati. Nessuna paura, paga Pantalone».


Vedi anche:

 

Recovery frode?

di Riccardo Pizzirani

 

Questa mattina è stato rilasciato sul Corriere della Sera l’elenco in bozza dei 557 progetti finanziati dal Recovery Fund del Covid-19. Si tratta dell’accordo che il Governo italiano ha attivato nei confronti dell’Unione Europea e che ha sostituito il MES, sostanzialmente identico, ma con un nome ormai ampiamente squalificato.


Recovery fund, tutti i 557 progetti: ecco il documento integrale

 

top